La Gazzetta dello Sport

LE GRANDI SQUADRE SENZA UN BUON 9 NON ARRIVANO DA NESSUNA PARTE

- di ALESSANDRO DE CALÒ

Non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo. Succede anche nel calcio. Accade con le cose piccole, apparentem­ente indipenden­ti e compiute. Sono lampi. Come quelli di Joselu, spagnolo emigrato in Germania e tornato faticosame­nte a casa. Ancelotti ce l’ha in dotazione nel Real, come rincalzo, e lo ha speso al momento giusto in Champions contro il Bayern. Joselu ha fatto il suo mestiere di apriscatol­e, con una scioltezza che lo ha reso inevitabil­e, assieme a una rapidità quasi insolente. Nella parte sommersa dell’iceberg che muove questa storia non c’è soltanto la tempesta emotiva dell’affermazio­ne personale di Joselu, la rivalsa sul calcio tedesco. Esiste qualcos’altro, il segno di una linea di tendenza. Questo segno ci dice che nessuna squadra di vertice può prescinder­e dal peso decisivo di un attaccante centrale. Oggi è così. Abbiamo visto nascere e tramontare l’epoca del “falso nueve”, aperta da Guardiola nel Barça e chiusa dallo stesso Pep nel City con un sipario

chiamato Haaland. Per dirla tutta, proprio Ancelotti in questa stagione ha in parte riaperto e frequentat­o la vecchia opzione. Doveva trovare la giusta collocazio­ne a Bellingham, nell’equilibrio della squadra. Ma alla fine, quando stava con un piede fuori dalla Champions, ha dovuto togliere di tasca l’apriscatol­e e usarlo vicino alla porta

avversaria, come fanno tutti i big. Credo che la centralità del 9 sia sempre più evidente. Anche in Italia continua a crescere. Lautaro Martinez con i suoi venti e passa gol in campionato è stato il braccio armato per la seconda stella dell’Inter. Logico dunque che il rinnovo di contratto dell’argentino – un classico 9 anche se indossa il 10 – sia al centro di tante curiosità e attenzioni.

I primi quattro nella classifica marcatori della A sono punte centrali. Sul podio, dietro a Lautaro, troviamo Vlahovic (16 gol) e Osimhen (15). Giroud (14) divide la quarta piazza col genoano Gudmundsso­n, uno da premio “perbacco”

destinato a una big. La fantastica Atalanta del Gasp finalista di Europa League – che domani si gioca il quinto posto in una specie di spareggio Champions con la Roma – ha cambiato marcia da quando ha potuto contare sul vero Scamacca. La Dea di gol ne segna tanti, ha il terzo attacco della Serie A, però il peso di un 9 di ruolo è stato determinan­te anche sul fronte internazio­nale. Il lavoro di Gasperini vale come assist per la Nazionale di Spalletti, ancora alla ricerca di un centravant­i titolare per l’Europeo in Germania. L’altra sera Scamacca ha centrato una traversa, contro il Marsiglia, e anche senza trovare il gol ha dato un contributo importante allo storico successo nerazzurro. C’è un filo rosso che lega molte squadre. Osimhen, per esempio, è lo svincolo di tutti i programmi futuri del Napoli.

C’era un’ipotesi Psg, nel dopo Mbappé, ma sembra che il bomber nigeriano, capocannon­iere nella stagione dello scudetto vinto dal Napoli, preferisca il palcosceni­co della Premier. Chelsea o Arsenal potrebbero spendere molti soldi per portarlo a Londra, puntando a un salto di qualità. De Laurentiis, stavolta, non può sbagliare la scelta alternativ­a. E neanche il Milan può permetters­i il minimo errore nell’acquisto del centravant­i chiamato a sostituire Giroud, che a 37 anni è destinato a chiudere la carriera negli Usa. Ai rossoneri serve un grande investimen­to e una visione capace di esaltarlo. Sulla giostra girano i nomi dei vari Sesko, Gimenez, Gyokeres, David e Guirassy. Alcuni sono gli stessi del casting per il 9 del Napoli. Scommesse che offrono meno garanzie di Zirkzee, già collaudato nel nostro campionato. La stella del Bologna potrebbe forse seguire Motta e raddoppiar­e Vlahovic nella Juve. In generale, vedendo le cose come siamo, rimaniamo distanti dal livello dei totem, i vari Haaland, Lewandowsk­i e Kane, gente abituata a spostare equilibri. Ma la rilevanza del 9, l’aumento del suo peso, tiene assieme l’alto e il basso, il campione e le comparse. In questo territorio, come ha dimostrato Joselu, comanda l’istinto. E quello che conta è passare oltre, senza tentenname­nti.

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