«DICIOTTO MILIONI E UN GRANDE COLP0 LA VIRTUS È PRONTA A SFIDARE MILANO»
L’a.d. di Bologna: «Budget aumentato del 20%. Sarà una squadra da Eurolega, se si libera un posto noi ci saremo...»
Metabolizzate amarezza e delusione per la chiusura anticipata del campionato e l’annullamento dell’Eurocup, tornei che la vedevano in corsa per entrambi i primati e coi playoff già in tasca, la Virtus Segafredo si sta armando per un’altra stagione che la avvicini allo scudetto e all’Eurolega, obiettivi dichiarati del club. Il trio Baraldi-Ronci-Djordjevic è da tempo sul pezzo per rinforzare la squadra che con gli arrivi di Alibegovic, Tessitori e Abass ha accentuato la sua anima italiana. L’a.d. Baraldi ha tutto sotto controllo per allestire una Virtus pronta a vincere subito rilanciando la sfida a Milano e Venezia e alle big europee.
Dottor Baraldi, nei giorni scorsi è stato pubblicato il calendario di Eurolega 2021 col Panathinaikos regolarmente inserito. Avete riposto le speranze di entrare nel torneo principale di ECA al posto del club greco?
«Giudico corretto il comportamento di Eurolega non avendo il Panathinaikos presentato garanzie economiche sulla sua uscita di scena. Crediamo però che la partita sia ancora aperta e perciò rimaniamo alla finestra in attesa di sviluppi. Di sicuro parteciperemo all’Eurocup ma nel frattempo stiamo costruendo una squadra competitiva anche per l’Eurolega».
Sul mercato avete confermato 8 decimi della squadra e inserito tre italiani. Quanti pezzi mancano per finire il roster? «Rispetto all’anno passato usciranno Cournooh, Gaines, Marble e Delia. Ci manca un esterno di qualità, poi potremmo fare un’ulteriore addizione in caso di Eurolega».
Recentemente il patron Zanetti ha ventilato un colpo grosso straniero. E’ ancora calda questa ipotesi?
«Sì, cerchiamo un giocatore di alto livello ma senza creare troppe aspettative nei tifosi: non prenderemo un fuoriclasse da 5 milioni di dollari e nemmeno da due. Tanto per capirci, noi la stella ce l’abbiamo già, ovviamente parlo di Milos. Da lui ci aspettiamo per la prossima stagione il contributo tecnico che gli appartiene e una sempre più forte leadership da condividere col nostro coach Djordjevic».
Il vostro budget subirà restrizioni per le perdite dovute al Covid?
«No, per fortuna. Con grande disponibilità, e di questo lo ringrazio, il nostro patron Zanetti ha deciso di ripianare personalmente il passivo della stagione chiusa in anticipo e di aumentare il budget del 20%. Passeremo da 15 a 18 milioni lordi. I nostri investimenti rientrano nell’ambito di un’azienda sportiva, qual è la Virtus Segafredo, e non come società sportiva. In questo ci distinguiamo da Milano».
Nei contratti c’è una clausola di taglio automatico degli stipendi se la pandemia dovesse andare avanti o ripresentarsi? «Sicuramente. Li abbiamo sottoscritti coi tre neoacquisti che non hanno battuto ciglio. E stiamo valutando di inserirli anche nei contratti precedenti. Non si può pensare di pagare stipendi se non viene offerta la prestazione a prescindere dagli eventi che la causano».
Per il futuro prossimo, è previsto il ritorno anticipato al PalaFiera (Segafredo Arena). Ci sono sviluppi sulla tempistica?
«Stiamo programmando il rientro, anche a porte chiuse, al Padiglione 30 per il 27 agosto con l’inizio della Supercoppa.
La nostra aspettativa è che, dopo le disposizioni sulle aperture per cinema e teatri, venga consentito l’afflusso anche nei palazzetti almeno al 50%. Così potremmo salvaguardare tutti i nostri abbonati».
Virtus e Fortitudo si sono unite contro il campionato a porte chiuse. Fip e Lega per ora non vi hanno ascoltato. Oggi Basket City è politicamente in minoranza?
«Noi e la Effe vogliamo difendere i valori della nostra piazza che, ricordo, fattura oltre il 30% del conto economico della Serie A. E tra questi valori ci sono i tifosi. Insieme abbiamo avversato la chiusura troppo frettolosa del campionato, oggi si poteva giocare in sedi sicure. Germania e Spagna sono andate avanti facendo grandi ascolti in tv. Potevamo seguire il loro esempio anche per mantenere vivo il rapporto con gli sponsor. Quella chiusura, a livello sportivo e istituzionale, è stato un autogol del basket». il fatto che molti club invitati a salire in A hanno rifiutato (ieri Verona, ndr). Vuol dire che il rischio di impresa viene considerato superiore al prestigio di giocare nel massimo campionato». proposito di Lega, il presidente Gandini, di cui la Virtus è stata principale elettrice, ha compiuto da poco i primi 100 giorni del suo governo. Si può già tracciare un bilancio? «Lo spessore manageriale di Gandini non si discute, ma oggi è prematuro pretendere cambiamenti radicali che il basket però dovrà affrontare quanto prima per andare avanti. Diciamo che Gandini avrebbe potuto imporre con più energia un provvedimento comune per tagliare gli stipendi a tutte le componenti della Serie A come reazione al Covid. Invece ha mollato la presa davanti al diniego dell’Associazione allenatori e di un club importante che non vuole limitazioni di spesa. Non avere imposto una linea univoca è stato un errore».
Le frasi di Messina non hanno toccato Zanetti Loro non sono sullo stesso piano: Ettore è un dipendente L’A.D. BARALDI SULLE FRECCIATE DEL COACH OLIMPIA
Ogni riferimento a Milano non è casuale. Alle parole del patron Zanetti: «Milano ci fa i dispetti sul mercato», Messina ha risposto: «Speravo fosse Crozza che lo imitava». Commento?
«Messina è una grande figura professionale ma come coach è sempre un dipendente dell’Olimpia. Zanetti è il proprietario della Virtus. Non sono sullo stesso piano, quelle parole non hanno toccato il nostro patron. Sarebbe stato diverso se le avesse usate il signor Armani».