Le virostar dormienti si risvegliano grazie a zecche, camosci e zanzare
Riecco gli allarmismi: Bassetti opta per la Dengue, Lopalco si butta sui parassiti
■ A Genova, in questi giorni, non c’è solo l’inchiesta giudiziaria più scrosciante degli ultimi tempi. Purtroppo, sono arrivate anche le zanzare tropicali. C’è solo un uomo, già ammirato televirologo, a cui affidarsi. Costretto a tornare sotto gli amati riflettori come cacciatore di virus bestiali.
È Matteo Bassetti, tra i più inconsolabili orfani della pandemia, a doverci ragguagliare, sfoderando pure accorato ecocatastrofismo: «Se la fredda Scozia ha una tempesta di zanzare, vuol dire che qualcosa cambia in peggio, è un brutto segnale» analizza quindi il direttore di Malattie infettive del San Martino. «Sta avvenendo una ruralizzazione delle città». Persino quelle italiane, svela Bassetti, sono piene di zanzare. Genova, poi, nemmeno a dirlo. Quattro casi di dengue, la febbre virale causata dai fastidiosi insetti, solo nell’ultima settimana. «Tutti di importazione» ammette la desaparecida virostar. Conclusione: «Le zanzare sono un grande problema e le temperature elevate certamente non aiutano». Severo, ma giusto. Sopravvenuti impegni istituzionali, ovvero una cadrega a Palazzo Madama concessa dal Pd per meriti mediatici, non permettono invece di intervenire al più grande esperto in materia della categoria: Andrea Crisanti. Un altro luminare di comprovata vanità, Giorgio Palù, difatti lo bollò: «Zanzarologo». Nessun titolo per discettare urbi et orbi di vaccini e coronavirus. La storia che si ripete, insomma. Ma il senatore Crisanti, purtroppo, ora limita le esternazioni. Ragguardevole, comunque, quella di un mese fa. Quando si scagliò contro un’altra collega trafitta dall’horror vacui: Antonella Viola. S’è proficuamente riciclata quale oncologa-enologa, assicurando che chi beve un bicchierino rischia la pelle: «Non so come le sia uscita questa stupidaggine» la demolì Crisanti.
Che, invece, sugli amati insettini tace. Quindi, dopo aver auscultato sul tema Bassetti, viene interpellata un’altra vecchia gloria: Pier Luigi Lopalco. Più modestamente, siede nel consiglio regionale della Puglia, al seguito dell’imperturbabile governatore Michele Emiliano, su cui però tocca soprassedere.
Stavolta, l’emergenza diventa la zanzara che trasmette la malaria. Dopo cinquant’anni, viene avvistata a Otranto. Urge, dunque, parere di Lopalco, che insegna Igiene proprio all’università del Salento: «La presenza di queste zanzare anofele è un’informazione da tenere nella giusta considerazione». Né troppo e nemmeno troppo poca: giusta, ecco. Anche lui snocciola analisi sul riscaldamento globale: «È un altro segnale di preoccupazione sui cambiamenti climatici». Certamente, aggiunge con ammirevole onestà, «non parliamo del rischio immediato di riportare la malaria in Italia». Ma è giunto il momento «di prendere seri provvedimenti». Il mondo animale non smette però di impensierire Lopalco. L’ultimo allarme sono le zecche. E la conseguente meningoencefalite. Quando un camoscio viene trovato positivo in Valtellina, non resta che chiamare l’onorevole dem. Lui, stoicamente, non si sottrae. E come ai gloriosi tempi del Covid, in cui personificava il telemenagramo, tornano le sue funeste avvertenze: «Bisogna osservare alcune precauzioni quando si frequentano le zone endemiche». Il compianto Massimo Troisi direbbe: «Mo’ me lo segno, proprio». Carta e penna, dunque. «Dopo una passeggiata nei boschi» intima il professore «è sempre buona prassi controllare che sul corpo non si sia attaccata una zecca e, in caso affermativo, va staccata immediatamente».
Ci permettiamo di aggiungere: bere molto e vestirsi a cipolla. Nel dubbio, comunque, meglio vaccinarsi persino contro le zecche. «È consigliato a tutti quelli che, per lavoro o svago, passano molto tempo in quelle aree», laddove imperversano le antipatiche bestioline. Insomma, anche stavolta, c’è poco da rallegrarsi.