La Gazzetta dello Sport

PAOLINI D’APPLAUSI MA FINALE AMARA «SÌ, HO SOGNATO ORA SONO TRISTE»

L’azzurra parte male, reagisce, vince il secondo set e poi cede alla Krejcikova dopo quasi 2 ore Wimbledon conquistat­a dal suo sorriso: «Voglio restare a questo livello»

- di Federica Cocchi INVIATA A LONDRA

Nostra signora dei prati non ha fatto il miracolo. C’è andata vicina però, a un filo d’erba dalla gloria eterna dei campioni di Wimbledon. Jasmine Paolini si è fermata in finale contro Barbora Krejcikova, campioness­a del Roland Garros nel 2021, e già numero 2 al mondo, lanciata verso la vetta prima che una serie di problemi fisici, tra schiena e polso, la facessero precipitar­e oltre il numero 30. Pazienza, come ripete spesso Jasmine, sarà per la prossima volta, perché di occasioni preziose, questa 28enne col viso da ragazzina, ne avrà ancora altre.

Jasmine Paolini

Già finalista al Roland Garros 2024

Storica La finale di Wimbledon subito dopo quella del Roland Garros, cose da Serena Williams, l’ultima a riuscirci nel 2016. E poi il numero 5 al mondo, best ranking, a una posizione da Francesca Schiavone, campioness­a a Parigi 2010 e più alta in grado nella storia del tennis femminile azzurro. Insomma, le buone notizie si sprecano dopo queste due settimane, anche se l’amarezza resta: «Sono un po’ triste», ha ammesso subito dopo il match. E come darle torto: dopo aver preso un netto 6-2 dalla Krejcikova nel primo set, sembrava che la finale sarebbe durata ben poco e invece Jasmine, una tigre in gabbia con i suoi passetti avanti e indietro prima di servire, e il pugnetto a ogni punto, aveva ancora del tennis da dare. Fino all’ultima goccia di anima. Dopo aver riaperto la partita conquistan­do il secondo set, il terzo è stato battaglia, nervi e tennis, montagne russe emotive, errori, qualche pennellata di genio. Ma il settimo game del parziale decisivo è stato lo spartiacqu­e tra gioia e dolore. Paolini è andata a servire con il volto teso, sapeva di non poter sbagliare e come spesso accade in questi casi, ha finito per cedere la battuta e aprire la strada all’allieva di Jana Novotna, che ha c omu nque dovuto sprecare due match point prima di alzare le braccia al cielo e sciogliers­i nella commozione. I ricordi della sua ispiratric­e, campioness­a su quello stesso campo nel 1998 e morta troppo presto, nel 2017, mentre ancora cercava di trasmetter­le la sua arte, hanno reso ancora più speciale questa vittoria. E mentre Barbora correva ad abbracciar­e il suo team, Ja

Non so cosa mi manchi per vincere uno Slam, stavolta ci ero molto vicina: ecco perché fa male

smine se ne stava a riordinare un po’ mesta le sue cose nell’angolo: «Però non ho pianto, è stata comunque una bella giornata». Un po’ per fare pulizia nei pensieri, prepararsi al discorso della «runner up», la seconda classifica­ta, la finalista, perché chiamarla sconfitta non sarebbe giusto. Jasmine Paolini ha vinto, a modo suo, arrivando in Top 5 con i suoi 164 centimetri di grinta e segnando una tacca nella storia del tennis italiano che mai, dal 1877, aveva avuto una donna in finale a Wimbledon.

Pressioni Ora, inevitabil­mente, si moltiplich­eranno le attenzioni e con quelle anche la pressione, che Jasmine scaccia via dai pensieri: «Al momento cerco di non mettermi pressione addosso — ha detto dopo la partita —. È un momento positivo per me in cui mi sto godendo il livello a cui sto

giocando, le partite che sto facendo. È tutto molto positivo, ci penso e dico che è bello giocare questi match, essere a questo livello. Certo, è più bello vincerli che perderli ma… Mi sto divertendo». Questo è il segreto della nostra numero 1, godersi i traguardi senza farsi schiacciar­e dagli obiettivi. «Giocare a questo livello era un sogno: ora ci sono, sono consapevol­e che è difficile mantenere questo livello, ma cercherò di lavorare per tenerlo il più a lungo possibile, senza mettermi troppe pressioni addosso ma sempliceme­nte godendo di queste sfide, che sono difficili, ma meraviglio­se».

Souvenir I ricordi più belli li porterà nel cuore per sempre, uno su tutti: «Forse la partita con la Vekic — ricorda con il sorriso —. È stata emotivamen­te la più dura: oggi lo è stata in negativo, quello al contrario è stato un momento molto, molto, positivo. Quando ho vinto mi sono girata: c’era tutta la mia famiglia, è stato un momento importante. E poi l’urlo del Center Court (sempre dalla sua parte, ndr). Il calore che ho sentito dal pubblico di Wimbledon mi ha fatto molto piacere, mi ha riempito di gioia e mi ha aiutata nei momenti difficili». Ora si torna al lavoro, c’è il futuro che aspetta e nuovi obiettivi da fissare prima che si presenti un’altra occasione Slam: «Non so cosa mi manca per vincere una finale come questa. Se a Parigi con Swiatek mi sono sentita lontana, stavolta sono stata vicinissim­a. E per questo fa più male». Cura le ferite e riparti, Jasmine, ci sono nuovi mondi da esplorare.

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 ?? ?? Leggende in tribuna A seguire la finale ieri erano in tribuna due miti del tennis: Billie Jean King, 80 anni, 6 volte vincitrice del torneo di Wimbledon, e Martina Navratilov­a, 67 anni, 9 volte regina a Londra, accompagna­ta dalla moglie Julia Lemigova (ultima a destra)
Leggende in tribuna A seguire la finale ieri erano in tribuna due miti del tennis: Billie Jean King, 80 anni, 6 volte vincitrice del torneo di Wimbledon, e Martina Navratilov­a, 67 anni, 9 volte regina a Londra, accompagna­ta dalla moglie Julia Lemigova (ultima a destra)
 ?? ?? Come le big Jasmine Paolini è stata la prima giocatrice dal 2016 (Serena Williams) a giocare la finale a Parigi e Londra nella stessa stagione
Come le big Jasmine Paolini è stata la prima giocatrice dal 2016 (Serena Williams) a giocare la finale a Parigi e Londra nella stessa stagione

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