DonMazzi
Il suodecalogoper Oggi: «L’infinito è più piccolo del sorriso di un ragazzo» di Don Antonio Mazzi
Continuano su questo numero di Oggi le riflessioni di don AntonioMazzi su 10 temi importanti legati alla famiglia, alla società, alla dimensione educativa, alle relazioni, al nostro tempo. Il fondatore di Exodus richiama l’attenzione su genitori, figli, sentimenti, fede e molto ancora. E lo fa attraverso 10 punti per ogni argomento: in forma di decalogo, quindi. In questa seconda puntata affronta il tema dei figli, bambini e adolescenti. La serie dei decaloghi di don Mazzi prosegue su Og
gi: da leggere e conservare.
Ifigli adolescenti sono come gli aquiloni. Ai miei tempi gli aquiloni si costruivano a mano e costituivano uno dei pochi momenti belli della nostra povera infanzia. Vengo dalla campagna. Perme l’anno era scandito dall’uccisione del maiale, dalla raccolta e battitura del grano, dalla vendemmia, dal presepio, dal carnevale per le maschere e i coriandoli, e dagli aquiloni. Oggi gli aquiloni non vanno più di moda e poi si comperano già fatti negli stramaledetti ipermercati. Male. Cari genitori, non avete idea cosa vi perdete a non fare l’aquilone a mano, con vostro figlio. Per fare l’aquilone, quando avevo sette anni, bisognava racimolare le rare riviste a colori, fare la colla, cercare attorno ai fossi delle cannucce lunghe e sottili che avrebbero costituito le nervature del testone dell’aquilone. La fase più delicata dell’intera operazione, consisteva nell’andare di notte a scassinare la porta del gabbiotto degli attrezzi, dove il nonno custodiva gelosissimamente i rotoli di spago, con i quali avrebbe legato i salami. L’aqui
lone è aquilone se ha code lunghissime e coloratissime, se ha un grande testone dipinto esagonale o rettangolare, e ha uno spago talmente lungo, da volare oltre il sole. Se non volasse oltre il sole, che aquilone sarebbe? Io, impazzivo. Arruolavo la mamma, le zie, i cugini e le cugine. Occupavamo per almeno una settimana il tavolone della cucina dei nonni. Era largo, lungo e comodo. Sbuffando, per quel periodo, gli zii sopportavano quelle invasioni. Dovevano andare a mangiare altrove. Erano gli unici giorni nei quali la cucina era in mano nostra. Non vi dico il disordine! Sei cuginetti scatenati, litigiosi, furbastri, per ore, a rubarci le code, la colla, la carta velina… e botte quasi ogni giorno, erano urla e botte “da cugini”. A me riusciva male la colla, sporcavo, mi sporcavo. Ero specializzato nello strappare le pagine a colori, in casa d’altri, nella ricerca di carta velina, e nello rubare lo spago al nonno per fare l’aquilone. I figli sono come gli aquiloni. Tutti ci diamo troppo da fare a fabbricarli. Ma poi?