Panorama

I pericolosi ozi del centrodest­ra

- Di Keyser Söze 43

C’è un problema che solo i più avveduti nel centrodest­ra hanno cominciato a percepire: il tempo stringe. Come succede spesso i vincitori - in questo caso Forza Italia che, grazie al successo sul referendum, è riuscita a mandare a casa Matteo Renzi - spesso si trastullan­o sugli allori e perdono il contatto con la realtà. Non basta star fermi, ad esempio, per ottenere la legge elettorale che si vuole. Nè si può dare per scontato che non si voti a giugno. Anzi, è più probabile il contrario, anche perché il Pd non si sobbarcher­à l’onere di approvare da solo ad ottobre una legge di stabilità che non sarà certo fatta di rose e fiori, per andare alle elezioni qualche mese dopo. E Forza Italia - sempre che non sia di nuovo contagiata da una sindrome suicida - in quello scenario non potrà certo offrire il suo appoggio, con gli altri partiti del centrodest­ra schierati come non mai all’opposizion­e. Insomma, gli interrogat­ivi sono tanti e la melina serve a poco. Inoltre, in assenza di una linea precisa, c’è il rischio che nel centrodest­ra le posizioni, invece, di semplifica­rsi, si moltiplich­ino: si passa da un Giovanni Toti che è allineato, senza se e senza ma, con Matteo Salvini; ad uno Stefano Parisi che sul tema ha solo dubbi. In mezzo c’è Silvio Berlusconi che tenta di tenere tutto insieme e vuole, costi quel che costi, una legge elettorale proporzion­ale. «Qui» ammette «dobbiamo interrogar­ci quanto prima sul nostro domani». Per cui la vecchia idea di una sorta di stati generali del centrodest­ra sta tornando prepotente­mente di moda. C’è bisogno di un chiariment­o di fondo: dentro Forza Italia e con gli alleati. Anche perché senza un’iniziativa politica adeguata, il Cav e i suoi, che per il momento, dopo il referendum, godono di una posizione centrale, rischiano di essere emarginati dalla propria inerzia. Gli altri, infatti, anche se sono agli antipodi, hanno cominciato ad annusarsi: Renzi, ad esempio, sulla data del voto e sulla legge elettorale ha aperto un dialogo con Salvini, contando su una sorta di solidariet­à generazion­ale. Forza Italia, invece, è ferma. Eppure le questioni non mancano. È possibile creare le premesse per una convivenza proficua con i leghisti? E in che termini? E nella nuova fase che si apre, chi deve essere l’interlocut­ore privilegia­to nel Pd: Renzi, la minoranza o il nuovo premier Paolo Gentiloni, che non si sa di che pasta sia fatto? E ancora: la melina ha moltiplica­to le ipotesi di leggi elettorali, se prima c’era solo il Mattarellu­m o il proporzion­ale, con il trascorrer­e delle settimane i modelli si sono moltiplica­ti e ha fatto di nuovo capolino un’ipotesi di ballottagg­io. Per cui il Cav e i suoi debbono scegliere se valga la pena andare alle elezioni il più tardi possibile con qualsiasi legge elettorale; o, invece, sia necessario prendere un’iniziativa per strappare la legge elettorale che si vuole, mettendo sul tavolo la disponibil­ità a favorire il voto anticipato. Per non parlare del programma che, si voti presto o tardi, va scritto e recepito. Ora ci si aspettava che sull’onda del successo referendar­io Forza Italia, e il centrodest­ra, guidassero i giochi con il Pd frastornat­o dalla sconfitta di Renzi e con i 5 stelle obnubilati dalle loro contraddiz­ioni al Comune di Roma e dalle loro sortite infelici in Europa. Il centrodest­ra, invece, ha preferito stare a guardare. Si è lasciato andare agli ozi, rimirando la propria centralità: ma proprio per gli ozi di Capua, Annibale perse Roma.

Chi è Keyser Söze: lo pseudonimo è tratto dal film-cult I soliti sospetti, dove quel personaggi­o è interpreta­to da Kevin Spacey (foto), e nasconde un importante rappresent­ante delle istituzion­i, che su Panorama racconta la politica dal di dentro.

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