Lite sulla prescrizione Alleati ai ferri corti e maggioranza in bilico
Renzi a Bonafede «Non ha i numeri in Parlamento» Da Zingaretti e Pd l’appello a Conte «Trovi la sintesi»
Dallo spoglio delle Regionali è trascorsa soltanto una settimana, ma sui temi della giustizia (che già aveva scatenato le proteste degli avvocati all’inaugurazione dell’anno giudiziario) torna a salire la tensione nella maggioranza di governo, con gli alleati (soprattutto M5S e Italia Viva) sempre più distanti sullo stop alla prescrizione, uno dei passaggi della riforma voluta dal ministro Alfonso Bonafede. A riaccendere lo scontro erano state le parole di Matteo Renzi. Come aveva già fatto domenica, anche ieri il leader di Italia Viva ha ribadito il “no” alla riforma Bonafede, ponendo le sue condizioni: «Non passerà mai, al Senato senza di noi Bonafede non ha i numeri per far approvare la riforma», ha sottolineato Renzi, «gli abbiamo detto che sulla prescrizione non si può andare contro tutti».
L’aut aut
L’ultimatum lanciato dai renziani agli alleati scadrà entro tre giorni, quando alla Camera le commissioni Bilancio e Affari costituzionali dovranno votare il cosiddetto «lodo Annibali», un emendamento presentato al decreto Milleproroghe che sospende fino al gennaio 2021 l’applicazione della riforma Bonafede. Ma in campo c’è anche il disegno di legge Costa, presentato da Forza Italia, per cancellare completamente la riforma Bonafede. Finora le proposte di modifica presentate dalla maggioranza, che necessitano di ulteriori verifiche, sono state accantonate. In ogni caso, comunque, alla Camera - anche se i renziani votassero con le opposizioni - i numeri del governo non sarebbero a rischio. Diversa è invece la partita a Palazzo Madama, dove la maggioranza giallorossa è più risicata. Dal Pd, il segretario Nicola Zingaretti ha chiesto al premier Giuseppe Conte di impegnarsi «a produrre una sintesi» e ha avvertito il M5S: «Se non si trovasse una soluzione, noi andremo avanti con la nostra legge». Al momento nessun vertice sulla giustizia è stato fissato in agenda (anche se un giorno utile potrebbe essere proprio domani) ma il premier, viene sottolineato, «segue da vicino il dossier» e, pur non apprezzando il braccio di ferro interno alla maggioranza, «lavora a una soluzione». La maggioranza dovrà anche trovare presto una sintesi su altri temi contenuti nel Milleproroghe, come plastic tax e Autostrade.