I pericolosi ozi del centrodestra
C’è un problema che solo i più avveduti nel centrodestra hanno cominciato a percepire: il tempo stringe. Come succede spesso i vincitori - in questo caso Forza Italia che, grazie al successo sul referendum, è riuscita a mandare a casa Matteo Renzi - spesso si trastullano sugli allori e perdono il contatto con la realtà. Non basta star fermi, ad esempio, per ottenere la legge elettorale che si vuole. Nè si può dare per scontato che non si voti a giugno. Anzi, è più probabile il contrario, anche perché il Pd non si sobbarcherà l’onere di approvare da solo ad ottobre una legge di stabilità che non sarà certo fatta di rose e fiori, per andare alle elezioni qualche mese dopo. E Forza Italia - sempre che non sia di nuovo contagiata da una sindrome suicida - in quello scenario non potrà certo offrire il suo appoggio, con gli altri partiti del centrodestra schierati come non mai all’opposizione. Insomma, gli interrogativi sono tanti e la melina serve a poco. Inoltre, in assenza di una linea precisa, c’è il rischio che nel centrodestra le posizioni, invece, di semplificarsi, si moltiplichino: si passa da un Giovanni Toti che è allineato, senza se e senza ma, con Matteo Salvini; ad uno Stefano Parisi che sul tema ha solo dubbi. In mezzo c’è Silvio Berlusconi che tenta di tenere tutto insieme e vuole, costi quel che costi, una legge elettorale proporzionale. «Qui» ammette «dobbiamo interrogarci quanto prima sul nostro domani». Per cui la vecchia idea di una sorta di stati generali del centrodestra sta tornando prepotentemente di moda. C’è bisogno di un chiarimento di fondo: dentro Forza Italia e con gli alleati. Anche perché senza un’iniziativa politica adeguata, il Cav e i suoi, che per il momento, dopo il referendum, godono di una posizione centrale, rischiano di essere emarginati dalla propria inerzia. Gli altri, infatti, anche se sono agli antipodi, hanno cominciato ad annusarsi: Renzi, ad esempio, sulla data del voto e sulla legge elettorale ha aperto un dialogo con Salvini, contando su una sorta di solidarietà generazionale. Forza Italia, invece, è ferma. Eppure le questioni non mancano. È possibile creare le premesse per una convivenza proficua con i leghisti? E in che termini? E nella nuova fase che si apre, chi deve essere l’interlocutore privilegiato nel Pd: Renzi, la minoranza o il nuovo premier Paolo Gentiloni, che non si sa di che pasta sia fatto? E ancora: la melina ha moltiplicato le ipotesi di leggi elettorali, se prima c’era solo il Mattarellum o il proporzionale, con il trascorrere delle settimane i modelli si sono moltiplicati e ha fatto di nuovo capolino un’ipotesi di ballottaggio. Per cui il Cav e i suoi debbono scegliere se valga la pena andare alle elezioni il più tardi possibile con qualsiasi legge elettorale; o, invece, sia necessario prendere un’iniziativa per strappare la legge elettorale che si vuole, mettendo sul tavolo la disponibilità a favorire il voto anticipato. Per non parlare del programma che, si voti presto o tardi, va scritto e recepito. Ora ci si aspettava che sull’onda del successo referendario Forza Italia, e il centrodestra, guidassero i giochi con il Pd frastornato dalla sconfitta di Renzi e con i 5 stelle obnubilati dalle loro contraddizioni al Comune di Roma e dalle loro sortite infelici in Europa. Il centrodestra, invece, ha preferito stare a guardare. Si è lasciato andare agli ozi, rimirando la propria centralità: ma proprio per gli ozi di Capua, Annibale perse Roma.
Chi è Keyser Söze: lo pseudonimo è tratto dal film-cult I soliti sospetti, dove quel personaggio è interpretato da Kevin Spacey (foto), e nasconde un importante rappresentante delle istituzioni, che su Panorama racconta la politica dal di dentro.