Trentin: «Mai partito così bene»
●Grand’Italia: dopo il tricolore Viviani in Australia (2 successi), il campione d’Europa vince alla Valenciana: «Il nuovo lavoro invernale paga»
Vincere la prima volata dell’anno disputata per Matteo Trentin significa – anche – ringiovanire: «Non mi era mai capitato! Anzi, sì. Una volta, da allievo. Saranno passati quindici anni. Sportivamente parlando, un’era». Il 29enne trentino della Mitchelton-Scott – campione d’Europa in carica, con all’attivo anche due Parigi-Tours e tappe a Giro, Tour e Vuelta – è andato a segno ad Alicante nella seconda tappa della Vuelta Valenciana (in testa c’è sempre Boasson Hagen) davanti a Bouhanni, Swift, Colbrelli e Kristoff al termine di una tappa dura: gli ultimi sono arrivati a 15’54”.
Trentin, ci racconta?
«La chiave era passare primo o al massimo secondo all’ultima rotonda. Lo sapevo già».
Cioè?
«Avevamo l’albergo vicino al traguardo, e così alla vigilia siamo andati a vedere il finale. Sul libro della corsa la rotonda era segnata a 300 metri dalla linea bianca, ma in realtà erano 200 o poco meno. Così, era chiaro che la posizione diventava fondamentale. Io e Bouhanni siamo usciti primo e secondo e siamo rimasti così, perché sono riuscito a resistere alla sua rimonta. Risaliva forte».
Quanto vale questo successo?
«Secondo me, non poco. Il campo dei rivali era molto qualificato e la tappa era molto ondulata, con almeno 2500 metri di dislivello. Era la mia giornata, dopo la crono e prima di due tappe di salita, visto che l’ultima frazione che arriva a Valencia domenica sarà proprio piatta con un circuito».
E così fanno 20 vittorie da professionista.
«Mi fido. Io non le conto».
Però è la prima volta che riesce a vincere così presto, anzi finora la sua vittoria più «anticipata» era arrivata il 26 maggio. Casualità?
«Una spiegazione è che di solito le prime corse dell’anno non offrono troppe occasioni per chi possiede le mie caratteristiche tecniche».
Solo questo?
«Certamente ho passato il mio miglior inverno di sempre, sono stato sempre bene, non ho avuto problemi. Una differenza abissale con quello precedente (il primo dal passaggio alla Mitchelton-Scott dopo gli anni in Quick Step, ndr), quando mi ero rotto una costola in allenamento a gennaio».
Sul piano della preparazione ha cambiato qualcosa?
«Ho lavorato di più sulla potenza e l’intensità, mentre ho fatto qualche allenamento ‘lungo’ in meno. Preferisco semmai ‘allungare’ in corsa, dopo le tappe. La distanza non l’ho mai sofferta. E poi voglio ringraziare la squadra perché a gennaio mi ha concesso di restare con la famiglia (Matteo è legato all’ex azzurra di sci Claudia Morandini: hanno due figli, ndr) invece di andare in ritiro. Durante l’anno siamo già molto spesso lontano da casa, ho potuto lavorare bene e in serenità».
Dopo le due vittorie in Australia del tricolore Elia Viviani, ecco la sua in maglia di campione d’Europa. L’Italia s’è desta?
«Io ho sempre detto che l’Italia del ciclismo non è messa male come a volte la si descrive».
E se quest’anno la Sanremo si rivelasse un derby proprio tra lei e Elia?
«Speriamo di no!».
Perché?
UN DERBY ALLA SANREMO CON ELIA? NO, DEVO STACCARLO PRIMA
L’ITALIA DEL CICLISMO NON È MESSA MALE COME A VOLTE SI DICE
MATTEO TRENTIN MITCHELTON-SCOTT
«Elia è più veloce di me. Arrivando testa a testa in Via Roma, penso sinceramente che avrei meno possibilità. Così, se starò bene, dovrò cercare di ‘farlo fuori’ prima...».