La Gazzetta dello Sport

AHI JUVE!

CR7 NON BASTA PIÙ SUPER VERONA RICADUTA SARRI

- di Bianchi, Bianchin, Della Valle, Lusena, Fontana

Una fatal Verona per tutti. Stavolta ci cade la Juventus e non c’è niente da capire. La banda di Juric è stata superiore in ritmo, determinaz­ione, aggressivi­tà e, anche, gioco. A volte non basta un Ronaldo a risolvere i problemi. CR7 si mantiene ai suoi super livelli, prende un palo e poi firma il vantaggio, portando a dieci le sue partite di fila in gol. Magra consolazio­ne. Questa è una battuta d’arresto pesante per la banda Sarri, per il morale e per la classifica. Questa sera potrebbe avere ben tre squadre in un punto. Il triangolo sì, adesso è da considerar­e nella lotta scudetto. Perché questa Juve ha scoperto di essere vulnerabil­e, di soffrire l’alta velocità e di trovarsi in difficoltà nel leggere la partita e trovare degli antidoti. Il Verona ha meritato senza alcun dubbio la vittoria, è riuscita a reagire nel momento più delicato. La Juve, di contro, ha confermato la sua precaria forma e l’incapacità di cambiare passo quando serve. Qualche segnale c’era già stata nella vittoria contro la Fiorentina. Adesso il segnale è diventato d’allarme. Vediamo se Inter e Lazio riuscirann­o ad approfitta­rne.

La chiave

La condizione fisica, in primis, ha fatto la differenza. Altro che stanco per la partita infrasetti­manale di recupero con la Lazio. Il Verona è partito indemoniat­o: un pressing altissimo che non faceva ragionare gli uomini di Sarri. Pessina incollato a Pjanic per non far decollare la manovra, e poi capace di proporre lui stesso azioni verticali degne di nota. Amrabat, uomo ovunque, non sprecava un pallone. E quel tridente senza vere punte che faceva girare la testa a De Ligt e compagnia. La Juventus, assaltata e costretta a stare bassa, di rado è riuscita a uscire palla al piede e Szczesny era costretto come poche altre volte ai lanci lunghi per Higuain, in giornata nera, o Ronaldo. Quello di Juric, si sa, è un gioco tutto basato su intensità e grinta, da degno allievo di Gasperini, ma sarebbe riduttivo definirlo soltanto così. Perché le trame offensive sono velenose quanto l’interdizio­ne. Con Veloso, Amrabat, Pessina e Zaccagni la palla gira veloce ma anche precisa. Anche senza avere un vero centravant­i, il Verona comunque è riuscito a sfiorare più volte il vantaggio e anche a segnare di testa con Kumbulla sugli sviluppi di una punizione ma la Var ha annullato per fuorigioco. La Juve è rimasta imbambolat­a per una ventina di minuti e si è vista solo con un’azione personale di flash Douglas che, entrato in area, ha tirato una sassata sulla traversa. Dopo il gol annullato, la Juve si è un po’ svegliata e ha creato qualcosa con Ronaldo, che ha anche colpito un palo con un tiro in verità resistibil­e. Douglas Costa, ancora lui, ha dipinto l’azione più bella con un cross di esterno sul quale CR7 si è avventato in tuffo di testa. Ma al di là degli episodi, il Verona nel primo round è stato padrone del campo. La domanda era: non essendo il Liverpool, e con 90 minuti pesanti nelle gambe, poteva tenere un ritmo del genere anche nel secondo round? Si poteva anche pensare che quella della Juve fosse una strategia precisa: lasciare che i rivali si sfiancasse­ro per poi colpire. Nel secondo round, era inevitabil­e, il Verona ha abbassato un po’ l’intensità, si è allungato e il gol di Ronaldo, in ripartenza eh, sembrava confermare la tesi del “lasciamoli sfogare e poi

Il tecnico gialloblù legge benissimo la partita

I bianconeri in forma precaria: inutile l’ingresso di Dybala

colpiamo mettendo in campo la nostra superiore qualità”. Ma al vantaggio non è seguita una strategia vincente. La Juve invece che prendere campo, cercare il colpo del k.o. o perlomeno addormenta­re la partita con il palleggio, ha subito la reazione di un Verona che ha tirato fuori altra benzina chissà da dove.

I cambi

Juric ha vinto anche coi cambi. Già prima della rete di Ronaldo aveva inserito Verre facendo arretrare Zaccagni, e poi sostituend­o lo stesso con Pazzini. Sarri ha fatto il solito cambio Higuain-Dybala. Ma anche Paulo è rimasto invischiat­o nelle fitte trame color gialloblù. Che hanno approfitta­to di un errore di passaggio di Pjanic, su cui si è avventato Borini per il diagonale vincente. Quando Douglas Costa, l’unico che riusciva a creare superiorit­à numerica, si è stirato, Sarri ha speso Ramsey tenendolo largo, poi si è corretto alzando Cuadrado e cambiando De Sciglio con Bentancur. Mosse che si sono rivelate vane. Il Verona che continuava a spingere ha trovato il rigore, “pescato” dal Var, per un mani di Bonucci a contrastar­e una zuccata di Gunter finita sulla traversa. Nessuna beffa, la Var è stata una sorta di giustizia. Con buona pace di Ronaldo.

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Il rigore di Pazzini che permette al Verona di battere la capolista e di salire al 6° posto
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GETTY Delusione Paulo Dybala, 26 anni, esce dal campo deluso a fine partita dopo la sconfitta di Verona
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AFP/ANSA Decisivo Giampaolo Pazzini, 35 anni, a sinistra trasforma il rigore decisivo e sotto fa festa con la sua tipica esultanza anni e mezzo dall’ultima sconfitta della Juve contro una neopromoss­a: era il 18 maggio 2013, 2-3 con la Sampdoria
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