NAPOLI CHE RIMPIANTI BASTAVA PRENDERE SUBITO CALZONA...
Ennio Flaiano - scrittore e giornalista del Novecento - diceva che in Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Aveva ragione e il Napoli del post scudetto lo dimostra: Spalletti-Garcia-MazzarriCalzona, laddove Spalletti e Calzona erano e sono allenatori vicinissimi. Calzona ha lavorato a lungo con Maurizio Sarri e ha fatto parte dello staff tecnico di Luciano Spalletti nel Napoli 2021-22. Sarebbe bastato unire questi puntini, ma Aurelio De Laurentiis - che dovrebbe aver conosciuto Flaiano, sceneggiatore per esempio de “Le notti di Cabiria”, film di Fellini prodotto da Dino De Laurentiis, lo zio di Aurelio - il presidente del Napoli, dicevamo, ha preferito passare prima per la “grandeur” di Rudi Garcia e poi per l’usato (in)sicuro di Walter Mazzarri. Un discreto ghirigoro.
Con il senno di poi, sempre facile da usare, se De Laurentiis fosse andato dritto su Francesco Calzona, oggi il Napoli non sarebbe settimo, ma tra le prime quattro.
Non vogliamo dire che con Calzona già in estate al posto di Spalletti la squadra avrebbe rivinto il campionato. Difficile, a Napoli due scudetti di fila non li ha mai infilati nessuno, neppure Diego Maradona, anche perché è dura smaltire le scorie di una festa e di un’euforia prolungate. Siamo però abbastanza certi che, con Calzona subito, il Napoli oggi nuoterebbe alle latitudini di Juve e Milan, tra secondo e terzo posto, con la relativa sicurezza di partecipare alla
prossima Champions. Nulla è perduto: il Napoli è a meno otto dal quarto posto del Bologna e a meno quattro dalla quinta piazza della Roma. Se l’Italia si confermerà prima o seconda nel ranking Uefa, i pass per la prossima Champions potrebbero essere cinque.
Mancano 11 giornate, molto rimane accessibile.
In quattro partite da tecnico del Napoli, Calzona non ha mai perso. Due vittorie e un pari in campionato, con l’1-1 del Cagliari incassato al 90’. Un pareggio in Champions, nell’andata degli ottavi contro il Barcellona, un 1-1 promettente in vista del ritorno di martedì prossimo in Spagna. Calzona ha reso possibile quel che sembrava impossibile, un Napoli competitivo contro il Barcellona, che, per quanti problemi e difficoltà abbia, resta una delle grandi d’Europa.
Calzona non si è inventato chissà che cosa, ha riannodato i fili del gioco di Spalletti, spezzati da Garcia e non riallacciati da Mazzarri, nonostante i ripetuti e maldestri tentativi. Sistema 43-3, come la Slovacchia di cui Calzona è rimasto c.t.; lo slovacco Lobotka di nuovo guardiano del possesso, senza snaturamenti; l’idea strategica di fondo, giocare sempre per vincere e mai per non perdere. Un ritorno alle origini sarriane e spallettiane.
Calzona sarà uno dei quattro allenatori italiani all’Europeo, gli altri tre sono Spalletti (Italia), Vincenzo Montella (Turchia) e Marco Rossi (Ungheria). Anche Domenico Tedesco, c.t. del Belgio, è nato in Italia e ha il nostro passaporto, ma è cresciuto ed è diventato qualcuno in Germania e va considerato più tedesco che italiano. Gli allenatori bravi ci sono, basta agganciarli alle squadre con linee dritte, senza perdersi in arabeschi, come dimostra il rally SpallettiGarcia-Mazzarri-Calzona.
L’errore è stato puntare su due allenatori, Garcia e Mazzarri, così diversi da Spalletti