UN LAMPO DI KARAMOH PER BATTERE L’UDINESE SCAVALCATA AL 7° POSTO
I granata credono di più nella vittoria e centrano il successo con merito: decide l’ivoriano
In attesa di scoprire se il settimo posto regalerà un timbro sul passaporto, il Torino dimostra con i fatti di avere individuato l’obiettivo stagionale. Arriva un momento, solitamente tra fine inverno e inizio primavera, in cui è forte il rischio del calo delle motivazioni per le squadre che non lottano per un traguardo concreto. Il sogno europeo, che potrebbe materializzarsi qualora la Coppa Italia fosse vinta da una squadra già qualificata per le manifestazioni internazionali, è uno stimolo prezioso, da coltivare con cura, da innaffiare giorno dopo giorno. Perché, se anche poi non arrivasse il premio tanto sperato, il Toro sarebbe comunque cresciuto in prospettiva dopo aver disputato con ambizione il girone di ritorno: alzare le aspettative e di conseguenza il livello è uno step fondamentale. Lo stesso discorso varrebbe per l’Udinese che ieri, però, ha mostrato il vestito più dimesso del suo armadio. Oltre ad aver perso subendo anche il sorpasso al settimo posto, la squadra di Sottil è sembrata svagata come se fosse, per ricollegarci al discorso di partenza, priva di obiettivi. Un solo vero tiro nello specchio della porta e da fuori area: questo il bilancio offensivo dei bianconeri, raramente visti così spenti e privi di idee nella trequarti avversaria. Merito anche del Toro, attento a chiudere spazi e a concedere pochissimo. Nemmeno i granata hanno creato molto, ma sono sempre stati in partita e hanno dato l’impressione di credere di più nella vittoria, arrivata grazie a una rete di Karamoh su cross di Aina all’alba della ripresa. Due scelte di Juric, che ha preferito lasciare in panchina Vlasic per 55’ e Singo per tutta la gara.
Partenza lenta Il primo tempo ha raccontato poco calcio. Un solo tiro in porta, nemmeno pericoloso (girata volante di Karamoh su cross di Aina: le prove generali del gol), e pochi tentativi convinti. L’Udinese non ha costruito assolutamente nulla, solo una volta Beto si è liberato di Buongiorno e ha effettuato un insidioso cross rasoterra su cui
Schuurs è stato bravissimo a intervenire in scivolata. Sulle fasce, solitamente terreno di caccia, i bianconeri sono scesi pochissimo e in mezzo la manovra era lenta e faticosa. Samardzic era fuori dal gioco e solo Arslan provava ad alzare il ritmo con qualche discesa palla al piede. Davvero troppo poco. Il Toro ha iniziato su ritmi bassi, forse pensando a gestire le energie dopo il mercogli ledì di Coppa Italia, però poi, guidato da Ricci, ha capito che c’era la possibilità di colpire e ha provato con discreto successo ad aumentare l’aggressività. Una bella palla filtrante di Sanabria non è stata controllata da Linetty in area, è mancata la qualità di Miranchuk in alcune rifiniture e anche la spinta sulle fasce è stata saltuaria, ma il predominio era chiaro.
La svolta Dopo l’intervallo i granata hanno continuato a premere con maggiore convinzione e a inizio ripresa è arrivato il gol decisivo: bel cross di Aina, ottimo taglio e tocco vincente di Karamoh con dormita colossale di Ehizibue. L’Udinese si è leggermente scossa e ha cercato di proporre qualcosa in avanti sfruttando le sponde dei due attaccanti e gli inserimenti da dietro. Un tiro da lontano di Walace al 17’ del secondo tempo è stata la prima conclusione nello specchio della porta di Milinkovic, fino ad allora costretto solo a qualche uscita. L’Udinese ha trasmesso un’idea, seppur vaga, di pericolosità dopo l’ingresso di Thauvin che si è piazzato alle spalle di Beto e Success e ha creato qualche fastidio ai difensori avversari. Rispetto alla prima parte della gara, le punte sono state accompagnate di più e alcune azioni sono morte per scarsa precisione nella rifinitura o per scelte sbagliate. E infatti, nonostante una maggiore