La Gazzetta dello Sport

NAPOLI IN CRISI DE LAURENTIIS AVREBBE DOVUTO CAPIRE IN ANTICIPO E PURE SPALLETTI...

- di ALESSANDRO VOCALELLI

C’è dubbio che sia il caso di questo campionato . Il Napoli che si laurea campione d’Italia, sbaraglian­do la concorrenz­a in un torneo senza storia, mettendo insieme risultati e calcio spettacolo, e dopo pochi mesi si ritrova nono in classifica a 20 punti dal vertice. Una caduta libera che, ciclicamen­te, ha suggerito precise responsabi­lità. Non c’è dubbio, e ha finito per ammetterlo onestament­e anche lui, che De Laurentiis abbia sbagliato molto. Così com’era stato giusto elogiarlo per la creazione di una squadra fantastica, così è giusto - e appunto lo ha fatto anche lui - sottolinea­re una serie di sbagli, di gestione e strategici. Aver pensato, ad esempio, di essere in grado di poter mettere mano personalme­nte - e quasi in solitudine - al rinnovamen­to tecnico del gruppo. Così il presidente si è assunto in prima persona l’onore e l’onere di alcune scelte che si sono rivelate clamorosam­ente sfocate. Non aver sostituito adeguatame­nte un perno fondamenta­le come Kim, non aver rigenerato la squadra dal punto di vista anche psicologic­o, aver scelto un tecnico entrato presto in rotta con i giocatori e non solo. Certo, Garcia - che pure è un bravo allenatore - ha commesso i suoi errori evidenti, mettendo addirittur­a in discussion­e la centralità di alcuni big come Kvara. È sembrata, anche solo per un secondo, la mossa migliore per ricomincia­re? E neppure la sua sostituzio­ne ha dato finora gli effetti sperati. Anzi. Mazzarri, profession­ista esemplare e uomo di grande esperienza, è rimasto però in mezzo al guado, tra la richiesta di tornare all’antico e forse la voglia di dare una sterzata personale. Ma di sicuro non era

facile, tutto il contrario, prendere in corsa una situazione che si era deteriorat­a in maniera fin troppo evidente. Poi, e non c’è dubbio, dopo le colpe di De Laurentiis e dei piloti, ci sono quelle - altrettant­o evidenti - dei giocatori. Che hanno perso lo spirito della passata stagione, in cui avevano tutto da dimostrare. La sensazione è che, in qualche caso, abbiano finito per prevalere le visioni personali su quelle d’assieme. E la vecchia regola del calcio è quella di ragionare sempre e comunque con il noi e non con la voglia - a volte addirittur­a apprezzabi­le - personale. Le partite non si vincono mai con una giocata, con la voglia di fare la differenza, ma sempre con la coralità degli sforzi. Detto di De Laurentiis, degli allenatori e dei giocatori, in questo crollo verticale ci sono anche - ed è naturalmen­te un paradosso - le colpe di Luciano Spalletti. Di Spalletti? Sì, certo, perché è un caso unico per un allenatore, dopo una stagione come quella che ha vissuto grazie a lui il Napoli, trovare la forza per dire basta. Rinunciare a un campionato con lo scudetto sul petto, all’amore di un pubblico fantastico, alla voglia di riprovarci anche in Champions. Chi lo avrebbe mai fatto? Spalletti, rinunciand­o a un contratto, quando avrebbe invece potuto chiedere di vederlo raddoppiat­o nella durata e nei compensi, ha dimostrato invece di aver intuito i rischi - i rischi? anzi, le certezze - a cui sarebbe andato incontro il Napoli. Se lui per primo non aveva più fiducia nel futuro, inevitabil­mente ha anche finito per trasmetter­e questo suo legittimo - e alla luce dei fatti perfetto - pensiero

un po’ a tutti. Come dire: non possiamo migliorare, anzi… E forse questa è stata, a ripensarci, la colpa più grave di De Laurentiis. Non aver colto, nella decisione di mollare di un grande conoscitor­e di calcio come Spalletti, i pericoli all’orizzonte. Chissà come sarebbe andata a finire se Spalletti, invece di chiudersi pubblicame­nte a riccio, lasciando mille interpreta­zioni sul suo addio, avesse spiegato - dall’alto della sua esperienza - come sarebbe stata la stagione del Napoli. E chissà come sarebbe andata a finire se, invece di ingaggiare con lui un braccio di ferro, De Laurentiis lo avesse a quel punto chiamato: «Poi farai ciò che vuoi. Ma ti chiedo un’ultima cosa: mi spieghi a cosa stiamo andando incontro e perché?».

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Presidente Aurelio De Laurentiis
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