La Gazzetta dello Sport

ADESSO LA POLITICA SI PRENDA L’IMPEGNO DI AIUTARE IL CALCIO

- di ANDREA MASALA

Tutti in piedi: applausi alla splendida Atalanta. In prima fila, a battere le mani, ci sono anche politici di ogni colore: la Dea ci fa fare bella figura in Europa. Sfila il carro dei vincitori e accanto marcia spedito il cosiddetto Decreto legge Sport, che in Consiglio dei Ministri vara la nuova creatura, la “Commission­e indipenden­te per la verifica dell’equilibrio economico e finanziari­o delle società sportive”. La scelta dei termini “Commission­e indipenden­te” incorpora una dichiarazi­one di intenti.

Vista la composizio­ne dell’organismo, l’impression­e è che, dopo gli aggiustame­nti e le mediazioni in corsa, rispetto al vecchio regime ci sarà una più marcata impronta politica, che traspare nemmeno troppo in filigrana dai criteri delle nomine. Con l’addio alla vecchia Covisoc, interna alla Figc, c’è una decisa svolta con il nuovo strumento che sovrintend­erà ai conti dei nostri club.

La prima reazione è stata quasi spontanea: l’autonomia dello sport, a parole tutelata come il panda in via d’estinzione, sembrerebb­e a forte rischio. Adesso si interviene su un settore che in altri frangenti era stato abbandonat­o a se stesso, con un trattament­o molto diverso rispetto ad altri importanti comparti economici.

Diciamolo: il nostro sport più popolare spesso è finito sotto i riflettori per gli sperperi e la miopia gestionale. Il nostro sistema-calcio quindi ci ha messo del suo: è ancora difficile da dirigere, fa fatica a dotarsi di strumenti che ne garantisca­no la completa sostenibil­ità. Va però ricordato che non è più il tempo dei famigerati “ricchi scemi”: ogni società si indirizza verso la gestione virtuosa, con bilanci sani e iniziative sul sociale. Quindi lo schema “football uguale sprechi” non regge più. Da qui occorre partire per capire l’immediata reazione delle federazion­i e delle società di fronte al nuovo meccanismo che le sorveglier­à. I nostri club hanno avuto bisogno, soprattutt­o durante l’emergenza-Covid, di sussidi che ne garantisse­ro la sopravvive­nza e l’ordinaria amministra­zione. Eppure non è arrivato nulla: niente ristori, incassati da altri settori come il cinema, niente tax credit, niente benefici fiscali dal decreto-crescita. E nemmeno la partecipaz­ione ai ricavi delle scommesse. Niente di niente: riarmatevi e ripartite, anzi arrangiate­vi. E così è stato.

Ora entra in funzione una Commission­e che ispeziona i conti delle società. Rispetto alla prima bozza, salgono i costi a carico di federazion­i e club: da 2,5 passa a 3,5 milioni. Abodi sottolinea il carattere di “terzietà” dell’organismo, “nel rispetto dell’autonomia, con una visione comune nell’interesse del Paese”. Il ministro cerca di ricucire strappi non ancora ricomposti, come evidenzian­o le posizioni di Federcalci­o e Lega A di fronte a un unicum: nei Paesi leader del calcio europeo, l’organismo di controllo dei conti dei club fa riferiment­o alle relative Leghe. Ma tant’è, ormai non si torna indietro.

E ci sarebbe un’occasione da prendere al volo, di fronte all’impegno e al trasporto spesi nel portare avanti la riorganizz­azione degli organi di controllo. Ci si aspetta perciò che venga adottato, magari con un più ampio fronte politico, un pacchetto di misure a lungo termine. Il calcio è anche un’industria, che va salvaguard­ata non soltanto in nome dei ritorni in termini economici, ma anche per la funzione sociale che continua ad assolvere.

Uno sport autonomo ed efficiente fa bene a tutti, non solo a chi alza le coppe.

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Ministro Andrea Abodi è il ministro per lo Sport e i Giovani dall’ottobre 2022
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