La Gazzetta dello Sport

La versione di Sarri: «Buon secondo tempo ma quanti erroracci»

Il tecnico bianconero: «Per 40’ abbiamo palleggiat­o nel modo giusto, negli ultimi 5’ troppo superficia­li»

- Di Luca Bianchin- INVIATO A TORINO

Maurizio Sarri sarà anche raffreddat­o – lo dice lui – ma la Juve scalda lo Stadium che, al netto della paura finale, si diverte e applaude. MS ha convinto tutti che non si vedrà mai una copia del suo Napoli — palleggio stretto, ritmo alto, imbucate – eppure la Juve cresce. Sarri indossa la classica polo blu a maniche lunghe – gran fisico, a Torino comincia a far freddo - e in bocca ha un filtro delle Merit. Mastica, mastica, lui mastica il filtro e la Juve mastica gioco, palleggia, risale il campo palla a terra, trova l’uomo libero. Sarri non nega che sì, quello che ha visto gli è piaciuto: «Nel secondo tempo abbiamo mosso la palla più velocement­e e loro arrivavano una frazione di secondo più tardi. Non so se siamo stati più bravi noi o se loro hanno speso tanto».

Superficia­lità (un po’)

Bene tutto, ma con riserva: «Il confine tra palleggiar­e in modo produttivo e diventare un po’ effimeri è molto sottile – dice Sarri —. Noi per 40 minuti lo abbiamo fatto in maniera giusta, negli ultimi cinque in maniera errata. Abbiamo perso due-tre palloni sulla nostra trequarti in modo banale e fatto tre-quattro erroracci quasi da superficia­lità. C’è da far capire bene che il palleggio deve essere di sostanza, mai fine a se stesso». Insomma, in tre comandamen­ti: aggredire le partite, palleggiar­e con attenzione, rischiare nulla nel finale. Il bilancio però è positivo, la Juve lavora sui dettagli come le grandi squadre che vincono ma non si accontenta­no. Riecco Sarri: «Una volta andati in vantaggio, abbiamo avuto immediatam­ente un calo di determinaz­ione. Siamo entrati in modalità gestione e non va bene».

Adrien e Sinisa

Sarri non è entrato in modalità turnover, però ha scelto Rabiot per Matuidi. E quì c’è forse il messaggio più importante per il futuro: il francese, soprattutt­o nel secondo tempo, ha convinto e dimostrato di poter essere un pezzo del puzzle per il futuro. Davanti a lui, Bernardesc­hi è stato confermato da 10 e Sarri se ci ripensa è soddisfatt­o: «Federico ha qualità fisiche, per noi è importante perché fa lavorare molto meno i due attaccanti. Questo lavoro gli toglie qualcosa nella fase offensiva, ma stasera era molto vivo. Gli è mancato un pizzico di lucidità». Juve-Bologna però era soprattutt­o il ritrovo con l’amico Mihajlovic. Fabio Paratici nel prepartita ha parlato di Sinisa come di «un grande tecnico, che qui ha grandi estimatori». Sarri ha provato a salutarlo anche nel post-partita ma si è accontenta­to dei saluti: «Gli ho parlato da lontano perché sono raffreddat­o e non vorrei essere un danno per lui. Ma vederlo in campo mi dà una grande gioia».

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LAPRESSE Ex Napoli Maurizio Sarri, 60 anni, primo anno alla Juventus

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