La Gazzetta dello Sport

QUELLO SCONTRO DA EVITARE

- Di Mimmo Cugini

Non è la prima volta nella storia del calcio che il numero 1 al mondo cambi maglia. È successo più volte a Diego Maradona e qualche anno dopo a Ronaldo il Fenomeno. Trasferime­nti complicati e accompagna­ti da veleni e polemiche, tradimenti veri o presunti, montagne di soldi spostati. Ma la vicenda che in questi giorni vede protagonis­ta Leo Messi è assolutame­nte inedita e difficilme­nte si ripeterà in futuro. Inedita come la storia dell’argentino arrivato in Catalogna a 13 anni e diventato il simbolo della città. In maglia blaugrana Messi ha vinto tutto anche e non solo per il suo sconfinato talento, ma pure perché il club ha pensato sempre e solo a costruire una squadra che esaltasse le sue capacità. Anno dopo anno il potere di Messi è cresciuto, i maligni dicono che sia lui a suggerire gli acquisti e decidere chi se ne va. E gli stessi maligni dicono che Leo usa lo stesso sistema anche con l’Argentina. Vero o falso che sia non ci stupiamo che il parere di un campione di questo livello venga tenuto in consideraz­ione da chi gestisce il club. Per le società è sempre più difficile far rispettare i contratti quando un giocatore vuole cambiare maglia, ma qui siamo andati oltre. Non c’è ancora una squadra che si sia presentata dal Barcellona per aprire una trattativa, forse perché nessuno può permetters­i di spendere 700 milioni neanche per Leo Messi. La battaglia legale che si sta aprendo tra il miglior giocatore del mondo e il club che lo ha allevato e cresciuto lascerà morti e feriti sulla sua strada. Possibile che non si potesse trovare un’altra soluzione?

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Capo chino Leo Messi, 33 anni, simbolo del Barcellona

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