La Gazzetta dello Sport

DALLO SPORTING AL COLPO CON KLOPP TUTTA L’EUROPA AI PIEDI DI GASP

Il girone vinto, la vittoria ad Anfield, il dominio col Marsiglia: la cronaca di un anno super

- di Matteo Brega INVIATO A DUBLINO (IRL)

Ibergamasc­hi hanno trasformat­o da tempo una creatura terrena in una Dea. La famiglia Percassi, Stephen Pagliuca e Gian Piero Gasperini l’hanno spedita nell’Olimpo delle storie sportive. L’Europa League sollevata all’Aviva Stadium di Dublino è il sigillo che certifica definitiva­mente quanto grande sia il progetto Atalanta. Hanno staccato il pulsante con la freccia verso il basso che ripetutame­nte negli anni addietro faceva fare al club il viaggio Serie A-Serie B e hanno premuto continuame­nte quello con la freccia verso l’alto.

Cinque competizio­ni Nella prossima stagione l’Atalanta giocherà cinque competizio­ni, solo come i top club. Alla Serie A e alla Coppa Italia ha aggiunto la Champions, la Supercoppa Italiana e la Supercoppa europea. Un’estasi per il popolo bergamasco che già in questa stagione ha viaggiato per l’Italia e per l’Europa in ogni modo pur di star vicino a Gasperini e alla squadra. Ieri, a Dublino, sono arrivati anche con i traghetti. La storia dell’Atalanta che solleva una coppa europea è una storia di organizzaz­ione, programmaz­ione, visioni e competenze. Gli ultimi tre mesi, sportivame­nte parlando, hanno dimostrato un teorema: allenandos­i giocando si può. E si può fare bene. Gasperini ha costruito rotazioni in grado di supportare una partita ogni tre giorni per circa tre mesi, da fine febbraio a fine maggio (con una sosta per le nazionali in mezzo). Ha affrontato la gestione del gruppo in stile Nba, dove le partite della stagione regolare così ravvicinat­e e i viaggi lunghissim­i per gli Stati Uniti non consentono approfondi­te sedute sul campo o davanti a un video. In questo è stato utile travasare le informazio­ni dei Boston Celtics di Pagliuca. Un dirigente tifosissim­o che non si è perso nulla delle partite fondamenta­li viaggiando più volte da una parte all’altra dell’Oceano. La gestione della famiglia Percassi ha trovato un estimatore in lui. Uno in più dei tanti che hanno visto crescere il progetto. Lo stadio rifatto – che sarà completame­nte pronto per la stagione prossima – ai piedi delle Mura della Città Alta di Bergamo resta l’orgoglio più grande di Antonio e Luca. Il loro top player, come il presidente lo ha definito recentemen­te.

Lo stadio, il top player Più di un giocatore perché rappresent­a l’aggregazio­ne dei bergamasch­i di città e della provincia. “Tutti a piedi allo stadio” è uno degli aspetti che i Percassi amano dell’impianto incastonat­o tra le case della città. Questa stagione ha portato Bergamo per le piazze d’Europa. Quelle calcistich­e: da Lisbona a Liverpool, da Marsiglia a Dublino. Eliminare lo Sporting, i Reds, i francesi e piegare per la prima volta il Bayer non è spiegabile a parole. Lo spiega il campo, quello che ha trasmesso Gasperini, ciò che ha mostrato e sviluppato. Il suo calcio è riconoscib­ile e ammirato da tutti. Quando nel 2016 arrivò a Bergamo il suo stile di gioco sembrava confinato nel suo ego. A distanza di otto anni il suo stile di gioco è moderno e fa moda. Intensità con e senza palla, aggression­e, ricerca della profondità, uno contro uno. Tutti aspetti di un calcio che ha messo in difficoltà le big d’Italia e d’Europa. Per Pep Guardiola sfidare il Gasp significa andare dal dentista. Su quella poltrona si è se

duto anche Jurgen Klopp in stagione. Così come Ruben Amorim, Xabi Alonso, Stefano Pioli, Maurizio Sarri, allenatori emergenti o esperti.

L’emozione Perché Gasperini è democratic­o: non ci sono momenti in cui pensare se spingere o meno. Si va, senza pensare alla gara successiva. D’altronde ha conquistat­o un posto nella prossima Champions vincendo a Lecce, nel sabato posto tra le due finali, quella di Roma contro la Juventus per la Coppa Italia e quella di Dublino contro il Bayer Leverkusen per l’Europa League. Un altro al suo posto avrebbe riflettuto, avrebbe messo la squadra nella posizione di surplace, attendendo magari il turno successivo di campionato. A pensarci bene tutto questo è normale visto che nell’intervallo di Atalanta-Liverpool, ritorno dei quarti di Europa League, a un suo dubbio sul restare o meno così aggressivi nonostante lo 0-1 dei primi 45’, i suoi ragazzi gli hanno detto chiarament­e «no mister, rimaniamo alti, andiamo a prenderli». Una gioia per un allenatore, da lacrima per l’emozione. Quella che da ieri notte un intero popolo vive grazie ai Percassi, a Pagliuca, a Gasperini, allo staff e a tutti i giocatori.

 ?? AFP ?? Gruppo d’acciaio L’esultanza in gruppo dei giocatori dell’Atalanta nella magica notte all’Aviva Stadium di Dublino
AFP Gruppo d’acciaio L’esultanza in gruppo dei giocatori dell’Atalanta nella magica notte all’Aviva Stadium di Dublino

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