La Gazzetta dello Sport

IL CALCIO RIPARTE DA PEP IL RIVOLUZION­ARIO: COS’ALTRO INVENTERÀ?

- di DAVIDE CHINELLATO

L’uomo da battere è sempre lui, Pep Guardiola. «Ho scelto il City per imparare dal miglior allenatore del mondo» ha detto Joško Gvardiol presentand­osi come nuovo acquisto dei campioni di tutto. Il 21enne difensore croato non è l’unico a pensarlo: ne è convinto Mikel Arteta, avversario domani col suo Arsenal nel Community Shield, che assegna il primo trofeo del calcio inglese, ne è convinta una lunga schiera di allenatori ispirati dal gioco con cui Pep ha trasformat­o il City nella squadra che tremare il mondo fa.

Difficile dar loro torto. Meno di due mesi fa, il 10 giugno, Guardiola ha chiuso una stagione lunghissim­a facendo alzare al Manchester City quella Champions League per troppo tempo sfuggita nei 7 anni dell’era Pep. La vittoria sull’Inter è valsa il secondo triplete nella storia del calcio inglese, aggiungend­osi alla Premier che il City aveva conquistat­o con una splendida rimonta sull’Arsenal e all’FA Cup vinta a Wembley nello storico derby con lo United. Ha incoronato il City come una delle migliori dinastie nella storia, con quel trionfo europeo che serve da consacrazi­one. E ha incoronato Pep come quel luminare rivoluzion­ario che l’ha costruita, quello che con le sue intuizioni geniali riesce sempre a fare la differenza. L’ultima che ha perfeziona­to, quella che ha rappresent­ato la svolta del 2022-23, è il difensore ibrido, che avanza a centrocamp­o e converte il suo 4-3-3 di partenza in un 3-2-4-1 dentro cui il City ha

imparato a muoversi alla perfezione. Come la parte blu di Manchester sia capace di cambiare pelle senza cambiare troppo gli uomini è parte della genialità di Pep: nel corso della sua esperienza inglese ha completato la sua evoluzione da dogmatico interprete dei dettami imparati da Cruyff e dagli altri maestri che ha avuto a irresistib­ile innovatore, capace di leggere le partite, adattarsi agli avversari come nessuno e dare scacco matto, che calcistica­mente parlando si traduce in vittorie in serie, punti e finali.

Pep l’innovatore, quello che apre il 2023-24 come il timoniere della squadra da battere, dovrà ancora inventarsi qualcosa. Il suo City ha perso per strada due pilastri dell’ultima parte della sua storia come Ilkay Gündogan e Riyad Mahrez, due che oltre a metterci il genio e le giocate decisive nei momenti che contano, hanno firmato le vittorie con personalit­à e gol, convertend­o in campo le idee di Pep in vittorie. Il City per ora ha preso Mateo Kovacic, che ha le caratteris­tiche per rimpiazzar­e il capitano perduto, e ora Gvardiol, difensore con il talento e la testa per essere trasformat­o da Guardiola nell’ennesimo gioiello della collezione City. Uno dei segreti del successo di Pep, quello che quasi tutti gli imitatori non riescono a replicare, è la sua capacità di leggere Guardiola vede il primo trofeo di questa stagione dopo che il suo City ha vinto tutto nella scorsa. Il segreto? La capacità di leggere la squadra la squadra, di capire quali sono gli aggiustame­nti che servono e individuar­e poi gli uomini giusti per portarli avanti con successo. È questo che lo rende l’ingredient­e fondamenta­le dell’era Manchester City, una squadra che ha vinto giocando in tutti i modi, con un centravant­i o senza, coi terzini o senza, seguendo sempre quei piccoli, geniali aggiustame­nti partoriti dalla mente di Pep. Tanti allenatori avrebbero vinto qualcosa con una squadra dal portafogli­o quasi illimitato come il City degli emiri; solo uno, il migliore di tutti, poteva trasformar­la in una dinastia longeva ben oltre le aspettativ­e di Guardiola stesso, capace ogni anno di rinnovarsi, di trovare il modo giusto per vincere, di superare

tutti gli avversari. Il City che oggi pomeriggio a Wembley sfida l’Arsenal nel primo atto ufficiale della stagione inglese non sarà ancora perfetto, avrà ancora bisogno di qualche aggiustame­nto sul mercato. Ma fino a quando avrà il genio di Guardiola, la sua capacità di risolvere i problemi con soluzioni che a nessun altro sarebbero venute in mente, resterà la squadra da battere. Con buona pace della Premier, che sta diventando il campionato più bello del mondo che in tanti sognano di vincere, ma che alla fine finisce sempre sotto il cielo della parte blu di Manchester.

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 ?? ?? Pensiero Pep Guardiola, 52, anni, allenatore del Manchester City che domani affronta l’Arsenal di Mikel Arteta per il Community Shields, a Wembley
Pensiero Pep Guardiola, 52, anni, allenatore del Manchester City che domani affronta l’Arsenal di Mikel Arteta per il Community Shields, a Wembley

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