Roma, Garante boccia le telecamere
Per l’assessore alla Sicurezza hanno «controllo facciale», l’authority apre un’indagine perché sono vietate. Ma a Milano il sindaco Sala si vanta di averle messe in aeroporto
■ Il «riconoscimento facciale» si può fare a Milano ma non a Roma. Le telecamere intelligenti che scansionano e riconoscono i dati biometrici di una persona si possono utilizzare nell’aeroporto di Linate ma non nella metropolitana di Roma. Un mistero di difficile risoluzione. E, per seguire tutte le fasi di questo giallo che si snoda tra la Capitale ufficiale e quella morale, c’è bisogno di un poco di pazienza.
È bene, nel ricostruire la vicenda, partire dalla fine. A far notizia, ieri, è tata la retromarcia ufficiale del Comune di Roma sul tema delle telecamere di sicurezza per il «riconoscimento facciale». Le virgolette sono d’obbligo, e il perché è presto spiegato. Annunciati qualche giorno prima dall’assessore alla Mobilità della giunta di Roberto Gualtieri, Eugenio Patanè ,i nuovi occhi elettronici, collegati direttamente grazie al 5G con i comandi delle forze dell’ordine, avrebbero assicurato un controllo capillare delle stazioni della metropolitana. Una manna dal cielo, in termini di sicurezza, in vista del Giubileo del 2025.
Una soluzione, però, bocciata dal Garante della privacy che ha addirittura aperto un’istruttoria sulla vicenda. Indagine che, secondo un Patanè in oggettivo imbarazzo, nasce da un fraintendimento innescato dallo stesso assessore nella spiegazione del progetto: «Le telecamere non riconosceranno i volti delle persone ma i comportamenti sospetti delle persone», seguendole dall’alto una volta adocchiato il target. «Stiamo al lavoro con le aziende che si occupano di cybersicurezza, grazie anche al 5G che stiamo mettendo in tutte le stazioni della metro, sulle telecamere intelligenti che riconoscono comportamenti sospetti. In poche parole, se notano qualcuno particolarmente violento in banchina possono segnalarlo così da consentire l’intervento della vigilanza», ha spiegato ancora Patanè all’adnkronos.
Il titolare della delega alla sicurezza della giunta capitolina, Monica Lucarelli, ha voluto ulteriormente spiegare che «Roma Capitale non solo non ha mai considerato, ma non intende in alcun modo utilizzare sistemi di riconoscimento facciale. Questa decisione è presa in piena conformità con la normativa vigente e con il regolamento di videosorveglianza approvato in giunta». A spiegare come mai si è innescata questa retromarcia è la stessa Authority della privacy: «Fino a tutto il 2025 vige una moratoria sull’installazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale attraverso l’uso di dati biometrici, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di soggetti privati. Tale trattamento è consentito solo all’autorità giudiziaria, nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali, e alle autorità pubbliche, a fini di prevenzione e repressione dei reati, e comunque previo parere favorevole del Garante privacy».
Caso chiuso, dunque? Non proprio. Perché se Roma piange, Milano, invece, ride. E questo perché il riconoscimento facciale, sotto la Madonnina, è stato appena introdotto all’aeroporto di Linate, sbandierato in pompa magna dal sindaco Beppe Sala. Il nuovo servizio, il Faceboarding, permette ai passeggeri che lo desiderano, di accedere ai controlli di sicurezza e di procedere all’imbarco utilizzando un sistema biometrico di riconoscimento facciale. «Per i milanesi il tempo è quasi un’ossessione, vogliamo risparmiare tempo», ha detto Sala ai giornalisti presenti all’inaugurazione del servizio. Quindi, «uno sa che spesso ci sono file e code una volta arrivato in aeroporto», per cui secondo il sindaco questa «è un’ottima innovazione e anche rispetto alla privacy è tutto fatto bene. Le nostre immagini vengono distrutte e trasformare in codici cifrati che ci permettono di accedere in aeroporto», ha concluso.