Carapaz è 3° a 4’32” Classifica a punti: comanda Van Aert
► E gli altri?
L’ultimo italiano a trionfare alla Vuelta, l’ultimo a indossare la corona di Spagna. Era il 2015 quando Fabio Aru salì sul podio davanti a Joaquim Rodriguez e Rafal Majka, dopo aver spodestato Tom Dumoulin in una penultima tappa (San Lorenzo de El Escorial-Cercedilla) che ha fatto storia. Oggi Aru non corre più - si è ritirato nel 2021 - ma è ancora innamorato del ciclismo e di quella corsa sulle strade iberiche che, in fin dei conti, gli ha cambiato la vita. A dominare ora ci sono i vari O’Connor (attuale maglia rossa), Roglic, Carapaz, Mas e Adam Yates, al termine di una prima settimana davvero spettacolare.
«La Vuelta - spiega Aru - propone sempre dei percorsi nervosi, oltre ad arrivi in salita molto duri. E poi è l’ultimo grande giro della stagione: c’è chi ha disputato il Giro d’Italia, che ha potuto prepararsi al meglio, oppure chi ha corso il Tour, che arriva alla Vuelta con una gran gamba. Per questo ci sono sempre parecchi corridori in forma».
► Fabio, qual è il suo giudizio fin qui?
«Ciò che ha fatto O’Connor, con quella fuga nella sesta tappa che gli ha permesso di prendersi la maglia di leader, non è di certo da sottovalutare. Quest’anno Ben è arrivato quarto al Giro. E nel 2021 era arrivato quarto anche al Tour, quindi conosce lo sforzo richiesto per resistere ai vertici tre settimane. Però Roglic c’è e dopo i problemi avuti in stagione (caduta ai Paesi Baschi e caduta al Tour; ndr), si è presentato alla Vuelta ancora una volta in grande condizione».
«Mas ormai è una garanzia, è arrivato tre volte secondo (nel 2018, 2021 e 2022; ndr). Adam Yates è uno che lo scorso anno ha chiuso terzo al Tour e per la classifica potrebbe essere davvero un nome giusto. In questo momento, però, vedo ancora Roglic davanti a tutti».
► Perché?
«Se non ci fosse stata la fuga di O’Connor, lo sloveno avrebbe in mano la Vuelta. In Spagna ha già vinto tre volte, sa benissimo come si fa. Senza i vari Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, è lui il fuoriclasse della corsa».
► Crede che la Red Bull-Bora-Hansgrohe possa replicare l’impresa della sua Astana alla Vuelta 2015?
«Certo. Con l’entrata di Red Bull nel team, la squadra di Roglic ha fatto sicuramente un balzo in avanti sia a livello di budget sia di strutture. Possono tranquillamente giocarsela alla pari con Uae, Visma e Ineos. Sicuramente la mia Astana era molto forte, basti pensare che potevamo contare su campioni come Nibali, Scarponi, Landa. E io arrivavo da un secondo posto al Giro. Quell’anno andò tutto bene, a livello personale ma soprattutto a livello di squadra».
► La vostra fu una tattica perfetta…
«Come ho visto fare anche domenica da parte della Uae, con Vine che è risultato fondamentale per Yates. Il ciclismo non è solo uno sport individuale, a volte il team conta parecchio. Poi, certo, il capitano deve star bene. Ma fin qui Roglic ha dimostrato di essere in una buona condizione. E poi è abituato a La Vuelta riparte oggi con la 10a tappa: Ponteareas-Baiona, 160 km per scalatori. Diretta tv su Eurosport dalle 14.30.
Classifica generale
1. Ben O’CONNOR (Aus, Decathlon Ag2r) 1445,9 km in 36.09’36”
2. Primoz Roglic (Slo, Red Bull-BoraHansgrohe) a 3’53”
3. Richard Carapaz (Ecu, Ef Education-Easypost) a 4’32”
4. Mas (Spa) a 4’35”; 5. Landa (Spa) a 5’17”; 6. Lipowitz (Ger) a 5’29”;
7. A. Yates (Gb) a 5’30”; 8. Gall (Aut);
9. C. Rodriguez (Spa) a 6’00”;
10. Gaudu (Fra) a 6’32”; 14. Kuss (Usa) a 8’16”; 18. Fortunato a 11’12” Le altre classifiche
Punti: 1. Van Aert (Bel) 203;
2. Groves (Aus) 162;
3. Bittner (Cec) 81
Montagna: 1. A. Yates (Gb) 22;
2. Roglic (Slo) 18; 3. Gaudu (Fra) 18 Giovani: 1. Lipowitz (Ger) in 36.15’05”; 2. C. Rodriguez (Spa) a 31’’;
3. Skjelmose (Dan) a 1’49” lottare per la classifica nei grandi giri: ne ha vinti quattro ed è arrivato secondo al Tour. In questo è sicuramente avvantaggiato rispetto a O’Connor. Portare la maglia da leader significa avere tante pressioni addosso, oltre che dover rispettare un protocollo serrato di interviste e conferenze stampa. Se non sei abituato, questo può anche fare la differenza».
► Tra i compagni, Primoz può contare anche su Giovanni Aleotti. Cosa pensa del modenese?
«Lo conosco bene, perché in una delle mie ultime gare - il Sibiu Tour 2021 - lui vinse la classifica generale e io arrivai secondo. È sicuramente un bel talento che sta dando un grande apporto al suo capitano».
► Un colpo di calore ha messo fuori causa Tiberi, che nelle prime tappe aveva anche vestito la maglia di miglior giovane. Può essere davvero lui il nuovo corridore italiano per i grandi giri?
«Ci speravo tanto e mi è dispiaciuto leggere del suo malore. Purtroppo questo è quello che rende il ciclismo più duro rispetto ad altre discipline. Ci sono sport in cui, se piove o tira troppo vento, non si gareggia. Nel ciclismo invece si corre sempre, vento, freddo o caldo che sia. Guardando però a quello che ha fatto al Giro (quinto e maglia bianca), è sicuramente l’italiano più promettente, senza dimenticarci di Giulio Ciccone. In ottica futura, Tiberi può È nato a San Gavino Monreale (Sud Sardegna) il 3 luglio 1990. Pro’ dal 2012 al 2021, in carriera ha vinto la Vuelta 2015, una tappa al Tour, tre al Giro, due alla Vuelta e il titolo nazionale nel 2017. Vanta due podi al Giro: 3° nel 2014 e 2° nel 2015. È uno dei 4 italiani ad aver vestito tutte le maglie di leader dei tre grandi giri.