La Gazzetta dello Sport

«Il cuore, il dolore Addio Olimpiade Ma non mi arrendo giocherò ancora»

Sorridente e guascone, è un simbolo del movimento Il comasco fermato ancora per anomalie cardiache Non ho mai pensato di smettere. Fin quando i medici mi daranno una chance per giocare, ci proverò. Non lascerò il mio lavoro, è la cosa che amo fare De Gior

- di Davide Romani

Sempre sorridente. Un po’ guascone. Unico nell’esultanza con quell’inchino festoso a ogni muro vincente, la sua specialità. Simone Anzani da anni è il sole della pallavolo italiana. Da qualche giorno il cielo azzurro è meno limpido del solito: Anza, o Paglia come viene chiamato dai compagni di Nazionale («un’idea di Sbertoli che ha iniziato chiamandom­i pagliaccio-papà e da lì è stato abbreviato in paglia»), ha lasciato il ritiro di Cavalese alla vigilia delle Olimpiadi. «Durante un allenament­o, dall’apparecchi­o che ho sotto il petto è stato riscontrat­o un nuovo episodio anomalo al cuore (già l’estate scorsa il centrale dovette lasciare il ritiro prima degli Europei e subì un piccolo intervento, ndr) e purtroppo il sogno Olimpiade è sfumato.

Speravo fosse tornato il sereno dopo l’anno scorso e invece… Il destino».

► Che cosa sta provando?

«Delusione, un po’ di scoraggiam­ento iniziale, amarezza e dolore, perché speravo che il problema fosse ormai alle spalle e potessi prepararmi con tranquilli­tà ai Giochi, il mio ultimo obiettivo. Ho 32 anni e non so se riuscirò a giocare un’altra Olimpiade. E poi sono dispiaciut­o per i miei compagni: li ho lasciati per la seconda estate, non avendoli aiutati nei momenti di difficoltà, lo farò da lontano ma sarà diverso».

► Ecco, l’Italia. In tre anni la Nazionale ha centrato tre finali: un titolo europeo, uno mondiale e poi l’argento continenta­le nel 2023. Cos’ha di speciale questo gruppo?

«È nato un legame che va oltre quello lavorativo. Siamo amici. Lo sport va e viene, i rapporti rimangono e quello che si è creato tra di noi non svanirà mai».

► L’ultimo ricordo dal ritiro di Cavalese?

«Due. Il primo è legato al mio compagno di stanza, Riccardo Sbertoli. Dividiamo la camera da quattro anni. Ogni giorno condividev­amo le nostre aspettativ­e olimpiche e quando ho lasciato Cavalese ci siamo abbracciat­i e gli ho detto: “Ti voglio bene, il sogno di vivere insieme i Giochi si interrompe. Ora portati dietro il mio e fai in modo di custodirlo e realizzarl­o”».

► Il secondo?

«De Giorgi. Definirlo ct o allenatore è riduttivo. Quando ci siamo trovati nella stanza d’albergo a Cavalese, dove mi hanno comunicato la brutta notizia, io ero in lacrime. Fefé ha fatto di tutto per provare a trovare una soluzione con i dottori ma non c’era margine. Gli sarò riconoscen­te per tutto quello che mi ha dato, anche come persona».

► Ha mai pensato di smettere?

«No, mai. Fin quando i medici mi concederan­no una chance per giocare ci proverò, non lascerò il mio lavoro. È la cosa che amo fare. Sono un combattent­e e finché non mi ammazzano cercherò di rimanere in piedi».

► Mancano pochi giorni ai Giochi: cosa ci dobbiamo aspettare da questa Nazionale?

«È un gruppo focalizzat­o su quello che deve fare, nel tempo abbiamo imparato a gestire determinat­i momenti e pressioni. Una Nazionale che ha bene in mente dove vuole arrivare e come superare le difficoltà. E c’è lo zampino di De Giorgi che riesce sempre a stuzzicare la squadra per farle tirare fuori il 110%. Sono convinto che, se interprete­ranno bene il torneo, potranno arrivare dove ci sogniamo tutti».

► L’Italia a Parigi presenterà qualche volto nuovo. A cominciare da Luca Porro e Alessandro Bovolenta. Che giocatori sono?

«Porro mi ha impression­ato per come mette in campo certi aspetti tecnici. In campionato, da avversario (Anzani a Civitanova, Luca a Padova, ndr), non mi ero accorto di questo potenziale. Ora deve continuare a lavorare così. Bovolenta ha margini di crescita incredibil­i. Non dimentichi­amoci che sono due 2004. Con loro il futuro dell’Italia è assicurato».

► Una volta risolti i problemi e ripresa l’idoneità agonistica, tornerà a giocare a Modena dove è stato nella stagione 20182019.

«La prima volta, per vari motivi, non è andata come mi aspettavo. Modena è la pallavolo italiana e la nuova chiamata mi ha stimolato. Il mio primo pensiero è stato: “Ho voglia di far ricredere tutti i tifosi emiliani”. Lasciare Civitanova non è stato facile: è il club che negli ultimi 10 anni ha vinto più di tutti».

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Simone Anzani, 32 anni, con il ct della Nazionale Ferdinando De Giorgi, 62. Insieme in azzurro hanno vinto un Mondiale (2022) e un Europeo (2021)
Coppia vincente Simone Anzani, 32 anni, con il ct della Nazionale Ferdinando De Giorgi, 62. Insieme in azzurro hanno vinto un Mondiale (2022) e un Europeo (2021)
 ?? ?? Centrale Cresciuto nelle giovanili di Treviso, ha giocato anche per Loreto, Verona, Perugia e Civitanova. In Nazionale dal 2012
Centrale Cresciuto nelle giovanili di Treviso, ha giocato anche per Loreto, Verona, Perugia e Civitanova. In Nazionale dal 2012

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