Covid/2 E dopo l’uso, i flaconi di siero vengono distrutti di Valeria Palumbo
CHIAMARE A FINE GIORNATA PARENTI E AMICI, È IMMORALE. MA SFRUTTARE FINO IN FONDO LE DOSI, COME HANNO FATTO CAMPANIA E UMBRIA, È UN VANTAGGIO
Scarpetta o non scarpetta? Il termine, che indica scherzosamente il riutilizzo dei resti delle dosi di vaccino Pfizer dal fondo dei flaconi, ha fatto il giro di social e web. E ha indignato molti. Sovrapponendosi a un altro tema: il precoce fiorire di “furbetti” del vaccino, ovvero di chi riesce a farsi iniettare le dosi avanzate a fine giornata o che le inietta a parenti e amici. Per non parlare del rischio dei veri e proprio furbi o criminali che dirottano le dosi altrove o su mercati paralleli, a cui i Nas dei Carabinieri stanno già dando la caccia. Il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha condannato seccamente ciò che sarebbe accaduto all’ospedale di Baggiovara (Modena) il 5 gennaio, ovvero la somministrazione di 11 dosi avanzate a parenti ardentemente pro-vax. Le scuse di Silvana Borsari, referente unico per la campagna vaccinale anti-Sars-CoV-2 per la provincia di Modena, sono arrivate assieme alla sospensione di due medici e un volontario. Ma la faccenda si sta complicando ( le segnalazioni aumentano) e imbrogliando, per due motivi: nelle fiale c’è più vaccino di quanto non ne serva per fare cinque dosi (come prescritto da Pfizer) o sei (come autorizzato). Se i vaccinatori fossero precisi al millimetro, di dosi ce ne starebbero addirittura sette. Non a caso l’11 gennaio in Campania risultava distribuito il 101,7% di quelle ricevute. E san Gennaro non c’entra: semplicemente i medici le hanno sfruttate al meglio ( l’Umbria, il 12, è arrivata al 102,3%). Secondo motivo, come denunciano alcuni gruppi sul web, in particolare dime
dici liberi professionisti, i criteri con cui si stanno distribuendo le dosi sono poco chiari in partenza: sono ormai molte decine di migliaia quelle somministrate al personale amministrativo degli ospedali e comunque non sanitario, ma i super-anziani sono rimasti indietro, per non parlare dei medici liberi professionisti.
Per orientarci, abbiamo chiesto aiuto al professor Giuseppe Nocentini, docente di farmacologia all’Università di Perugia e membro della Società italiana di farmacologia (che, fra l’altro, farà il punto su farmaci e vaccini anti-Covid nel suo importante Congresso Nazionale di marzo).
QUANTE DOSI IN FIALA?
Il flaconcino contiene 2,25 ml, dopo la diluzione con la soluzione fisiologica, che corrispondono a più di sei dosi da 0,3 ml. L’azienda ha voluto così tutelarsi da errori nella somministrazione e anche dalla delicatezza del suo prodotto ( per esempio il flacone va capovolto, ma non shakerato): nelle fiale ce n’è dunque d’avanzo. Non preoccupatevi: un po’ più di dose iniettata, in caso, non fa male a nessuno. Tanto che dovrete fare il richiamo. La notizia che le dosi scongelate resistano in frigo cinque giorni, invece, non è esatta: dopo la diluzione, vanno usate entro sei ore dallo scongelamento (che a sua volta richiede tre ore). Ovvero non si possono usare il giorno dopo.
Nocentini suggerisce una specie di overbooking, una lista giornaliera in eccesso: c’è sempre qualcuno a cui non suona la sveglia o a cui si rompe l’auto per strada e non arriva in tempo. Buttare la sua dose è immorale, di questi tempi, come riservare quella avanzata a un cugino. Per cuimeglio far fare un’attesa inutile a chi comunque era prenotato per il giorno dopo. Certo, evitando le file che si sono vi
ste a Napoli. Inciso: i flaconi usati vengono distrutti per evitare i “furboni”: vedimai che a qualcuno venisse inmente di riciclarli con l’acqua dentro. Vale lo stesso per Moderna, l’altro vaccino a Rnamessaggero? In parte, perché Moderna fornisce le dosi già diluite e pronte a essere iniettate. Ma anche qui i flaconi sono da 6,3ml per dieci dosi da 0,5ml: ne avanzerebbero sempre un paio, errori e perdite a parte. Il principio è lo stesso: evitare, per esempio, che a qualcuno si faccia una dose risicata e quindi meno efficace. Quanto al vaccino AstraZeneca prevede lo stesso una doppia dose da 0,5 ml, ma visto che in Europa non è stato neanche approvato, risulta prematuro parlare di furbetti e scarpette.
SIRINGHE TROPPO CARE?
Le siringhe: è valsa la pena prendere le più costose? La polemica è scoppiata sul modello ad avvitamento “luer lock” e anche quiNocentini sottolinea che, vista la necessità di ottimizzare i risultati della campagna, forse non è il caso di risparmiare sulle siringhe. Chi passa tutto il giorno a montare e smontare aghi, rischia di fare meno errori se deve avvitarli e non inserirli sulla siringa a pressione.
C’è chi propone di allungare il tempo fra la prima dose e il richiamo. Ma allora, la seconda, dopo 21 o 28 giorni, serve davvero? Serve, per due motivi: perché la prima volta qualcosa potrebbe non essere andato per il verso giusto (a volte perfino trovare il muscolo in un braccio grassottello può non essere facile). Ovvero aiuta a dare più chance al vaccino. Secondo, così si aumenta la risposta immunitaria. Poiché ancora non sappiamo quanto duri la copertura, maggiori sono le difese sviluppate più a lungo è probabile che valga. Poi, un giorno in più o in meno non cambia nulla.