La Gazzetta dello Sport

Quando la rivincita può valere la storia

Alcaraz-Djokovic Lo spagnolo cerca il bis del 2023, il serbo vuole l’ottavo titolo: duello tra fenomeni

- di Davide Chinellato CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

Il nuovo re e quello vecchio che non vuole mollare il trono. La leggenda che punta all’ennesimo record (sarebbe l’ottavo Wimbledon, il 25° Slam) e il giovane convinto di poterne un giorno seguire le orme. Carlos Alcaraz contro Novak Djokovic, che dalle 15 italiane assegna il trono maschile di Wimbledon, è la rivincita della finale thrilling dello scorso anno che lo spagnolo si prese al quinto set, dopo una maratona di quattro ore e 43’ da cui uscì come successore designato del fenomeno serbo che sognava di eguagliare il record di Roger Federer di otto trionfi. Un anno dopo, Nole non ha ancora mollato, anzi. All’All England Club ha mostrato che, anche se ha 37 anni, il suo fisico ancora non conosce limiti, permettend­ogli in quattro settimane non solo di recuperare da un’operazione al menisco del ginocchio destro infortunat­o al Roland Garros, ma di farlo così bene da arrivare per la decima volta in carriera a giocarsi Wimbledon. «È il miglior Nole che io abbia mai affrontato» lo ha incoronato Lorenzo Musetti dopo la loro semifinale. Alcaraz, che a Parigi ha vinto e che punta a diventare il sesto della storia a conquistar­e la terra rossa del Roland Garros e l’erba londinese (l’ultimo è stato proprio Nole), in queste due settimane ha giocato persino meglio, col modo in cui ha maltrattat­o in semifinale Daniil Medvedev dopo aver perso il primo set lì a testimonia­rlo.

Carlos Alcaraz sogna la domenica perfetta per lo sport spagnolo, una in cui lui mette il primo tassello vincendo Wimbledon per il secondo anno consecutiv­o (sarebbe il nono a fare bis nell’era Open) e la nazionale di calcio qualche ora dopo si prende a Berlino l’Europeo contro l’Inghilterr­a. Per fare la sua parte, più che a studiare Djokovic, il 21enne alla vigilia si è preso una pausa mentale, quelle per cui usa quel golf che lo rilassa e gli permette di non pensare troppo al tennis, di uscire per un po’ dalla bolla di Wimbledon. Quella che adesso, un anno dopo quella finale che ha confermato quanto sia forte, conosce meglio. «Non sono più nuovo qui — ha raccontato —. So già come mi sentirò prima della finale, ripenserò alle cose che ho fatto lo scorso anno e proverò a farle meglio». La testa, oltre ovviamente al talento con cui madre natura l’ha benedetto, è quella che ha permesso ad Alcaraz di fare tre su tre nelle finali Slam disputate finora. Col quattro su quattro diventereb­be il secondo giocatore dell’era Open dopo Roger Federer a riuscirci (il re svizzero vinse le prime 7), il terzo dopo Becker e Borg a vincere più di una volta sull’erba londinese prima di compiere 22 anni.

Nole Per farlo deve battere di nuovo Djokovic, che ha capito da tempo quanto Alcaraz sia speciale («È un giocatore completo, uno dei migliori 21enni mai visti in questo sport e non ho dubbi che rimarrà in alto ancora a lungo e che vincerà altri Slam») ma che vuole rimandare ancora per un po’ il passaggio di consegne. L’anno scorso Novak reagì vincendo gli US Open, popi quest’anno ha fatto le semifinali in Australia (dove fu battuto da Sinner), arrendendo­si all’infortunio al Roland Garros e poi regalandos­i questa cavalcata a Wimbledon. L’ha cominciato con tanti dubbi sul suo ginocchio destro, ma come non aveva avuto problemi nei test prima così non li ha avuti quando si è cominciato a fare sul serio, quando gli avversari (da ultimo Musetti) hanno provato a metterlo in difficoltà e lui ha risposto suonando una sinfonia col suo violino-racchetta, diventata parte della sua diatriba col Centrale che oggi gli preferirà Alcaraz. Novak sogna di zittirli ancora, di prendersi la rivincita, il trofeo del vincitore dalla Principess­a Kate e di aggiornare la sua collezione di record. Perché questo è Wimbledon, il torneo per cui si è preso rischi col recupero dall’infortunio che per altri non avrebbe fatto, e perché lui si sente ancora Djokovic, una leggenda che a 37 anni ha ancora voglia di dimostrare di essere il più forte di tutti.

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Carlos Alcaraz con la Coppa consola Novak Djokovic dopo la finale del 2023: lo spagnolo, allora ventenne, si impose 1-6 7-6(6) 6-1 3-6 6-4
EPA Un’estate fa Carlos Alcaraz con la Coppa consola Novak Djokovic dopo la finale del 2023: lo spagnolo, allora ventenne, si impose 1-6 7-6(6) 6-1 3-6 6-4

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