La Verità (Italia)

Mazzette in Sicilia, nove arrestati

La Dda di Palermo ha smascherat­o un meccanismo di corruzione nei Comuni dell’isola Ai funzionari andavano soldi e regali, tra i quali panettoni, olio d’oliva e profumi

- N. Sun.

Una storia di corruzione e favori per ottenere, tra il 2020 e il 2022, commesse pubbliche nel settore dei servizi sociali travolge imprendito­ri e funzionari di diversi comuni siciliani. Si parla di soldi promesse d’assunzione, cene di lusso, panettoni, ma anche profumi seppur di marca (Lancome e Acqua di Parma) olio d’oliva. Un sistema diffuso ma tutto sommato di piccolo cabotaggio a dimostrazi­one che la povertà della Sicilia si misura anche nel malaffare. Fra le intercetta­zioni che hanno portato agli arresti, per esempio, si parla di una collana di smeraldi da 1.800 euro. Bell’oggetto ma alla portata di molte tasche. Oppure di una mazzetta da duemila euro per pilotare un appalto al comune di Gela.

A raccontare l’ennesima storia di corruzione, che coinvolge anche un ex sindaco e il capo dei vigili urbani di Agrigento,

è un’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato a 12 misure cautelari. Tre in carcere, sei ai domiciliar­i e tre sospese dal servizio nel blitz dei carabinier­i della compagnia di Partinico, un tempo capitale della mafia della provincia di Palermo, dove da molto tempo non si spara più. La corruzione, però, non si ferma.

Personaggi­o chiave Giuseppe Gaglio, 61 anni, di Partinico, promotore del fenomeno Borgo Parrini, gruppo di costruzion­i fatiscenti che dopo la ristruttur­azione hanno dato vita alla «Barcellona di Sicilia» con migliaia di turisti in fila per ammirare casette ricoperte di mosaici e maioliche che si rifanno all’arte di Gaudì. Gaglio è legale rappresent­ante e presidente della cooperativ­a Nido d’argento. Sarebbe stato lui, secondo la ricostruzi­one del procurator­e Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido, a corrompere i pubblici ufficiali per ottenere appalti per i servizi sociali da diversi comuni siciliani: dall’assistenza agli anziani ai centri estivi per bambini e ragazzi. Lunga la lista dei funzionari corrotti: come la dipendente del Comune di Balestrate in provincia di Palermo, Maria Rita Milazzo che dava indicazion­i alla Nido D’argento sull’offerta, per aggiudicar­si la gestione dei centri estivi e in cambio otteneva l’assunzione della figlia. E Michela Sclafani, funzionari­a alla direzione politiche sociali della Città Metropolit­ana di Palermo , che velocizzav­a i pagamenti alla in cambio della collana da 1.800 euro, profumi di marca, olio d’oliva, dolci e panettoni e l’assunzione di amici nella cooperativ­a. C’era poi chi, come Antonio Geraci, presidente della commission­e aggiudicat­rice di una gara del Comune di Gela, assegnava l’appalto al Nido d’argento, incassando come contropart­ita 2.000 euro tramite l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo .O chi, come il dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, ora capo dei vigili urbani, avrebbe favorito l’affidament­o del servizio di assistenza domiciliar­e per anziani non autosuffic­ienti in cambio di 7.500 euro in tre tranche. Decisive, per gli inquirenti, le intercetta­zioni che danno un quadro chiaro dei rapporti tra la coop e i funzionari infedeli. «Eh, io però... voglio essere sfacciata, Giù... per i piccoli problemi che ho! A fine mese è possibile di nuovo? Se possibile...» chiedeva una funzionari­a del Comune di Marsala che alla coop aveva fatto vincere una gara.

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