Froome in sella si emoziona «Tre mesi fa non camminavo»
Uae Tour a Dubai: prima tappa della rinascita per il britannico che ritrova il gruppo tra selfie e complimenti
Il re è tornato. Evviva il re. Casco, occhialini e soprattutto la bicicletta. Froome affronta la piccola discesa che porta al podio-firma con la tigna del campione consumato. Lo aspettava da otto mesi, questo momento. Degli appuntamenti di inizio stagione, l’Uae Tour, organizzato con la collaborazione di Rcs Sport, è uno dei meglio frequentati e più competitivi, accoglie un mix di giovani leoni e veterani di mille battaglie e altrettanti successi, e tra gli sprinter ha messo insieme tutti i più forti ad eccezione di Viviani. Eppure, quando sale lassù per le formalità prima della partenza, gli applausi e le foto sono solo per lui. Dalla spiaggia, quella che fa simpaticamente dire a Ciccone che sarebbe meglio un bagno in mare che affrontare la tappa, i turisti abbandonano gli asciugamani e la tintarella per regalarsi un selfie con il vincitore di tutti i grandi Giri (4 Tour, 2 Vuelta e un Giro d’Italia): Chris è la stella polare. Disponibile con tutti, risponde alle ovazioni con un semplice gesto della mano e poi si sottopone accondiscendente a un paio di rapide domande: «Ho scelto questa corsa per il sole e perché è un bell’esame per il mio rientro. Sono felicissimo, posso senz’altro dire che mi sento come un neoprofessionista che deve esplorare dall’inizio le sue ambizioni».
Le sensazioni
La prima tappa, sotto i 30 gradi inattesi perfino qui nel deserto, scorre placida per un centinaio di chilometri e prima che le squadre dei velocisti prendano il controllo della corsa il Team Ineos si concede una tirata portando davanti il suo leader carismatico: si prova la condizione e intanto si sterilizzano i pericoli delle folate di vento improvvise. La velocità non è elevata, ma lo stile di Froome resta inconfondibile: spalle ingobbite e le gambe che mulinano sui pedali con una rapidità impressionante. Ai 30 dal traguardo, scocca il momento degli altri e il Lord britannico si fa dolcemente trascinare al centro del plotone, lasciandosi portare all’arrivo senza patemi. Il suo primo piazzamento dopo aver conosciuto l’inferno otto mesi fa recita 116°. Un dettaglio per gli annali, un passo da gigante per lui: «Per me è come una vittoria. Non sapete che emozione sia essere tornato ciclista, riassaporare il gusto del gruppo, rimettere fuori i gomiti. A dire il vero, sono molto eccitato».
La festa
Sono decine i corridori che gli stringono la mano e si complimentano e tanti lo hanno fatto anche prima del via. Chris, finita la tappa, dedica al giorno della rinascita una piccola festa nel bus della squadra, con il fratello e con Wout Poels, l’ex compagno che stava completando la ricognizione con lui in quel maledetto 12 giugno della caduta. Un destino che si rimette in moto. Oggi, sulle rampe della diga di Hatta, probabilmente Froome si staccherà, ma potrà finalmente vedere il mondo da un’altra prospettiva: «Tre mesi fa zoppicavo, non potevo neppure camminare bene. Conosco la mia forma attuale, non ho alcuna aspettativa. Però ho dimostrato che è possibile tornare dopo un incidente come il mio, essere qui è già uno dei più grandi successi della mia carriera». Il re è vivo. Evviva il re.
Rimettere fuori i gomiti è come una vittoria. Sì, sono molto eccitato Chris Froome