UNA VITA DA CHOLITO «STUDIO FIRMINO, MEDITO E SOGNO LA CHAMPIONS»
La punta non sta facendo rimpiangere Pavoletti «Il Cagliari può battere la Lazio. Immobile, però, è il n°1 in Italia. Fa movimenti pazzeschi»
Squilla il telefono. Sul display appare il suo nome: Diego. E’ il papà del Cholito. Giovanni il centravanti argentino del Cagliari, arrivato a fine mercato da Firenze, dove aveva chiuso un ciclo di due campionati, con una responsabilità enorme: sostituire il bomber Leonardo Pavoletti, crociato rotto, ma 16 gol nella passata stagione. Finora, soprattutto col consistente contributo di Joao Pedro (10 gol) l’operazione è riuscita alla grande. Giovanni ne ha fatti 4. «Posso solo migliorare, i gol arriveranno. Sto facendo il lavoro giusto, corro, aiuto, faccio la guerra. Certo, devo stare più dentro l’area». Simeone è l’opposto di Pavoletti. Il Cagliari con lui ha cambiato gioco, più palla a terra. Anche fuori è diverso. Più introspettivo, amante della psicologia, della meditazione, della lettura. Perché sa che tutto parte dalla testa. E allora bisogna partire da lì e capire come si svolge la sua giornata. «Mi sveglio, vado al campo, faccio colazione e un’ora prima dell’allenamento comincio con mobilità e attivazione mentale. Mi alleno con la squadra. Mangio ad Assemini. Torno a casa e ho due ore mie in cui guardo tv, gioco alla play o dormo. Poi faccio merenda col mate e qualcosa di dolce e quindi due ore di meditazione o addominali, tecniche di respirazione. A quel punto con Giulia decidiamo: film o, se c’è, serata Champions: partite con birretta analcolica. Ciò mi consente di avere equilibrio».
Mica facile stare in casa con lei, eh .... Lo psicologo ce l’ha ancora?
«Certo, Agustin c’è sempre. Sta a Buenos Aires. Ci parlo spesso, soprattutto per la reattività».
E Giulia Coppini, che lavora in tv, anche per Quelli che il calcio, come vive con lei?
«Benissimo. Giulia è il mio equilibrio, è una ragazza solare, ci vogliamo davvero tanto bene».
L’idea dei figli?
«Non è ancora il momento».
«Totalmente. Vivo per il calcio. Farei il portiere pur di giocare».
3Lei studia gli attaccanti. Le piaceva Sanchez, poi Falcao, quindi Suarez, Morata e Higuain... «Ora Firmino. È completo, fa tutto, fa gol, fa giocare gli altri».
3Ma lunedì lei deve sfidare la Lazio e un certo Ciro Immobile.
«In Italia è il migliore. Attacca bene lo spazio, fa movimenti pazzeschi». 3In serie A chi le piace? «Lautaro, ha fame di gol».
3Il Cagliari può battere la Lazio? Ricorda Roma?
«Sì, soprattutto l’Olgiata e lo stadio. Il Cagliari è una squadra in cui tutti vogliono migliorarsi. Ho capito subito che gruppo è: al 3° giorno ero a cena con Pisacane, non con gli argentini...».
3 Lei ha tatuata la Champions. Il suo sogno. Cagliari può ambire all’Europa?
«Sul braccio sinistro. La voglia c’è, ora puoi pensarlo, ma la realtà è che mancano sei mesi alla fine. A Firenze lo scorso anno partimmo forte e ci salvammo all’ultima giornata».
3Come definisce l’allenatore Rolando Maran?
«Umile, un lavoratore, persona equilibrata».
3Il tecnico a cui deve di più?
«Juric. E infatti il suo Verona non mi sorprende».
3Con Joao c’è intesa. Una definizione del suo compagno.
«Un ragazzino dentro il corpo di un grande. Ha qualità».
3Una foto della Sardegna
«Cala Goloritze. Con Giulia. Ci ha mandati lì Castro».
3Perché l’Italia?
«Perché amo lingua, persone, passata, pizza, vino. Ho già individuato un terreno in Toscana per fare un giorno il vino».
3Prima però vorrebbe essere allenato dal Cholo, suo papà?
«Eh, sì. È difficile lavorare tra padre e figlio. Ma credo che sia il miglior tecnico del mondo».
Dell’Italia mi piace tutto. Un giorno produrrò vino in Toscana
Sul nostro Paese
L’amore per il cibo e le persone
Un giorno vorrei essere allenato da mio padre. È il migliore al mondo
Su Diego Simeone
Il papà