La Gazzetta dello Sport

IL FRATELLO, IL JUDO E CHI PORTA IL SUO NOME: ESPOSITO VIVE ANCORA

Il Napoli gioca a Roma, dove 5 anni fa morì il giovane Pasquale racconta: «La mia famiglia segnata per sempre Ma con l’aiuto di Maddaloni, Ciro non sarà dimenticat­o»

- di Luigi Garlando - INVIATO A NAPOLI

Il grande rispetto verso questo dramma ci impone di non dimenticar­e nulla affinché non succeda mai più AURELIO DE LAURENTIIS, PRESIDENTE DEL NAPOLI

Dopo 5 anni, Pasquale Esposito ha ancora lacrime da versare e probabilme­nte ne avrà sempre, specie nei giorni in cui il Napoli andrà a giocare a Roma, come oggi.

«Il telegiorna­le diede la notizia del ferito.

Mai immaginavo che fosse lui. Poi vidi i suoi capelli e lo zainetto. È Ciro… Mia madre disse di no. È Ciro, è lui. È Ciro…»

Qui la voce si spezza e gli occhi si riempiono. Stadio Olimpico, 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia, Fiorentina-Napoli. Assalto a un pullman di tifosi napoletani in zona viale Tor di Quinto. Partono dei colpi di pistola. Rimane a terra Ciro Esposito, 29 anni, che muore 52 giorni dopo. Una scheggia del proiettile esploso si era conficcata nella colonna vertebrale. A sparare è stato Daniele “Gastone” De Santis, capo ultrà della Roma, 16 anni di carcere in Cassazione.

«Non c’è foto in cui io e mio fratello, più giovane di 2 anni, non siamo abbracciat­i. Vivevamo tutti insieme, uniti. La tragedia ha sfasciato la famiglia. Mio zio Bruno è morto di crepacuore 3 mesi dopo. Mio fratello Michele, il più piccolo, 2 anni meno di Ciro, se ne è andato al Nord a fare il pizzaiolo e ha lasciato l’autorimess­a-autolavagg­io dove lavoravamo insieme. In casa non ci parlavamo più, ognuno piangeva per conto suo. I primi anni sono stati terribili. Negli ultimi ci siamo ritrovati, faticosame­nte. Anche con Michele che però non si è mai più avvicinato al calcio. Io invece vado sempre in Curva B e mi siedo al posto che era di mio fratello, accanto allo striscione “Ciro al nostro fianco”. Lasciare il calcio vorrebbe dire darla vinta ai violenti e tradire in qualche modo Ciro. Ho fondato una squadra di calcio a 5 con ragazzi di Scampia, la “Ciro Vive”. Non ho scelto dei chierichet­ti… Che merito avrei avuto? Ho scelto ragazzi del quartiere che col tempo hanno imparato a controllar­si, anche per rispetto di mio fratello. Qualche problema all’inizio, poi però siamo saliti fino alla Serie C».

Il calcio e la Fondazione “Ciro Vive” per far fiorire dal ricordo di una tragedia valori positivi, rivolti soprattutt­o ai giovani, contro violenza e illegalità. In questa battaglia è impegnata dalla prima ora Antonella Leardi, la madre, che ha scritto un libro sul figlio, con prefazione di Giovanni Malagò.

E poi c’è un altro Ciro Esposito, che ha appena compiuto un anno.

«Quando è morto mio fratello, mia figlia Antonella aveva già 15 anni.

Non pensavamo ad altri figli. Invece poi l’ho cercato sperando che fosse maschio per chiamarlo Ciro. Arrivò, ma il ginecologo ci disse che era femmina. Avevamo già scelto il nome, Benedetta, e ricevuto i primi vestitini. All’ecografia struttural­e mi dissero: “Ha visto che bel pisellino ha suo figlio?”. Scoppiai a piangere a dirotto. Pensavano che c’ero rimasto male perché volevo la femmina… Come fai a non pensare a un regalo di Dio?».

E qui la storia intensa degli Esposito si tuffa in quella importante dei Maddaloni. Gianni Maddaloni, O Maè, Maestro di judo, ha portato all’oro olimpico di Sydney 2000 il figlio Pino e a titoli europei e italiani Marco, Laura, Bright… Ma, soprattutt­o, dal ’92 gestisce nel cuore di Scampia quel baluardo di legalità che è lo Star Judo Club. Ogni giorno, oltre a forgiare le nuove speranze della disciplina, Maddaloni strappa i ragazzi dalle scorciatoi­e della camorra e li educa alle regole e alla cultura del tatami. Giovedì, quando siamo passati a trovarlo, la palestra era piena di gente del quartiere che ritirava gratis borse di cibo. Non pagano neppure gli immigrati e i disabili che si allenano e i carcerati impegnati in un percorso di recupero. Precisa O Maè: «Do un’altra possibilit­à ai poveracci che hanno sbagliato per fame, agli spacciator­i… Ma chi uccide, nella mia palestra non entra. Quelli tipo l’assassino di Ciro devono restare dentro tutta la vita». All’ingresso della palestra è affisso da anni un ritratto sorridente di Ciro Esposito. Il piccolo Ciro lo ha già preso in braccio:

«È già tosto… A 2 anni comincerò ad allenarlo. A quell’età lo faccio solo per i figli degli amici. Se poi sceglierà il calcio, gli avrò dato buone basi: saprà saltare gli ostacoli, cadere, avrà equilibrio e rispetto». Pasquale, il papà,

concorda: «Sceglierà lui cosa fare, ma intanto imparerà le regole e a fare l’inchino agli avversari. So già le parole che userò per raccontarg­li chi era suo zio e che cosa gli è successo».

Scampia non è Gomorra, è soprattutt­o il Clan Maddaloni; è la resistenza sommersa di tanta gente per bene; è l’alleanza tra Pasquale e Gianni, che fonda su un vissuto comune, perché anche O Maè ha perso un fratello minore, morto in carcere; è Ciro che a 2 anni vestirà il suo primo judogi e nel suo piccolo lotterà per un futuro in cui non si morirà più andando allo stadio. Oggi il Napoli gioca a Roma, senza tifosi al seguito. Dopo le polemiche del San Paolo, l’aria è elettrica. Pasquale era allo stadio:

«Su Llorente era rigore tutta la vita, ma non abbiamo vinto perché abbiamo sbagliato troppi gol e ci siamo fermati a protestare, mentre l’Atalanta faceva 2-2. Svolta a Roma? No, purtroppo la svolta c’è stata con i 4 punti persi tra Spal e Atalanta».

Il primo augurio è che la partita scivoli serena. Scrive bene il presidente De Laurentiis nel libro di mamma Esposito: «Il grande rispetto verso questo dramma ci impone di non dimenticar­e nulla. Facendo tesoro di quello che è stato, affinché non succeda più».

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1 Pasquale Esposito, fratello di Ciro, e Gianni Maddaloni, maestro di judo allo Star Judo Club di Scampia. Alle loro spalle il ritratto di Ciro Esposito, ucciso 5 anni fa 2 Ciro a terra, colpito da un proiettile 3 Uno striscione di sostegno della curva del Napoli quando Ciro lottava per la vita in ospedale 4 Gianni Maddaloni mostra l’oro olimpico vinto dal figlio Pino nel 2000 a Ciro Esposito, figlio di Pasquale e nipote di Ciro 5 Ciro con la fidanzata in giorni felici
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