«VERGOGNATEVI»
Buu e insulti è furia Balo Poi la Lazio al 91’ supera la prova del 9
Era il giorno dell’Epifania e al Chievo vennero colti di sorpresa dall’affollamento per la visita di una grande squadra: molti entrarono a partita iniziata, però riuscirono a vedere il gol di Mario Balotelli, il primo degli anni Dieci. Il ragazzo 19enne dell’Inter che avrebbe dovuto cambiare il calcio italiano però sentì anche qualcosa che non gli andò. E a fine partita lo disse in tv. Il Chievo reagì: «Erano solo fischi, i buu erano per il nostro Luciano». Calcio e razzismo andavano già d’accordo allora, indipendentemente da chi era il bersaglio. Ieri Balo, che nel frattempo non ha scalato il mondo come si augurava, ha fatto di nuovo il primo centro nella partita di apertura del decennio. Poi ha sentito ancora qualcosa che non gli piaceva e non ha aspettato le interviste, lo ha detto all’arbitro Manganiello. «Li senti?». E il direttore ha provato a rassicurarlo. «Ci penso io», due volte. Era il 30’ del primo tempo. La partita era ferma per un fallo, dall’altoparlante è stato fatto l’annuncio, minacciando sanzioni immediate in caso di reiterazione. A inizio secondo tempo è stata diffusa la medesima raccomandazione. Gli insulti sono calati.
Le offese
Dallo spicchio di curva riservata ai tifosi laziali è stata offesa a lungo la mamma del giocatore; alcuni ululati sono stati sentiti subito dopo l’inizio della gara; altre grida di scherno («tiraci la palla») hanno accompagnato le giocate di Balotelli. A Verona, il 3 novembre, Mario aveva calciato in tribuna il pallone per reagire a urla discriminatorie. Le indagini della procura hanno poi evidenziato uno spettatore che aveva preso di mira il giocatore con frasi razziste. Non conta il numero, ma stavolta Balotelli ha sentito più voci contro di lui e si è sfogato poi su Instagram: «Sconfitta che fa male ma ci rifaremo siamo sulla strada giusta. Laziali presenti oggi allo stadio VERGOGNATEVI! #saynotoracism».
La Lazio condanna
La Lazio ha preso le distanze dalla condotta dei tifosi con un comunicato nel quale si legge che la società “si dissocia nella maniera più tassativa dai comportamenti discriminatori di una sparutissima minoranza di tifosi e condanna simili ingiustificate intemperanze, confermando di perseguire giudiziariamente chi provoca una grave lesione all’immagine del club”. Balotelli è un personaggio che divide, ogni sua mossa alimenta sentenze e fantasie. Anche l’incidente di Capodanno era diventato uno strillo da “Mario distrugge una Ferrari”, invece si trattava di una 500. Il New York Times ha pubblicato un lungo servizio. Con alcune sottolineature che fanno pensare quanto sia popolare all’estero e come venga riflessa, in ogni sua presenza, l’immagine del nostro campionato. I temi erano sulla carriera che adesso lo ha riportato a Brescia e sul fatto che non venga “trattato come un giocatore, ma un giocatore nero. C’è sempre qualcuno pronto a farlo sentire come se non fosse a casa sua”. Ma oggi a Brescia lo fanno sentire a casa, forse per questo le altre tifoserie lo provocano.
L’amore ritrovato
«Vai Mario. Grande». Un ragazzo di colore è seduto per terra, davanti al fan shop del Brescia, allo stadio. La partita è finita, l’incitamento è per lui; si mette a ridere, come i ragazzi che glielo urlano. Anche un sosia di Balo basta per dimostrare il nuovo affetto tra tifoseria e attaccante. Un paio di mesi fa tirava un’aria diversa, Balotelli sentiva mugugni e insofferenza: la squadra continuava a perdere, Fabio Grosso lo aveva allontanato dall’allenamento, forse la decisione più incisiva per il Brescia nel breve periodo dell’interregno del sostituto di Eugenio Corini. Il quale da quando è tornato ha a disposizione un Balotelli diverso: intanto ha segnato per la seconda partita consecutiva; poi ha trovato la prima rete in casa, dopo quattro in trasferta. E viene applaudito anche per un passaggio. La gente gli dà fiducia, lui cerca di guadagnarsela dimostrandosi meno egoista. Gioca per tutti, ha capito che anche una normale salvezza (normale per lui, non per il Brescia) varrebbe come un titolo. L’unico che conta in mezzo a tante schifezze.
Il timbro di Balo Suo il primo gol in A del decennio così come lo fu quello del 2010