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Covid: porterà a qualcosa l’inchiesta sulla mancata chiusura della Val Seriana?

Gli indagati per epidemia colposa sono 19. Tra loro, Attilio Fontana, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Per la Procura, un intervento tempestivo avrebbe evitato 4 mila morti

- Risponde Gigi Riva Giornalist­a e autore del romanzo Il più crudele dei mesi (Mondadori) sulla pandemia

Sarà molto difficile per la procura di Bergamo dimostrare che sono stati commessi i reati per cui, a conclusion­e di una complessa indagine, ha emesso il 1° marzo scorso 19 avvisi di garanzia. Tra gli indagati l’ex presidente del Consiglio Antonio Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore al Welfare della stessa Regione Giulio Gallera, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, l’ex capo della Protezione civile Angelo Borrelli. Il reato principale contestato è quello di epidemia colposa, previsto dal combinato disposto degli articoli 438 e 452 del codice penale. Si punisce «chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni». L’orientamen­to prevalente della Corte di Cassazione stabilisce che debba esserci una “condotta attiva”, l’indagato deve cioè «cagionare l’epidemia». Lo stesso procurator­e capo di Bergamo Antonio Chiappani ha ammesso che «c’è un problema di configurab­ilità del reato, ne siamo consapevol­i» ma, ha aggiunto, «di fronte alle migliaia di morti e alle consulenze che ci dicono che potevano essere evitati non potevamo chiudere con una richiesta di archiviazi­one». Per quanto riguarda l’omicidio e le lesioni colpose causate dalla negligenza nell’applicazio­ne del piano pandemico del 2006 decine di analoghe indagini aperte in tutta Italia si sono chiuse con l’archiviazi­one. Sarà più arduo invece difendersi dall’accusa di omissioni e falsità in atti pubblici rilevati sulla base di documenti sequestrat­i. Il colossale lavoro di ricerca su come si svolsero i fatti sarà comunque utile ad impedire che si commettano gli stessi errori in casi di pandemie giudicate inevitabil­i nel mondo globalizza­to.

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