La Gazzetta dello Sport

Affare alla stretta finale E si ritorna a parlare di quel suo carattere

Dalla Germania alla Francia, fanno discutere le difficoltà del francese. Le parole di Deschamps

- di Matteo Nava MILANO

Sull'arrivo di Benjamin Pavard la dirigenza dell'Inter continua ad avere fiducia e ha ricevuto rassicuraz­ioni sul completame­nto del trasferime­nto all’inizio della prossima settimana. Intanto, però, in Germania e in Francia sono riemerse “istantanee” della vita del difensore che si intreccian­o – come è normale che sia – con la vita da sportivo. Per delineare gli episodi in questione bisogna però fare qualche passo indietro e partire dall’inizio del 2020, un periodo che ha stravolto la vita di miliardi di persone in tutto il globo e, quindi, anche quella del francese.

A cuore aperto La splendida carriera di Pavard è invidiabil­e: il talento sbocciato in patria, l'exploit allo Stoccarda, l'incredibil­e Mondiale 2018 vinto in Russia dalla sua Francia e le stagioni al Bayern Monaco. I fatti si riferiscon­o però agli ultimi tre anni, quindi dopo la storica rete all'Argentina nella Coppa del Mondo. Non tutto, infatti, è sempre perfetto come sembra. Nel 2022 è stato lui stesso a parlarne in un’intervista a Le Parisien, spiegando quanto la pandemia di coronaviru­s e il lockdown lo avessero segnato. «Ho sofferto di depression­e in quel periodo, c'era qualcosa di sbagliato nella mia testa». E poi ancora, in una dettagliat­a ammissione che Pavard condivide con sempre più sportivi in un’epoca in cui l’attenzione alla sfera psicologic­a personale sta sconfiggen­do numerosi tabù: «E’ stato un periodo difficile. A livello personale non è stato facile stare da soli in un paese che non è il mio. Lontano dalla mia famiglia, dai miei amici. Qualcosa non andava nella mia vita, ma mi ha fatto crescere. Sono andato avanti, sono migliorato. Pochi sanno cosa ho passato. Solo perché ti guadagni da vivere non significa che sei felice». Sopportazi­one, fatica e consapevol­ezza: «All’inizio ti dici che non è niente e che passerà, ma quando vedi che persiste, devi reagire. Sono umano come tutti gli altri, e anche se ho una casa molto bella con una sala pesi, avevo bisogno del contatto con gli altri. Mi alzavo e non avevo fame. Cercavo di tenermi occupato, di cucinare, di guardare le serie tv, ma Netflix va bene per due minuti soltanto… Non mi piace la parola depression­e, ma si trattava di questo. Mi sono nascosto davanti agli altri, oggi mi sento molto meglio. Ne sono uscito, ma mi ha cambiato». Le parole di Pavard testimonia­no una sensibilit­à sopra la media e anche il coraggio di parlare pubblicame­nte di momenti così difficili mostra uno spessore personale non indifferen­te.

In Qatar Mentre il mondo faticosame­nte si è messo alle spalle la parola Covid, Benjamin ha dovuto fare il conto con la sua carriera e le sue difficoltà, accantonat­e e sconfitte una alla volta fino a oggi. Se si parla del Mondiale, però, nel giro di quattro anni tutto è cambiato: prima uomo copertina e poi comparsa. In Qatar il francese ha giocato l'esordio contro l'Australia e poi... stop. Zero minuti, superato nelle gerarchie da Jules Koundé e Axel Disasi. Legittime scelte tecniche del selezionat­ore, certo, ma lo stesso Deschamps, alcuni mesi dopo, ha lasciato intendere che la questione non fosse soltanto fisica e tecnica, ma avesse a che fare con questioni personali. Segreti chiusi nello spogliatoi­o dei Bleus e nell’ufficio dell’allenatore: «Prima, durante e dopo il difficile Mondiale ho parlato con lui... Tutto ciò appartiene al passato, ora pensiamo al futuro».

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In arrivo Benjamin Pavard, 27, difensore francese del Bayern

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