La Gazzetta dello Sport

Parate, podcast e fiducia Col giramondo Begovic il Diavolo resta al sicuro

Il bosniaco sfuggito alla guerra si divide tra campo e microfono. Gigio, domani nuovi test: c’è ottimismo

- di Marco Fallisi - MILANO LAPRESSE

Per non essere un giocatore di movimento, Asmir Begovic vanta un passo che nemmeno a Milan Lab sarebbero capaci di spiegare: ai tempi dello Stoke City gli erano bastati 13 secondi per fulminare con un destro al volo da 95 metri il collega Boruc del Southampto­n ed entrare nel Guinness dei primati; sabato a Firenze ha impiegato 37 secondi per bagnare l’esordio – al Milan e in Serie A – con la prima parata, una deviazione su un colpo di testa di Chiesa. Il vice-Gigio ha colto l’attimo e lo ha colto ancora lungo il resto dei 38 minuti giocati al posto dell’azzurro: bene su un altro tiro viola, prodezza sfiorata sul rigore di Pulgar, solo intuito, respinta provvidenz­iale di piede su un tocco di Caceres nel recupero.

Da film

Non avrebbe potuto immaginare “prima” migliore, il 32enne bosniaco arrivato a gennaio dal Bournemout­h in prestito secco. Anche perché il testimone lasciato da Reina andava raccolto con grande attenzione: con un fenomeno come Donnarumma tra i pali del Milan non c’è spazio per il turnover, ma in un anno e mezzo da riserva lo spagnolo si era dimostrato prezioso sia sul campo, infondendo sicurezza ai compagni quando chiamato in causa, sia nello spogliatoi­o, dove l’ex Napoli era uno dei leader. A Milanello Begovic è entrato in punta di piedi ma con una certa esperienza nel ruolo, perché le due stagioni al Chelsea erano trascorse così, secondo di Courtois e senatore in spogliatoi­o: «Conte mi considerav­a un uomo squadra e io rimasi anche dopo la partenza di Mourinho, abbiamo vinto ed è stato bello, ne è valsa la pena». Begovic sta vivendo l’esperienza in rossonero allo stesso modo, forte di una carriera che lo ha portato dalla Premier al Belgio fino all’Azerbaigia­n, ultima tappa

Che debutto Una parata di Asmir Begovic, 32 anni, a Firenze prima del Milan. E di una storia da film: la fuga a quattro anni da Trebinje, la città dov’è nato, sotto i bombardame­nti e il trasferime­nto in Germania con la famiglia. Papà Amir, portiere profession­ista in Jugoslavia, che si reinventa stuccatore e mamma Ajnija, studi da avvocato, che va a lavorare in fabbrica. Quindi i problemi per il rinnovo del visto, un altro addio e il Canada, nuovo approdo e secondo Paese di Begovic: prima di scegliere la Bosnia (con cui ha giocato il Mondiale 2014) Asmir ha vestito la maglia della nazionale canadese Under 20. Oggi studia da allenatore, conduce un podcast in cui parla di sport su Twitter e pensa a come lasciare il segno anche in rossonero, «un grande club in cui sono onorato di aver debuttato», come ha scritto ieri su Instagram.

Ottimismo Gigio

Da domani Begovic tornerà al lavoro a Milanello insieme ai compagni, lasciati a riposo da Pioli dopo due settimane impegnativ­e al ritmo di una gara ogni tre giorni. Resta da capire se a sudare con lui ci sarà anche Gigio Donnarumma, che si sottoporrà a nuovi esami per verificare le condizioni della caviglia sinistra: la distorsion­e evidenziat­a dai primi controlli dopo l’1-1 con la Fiorentina sembrava di lieve entità e proprio per questo si respira ottimismo. Se poi Gigio dovrà fermarsi qualche giorno per recuperare, Pioli sa di poter dormire sonni tranquilli: con questo Begovic il Milan è comunque in ottime mani.

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