Enrico Ruggeri «Sfido Maria De Filippi in tv»
CELEBRERÀ I TRE MOSTRI SACRI CON UNO SHOW, INONDA CONTRO TÚ SÍQUE VALES. «SEANDRÀBENE SARÀ UN BEL SEGNO PER IL PAESE », DICE. E RACCONTA DIQUANDOSALÌ SU UN ASCENSORE E TROVÒ...
Cosa ha prodotto di bello l’Italia del dopoguerra? Due Mondiali vinti, qualche medaglia d’oro alle Olimpiadi. E i cantautori». Torna EnricoRuggeri, ironico e spiazzante come sempre. Ama così tanto i cantautori da dedicargli uno show su Rai 1: Una storia da cantare (dal 16 novembre). Assieme a Bianca Guaccero, racconterà vita e opere di Francesco De André, Lucio Dalla e Lucio Battisti.
Enrico, la nostalgia in tv funziona?
«Per carità, non mi parlate di nostalgia. È da quando sono tornato a Sanremo con i Decibel che questa parolami perseguita. Ripercorrere un bel passato non è nostalgia, ascoltareMozart non è nostalgia».
Una bella sfida la vostra, visto che andrete in onda il sabato sera contro Tú sí que vales.
«Non sono uno destinato a fare televisione tutti i giorni della mia vita, quindi vivo la questione degli ascolti in maniera meno pressante di altri. Spero vada bene, sarebbe un bel segnale per il Paese».
Se non è un’operazione nostalgia, cos’è?
«Dimostreremo che i cantautori sono attuali e interessanti anche oggi».
Come?
«Partiamo daDeAndré. È stato il pri
mo a parlare degli ultimi, dei diseredati, di quelli non ammessi al salotto buono nella vita. E fu un gesto rivoluzionario perché prima di De André si scrivevano canzoni meravigliose, ma i protagonisti erano asettici, non appartenevano a una classe sociale. Mentre lui ha raccontato le prostitute, i matti, gli sconfitti, i poveri, gli assassini».
Seconda serata, Lucio Dalla. «Lui è l’esplosione di genialità surreale. Nella vita poteva fare solo quello, scrivere grandi canzoni, ed esibirsi. Dalla ha fatto incursioni nel jazz, nel rock, nella musica elettronica, era assolutamente senza regole».
Infine, Lucio Battisti.
« Battisti è il primo che escedalla trappola strofa-inciso-ritornello. I suoi pezzi sono forti già quando partono, non devi aspettare il ritornello».
De André, Dalla, Battisti oggi avrebbero successo?
«No, sarebbero confinati in una nicchia. I discografici investono su uno che renda immediatamente. Ai tempi, ci si rendeva conto di avere qualcosa di fortissimo che però implicava un po’ di pazienza. Non credo che il discografico di De André gli abbiamai detto: “Cambia questo pezzo, se no non passa in radio”».
Lei li ha mai incrociati?
«Battisti una volta, nell’ascensore della Rca, la casa discografica. Io ero un ragazzetto alle prime armi, lui Lucio Battisti. Si è voltato dall’altra parte e non mi ha rivolto la parola».
E gli altri due?
«Di De André e Dalla ero non dico amico perchè è una parola abusata, ma li conoscevo bene. De André era di una simpatia cinica alla Paolo Villaggio, non a caso erano amici. Dalla era spiazzante, non faceva mai quello che ti aspettavi facesse».
Lei i cantautori però li ha scoperti tardi, dopo la folgorazione per il rock e il punk.
« Quando frequentavo il Berchet a Milano, le mie compagne erano innamorate di De Gregori, come oggi ci si innamora innam di Achille Lauro. Allora mi ssono detto: vediamo di capire perché pe piace a tutte le donne. E ho ascoltato Rimmel ».
Ma M i suoi tre figli li ha cresciuti sc a pane e cantautori? « Il maggiore,m Pico, che è musicista,cista, lil conosce bene quanto me. I ddue piccolii a casa hanno gusti musicali elevati, poi vanno a scuola, si uniscono al branco e ascoltano la musica di You Tube».
Ma ai giovani i cantautori interessano?
«C’è la paura di essere diversi. Quando ero giovane, se mi accorgevo di mettere un cappotto diverso da quelli degli altri, godevo. Mio figlio ascolta a casa De André, ma se ne vergogna. Magari li ascoltano tutti di nascosto, senza dirlo».