E le Stelle stanno a guardare
Avviso ai naviganti: è tornato il centrodestra. E sì, perché al termine del lustro parlamentare renzian-grillesco, l’elettorato italiano ha scelto di (ri)affidarsi alla versione contemporanea del Polo della libertà, battezzato da Silvio Berlusconi all’alba della Seconda Repubblica e ben vivo anche nella Terza. Ecco perché il voto amministrativo dell’11 giugno ha acceso molte spie d’allarme dentro il Partito democratico e (soprattutto) i 5 Stelle. La prima è per un elemento fondamentale rivelato dalle urne: vincono i partiti che si coalizzano.
Un fatto ancor più decisivo davanti al
Consultellum, la legge elettorale che - come tutto lascia prevedere - regolerà le prossime Politiche, cioè un sistema elettorale proporzionale, con soglie di sbarramento pari al 2 per cento per i partiti coalizzati e del 4 per quelli non coalizzati. La miscela tra i risultati delle amministrative e il Consultellum sta ora inducendo i leader a sovvertire o modificare le loro strategie in vista del voto nazionale. Matteo Renzi, per esempio, da sempre sostenitore della presunta «vocazione maggioritaria» del Pd, sta rapidamente venendo a più miti consigli. Non a caso il segretario dem ha riaperto porte (e portoni) al Campo democratico di uno scettico (verso l’ex premier) Giuliano Pisapia, considerato il federatore della babele di sigle che affollano la sinistra-sinistra. Infatti, l’analisi dei flussi elettorali dimostra che il Partito democratico è stato scelto più o meno dagli stessi italiani «innamorati» del renzismo, che tuttavia non risulta attraente né per gli elettori consolidati di centrodestra né per quelli di sinistra.
«Renzi ha tirato un sospiro di sollievo. Chissà perché...», sentenzia Peppino Caldarola, già direttore dell’Unità, ora editorialista di Lettera 43. «È riuscito solo a stare in tutti i ballottaggi. È arrivato secondo. Ma il dato storico resta: l’ex premier è senza strategia e senza appeal. Da solo non va da alcuna parte». Ecco spiegato perché Renzi cerca Pisapia: dopo aver rotto con il centro guidato da Angelino Alfano, per competere davvero per Palazzo Chigi, ha un disperato bisogno di recuperare voti ulteriori da qualche parte. E può rivolgersi soltanto a sinistra poiché il tentativo renziano di sedurre l’elettorato grillino pare sterile. Secondo gli stessi flussi elettorali, invece, molti elettori pentastellati di passaggio sono tornati a votare per il centrodestra che, unito, vincerebbe anche le elezioni politiche, a patto di superare le divisioni tra la Forza Italia di Berlusconi e la Lega di Matteo Salvini (e la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, sta lavorando in questa direzione).
Intanto, però, la vera notizia delle amministrative è che il Polo azzurro-leghista è tornato a sedurre gli italiani. Perché? «La rendita derivante dall’insoddisfazione e dalla protesta sta diminuendo. È un trend che nell’ultimo anno riscontriamo in diverse elezioni in tutta Europa e che anche i 5 stelle stanno pagando». L’analisi di Orazio Lanza, docente di Scienza politica all’università di Catania, è chiarissima. Proprio nelle debolezze dei grillini si è infilato il centrodestra. Finché c’è da protestare, sono dei fuoriclasse. Tuttavia, ai pentastellati è mancato (e manca ancora) il passaggio successivo: una qualche dimostrazione di capacità a risolvere i problemi, persino quelli interni al movimento. A ogni inciampo, segue infatti sempre una buona dose di veleni, con Grillo costretto a tentare di trovare la quadra tra «governativi» (Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista) e «ortodossi» (Roberto Fico, Paola Taverna).
Poi c’è il partner di Grillo, ovvero Davide
Casaleggio, che pubblicamente s’intromette pochissimo ma in privato pesa, eccome se pesa. Il suo
pensiero è trasferibile da quello di Max Bugani, per due volte candidato a sindaco di Bologna e braccio operativo di Casaleggio. Da Radio Città del Capo ha usato parole nette: «Visto che si avvicinano le elezioni politiche dobbiamo riflettere sulla regola del doppio mandato. Quel vincolo ha fatto da freno». Perché mai? Prendiamo la vicenda di Mira (Venezia). Qui il sindaco uscente, Alvise Maniero, ha scelto di non ricandidarsi per lasciarsi aperte le porte del parlamento al prossimo giro. Risultato: comune perso dal M5s (la candidata Elisa Bennato è arrivata terza) a vantaggio di centrodestra e Pd, in gara al ballottaggio. Non solo. Anche molti potenziali ricandidati a consiglieri comunali hanno rinunciato per tentare la strada dell’elezione a seggi più prestigiosi. Insomma, nonostante Grillo neghi, è possibile, se non addirittura probabile, che crolli un altro dogma del movimento. Dopo le deroghe sulle retribuzioni di consiglieri regionali, superata la fase delle riunioni in streaming, il movimento potrebbe lasciare agli iscritti la possibilità di candidarsi più di due volte.
Fin qui i fatti «interni». Quanto alla strategia per le prossime Politiche, al netto della propaganda pubblica, Grillo intende tirare il freno sulle elezioni anticipate. Ha bisogno di tempo per rilanciare il tema dell’indignazione contro i partiti tradizionali. E le occasioni che gli si prospettano sono tantissime: dalla costituzione della commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche (vero tallone d’Achille di Renzi e Maria Elena Boschi) alla maturazione delle pensioni agevolate (che lui chiama vitalizi) per deputati e senatori in carica, alla legge di Bilancio che si annuncia «lacrime e sangue»; una legge che, in assenza di elezioni anticipate, verrebbe presentata in autunno, va da sé, dal governo a guida Pd.
Nel frattempo, alla Casaleggio associati
hanno studiato una clamorosa ipotesi: aprire alla possibilità di alleanze elettorali. Gli strateghi pentastellati hanno infatti cristallizzato il concetto che l’isolamento è una condanna all’irrilevanza. Attenzione, tuttavia: vorrebbero accordi non con partiti bensì con associazioni di grande popolarità (per dirne una, Greenpeace), capaci di spostare in teoria centinaia di migliaia di voti. Ma sarà dura chiedere ad associazioni apartitiche di presentare liste elettorali. Per questo l’idea è stata subito occultata. Almeno per il momento.