INTERVISTA A VIALLI «QUESTA JUVE È PIÙ FORTE DELLA MIA»
Il capitano che ha alzato l’ultima Champions (1996) «Allegri il migliore di tutti, ora si prenda l’Europa Nessuno ha una rosa tanto profonda, e con Ronaldo...»
La sua immagine mentre il 22 maggio 1996 alza la Champions League all’Olimpico di Roma, tra un Angelo Di Livio con la sciarpa bianconera in fronte e un Moreno Torricelli ubriaco di felicità, ha un posto in prima fila nell’iconografia della Juventus. Gianluca Vialli era il capitano dell’ultima Juve vincitrice di quella Coppa che negli ultimi anni è diventata un’ossessione. Lo incontriamo a margine del Champions League Trophy Tour a Torino, in cui grazie a Nissan il trofeo viene esposto e portato a zonzo per la città. «Per qualche anno - esordisce Vialli - mi ha fatto molto piacere essere ricordato come il capitano che l’ha alzata per l’ultima volta. Era una bella immagine, ogni volta che la rivedo in tv mi dà i brividi. Poi ho visto soffrire troppe volte questi giocatori, questi campioni. Mi faceva male vedere le loro facce dopo le ultime finali. Perciò forza ragazzi, ora prendetevela. Anche perché questo può essere davvero l’anno giusto».
Perché?
«La Juve è la squadra più forte d’Europa. Non sto parlando solo della formazione titolare, ma anche e soprattutto della profondità della rosa. A volte guardi i giocatori in panchina e resti a bocca aperta. La società è stata formidabile: a una struttura che le permetteva di vincere tranquillamente in Italia e di raggiungere 2 finali in 4 anni ha aggiunto Cristiano Ronaldo. E così il gruppo ha fatto un altro pieno di autostima ».
La rivale principale?
«Il Barcellona. Anche il City mi intriga molto, ma credo gli manchi qualcosa a livello di continuità».
Le altre italiane?
«Dopo tanti anni passati a piangerci addosso, cosa in cui siamo fin troppo bravi, stiamo migliorando. La Roma è fatta per dare il meglio in Champions col suo pressing e la capacità di produrre calcio. Il Napoli è competitivo perché lo guida un fuoriclasse come Ancelotti. Ha già rigenerato Milan e Real Madrid, era l’uomo giusto per il dopo-Sarri. Anche l’Inter sta facendo bene: è la meno esperta ma sta ritrovando entusiasmo».
LA SOCIETÀ È UN MODELLO NELLA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
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Se pensiamo a dov’era la Juve nel 2006, l’anno di Calciopoli...
«Questa società è un esempio, un modello per come mette i giocatori nella condizione di rendere al meglio e per come gestisce le risorse umane. Può essere un riferimento per le aziende anche al di fuori dell’ambito sportivo. Sanno quando cambiare, chi cambiare, come cambiare. E ogni anno l’asticella è sempre più alta».
Domanda d’obbligo: più forte la Juve del ‘96 o questa?
«Diciamo che quella di 22 anni fa ha avuto il grande merito di vincere la Champions. Ma per il resto, questa ha una qualità superiore, solo per il fatto di poter schierare uno dei due migliori giocatori al mondo. E Allegri ha a disposizione due squadre vere. Lippi aveva un blocco di granito: eravamo solidi, preparati tatticamente e all’apice della nostra forza. Ma Marcello non aveva CR7...».
Se Ravanelli è paragonato a Mandzukic e Del Piero a Dybala, chi è più forte tra Vialli e Ronaldo?
Fragorosa risata.
La dove c’erano Torricelli e Pessotto ora sgroppano Cancelo e Alex Sandro.
«Faccio fatica a fare questo giochino: è dura parlare di giocatori che non alleni o con cui non hai giocato. Noi avevamo tanti giocatori di rendimento. Gente che quando andava in campo non ti tradiva mai. Magari non aveva i picchi di rendimento di certi protagonisti di oggi. E parliamo di due competizioni abbastanza diverse: ai miei tempi era più dura qualificarsi alla Champions perché bisognava vincere lo scudetto, oggi nella competizione ci sono più avversarie forti che possono arrivare in fondo».
Un Cancelo così forte è una sorpresa?
«Ha mezzi fuori dal comune e lo aiuta il fatto di giocare insieme a compagni altrettanto qualitativi. Alla Juve ha trovato il contesto tecnico-tattico per tirare fuori il meglio. Se gli si chiedesse di fare il terzino basso senza passare la metacampo, faticherebbe pure lui».
Cosa significa avere un compagno di squadra come Cristiano?
«Inconsciamente ti porta a pensare “ok, basta che non prendiamo gol dietro che poi ci pensa quello che ha vinto 4 Champions negli ultimi 5 anni e ha fatto più di 100 gol nella competizione”. Ma non è solo questo: quando vedi uno che nel calcio ha vinto quello che ha vinto lui allenarsi in quel modo e avere un approccio alla professione come il suo, sei portato a chiedere sempre di più a te stesso. “Se lo fa il più forte al mondo insieme a Messi, perché non lo devo fare io?” E queste sono dinamiche importanti all’interno di un gruppo in cui militano giocatori che possono già essere considerati leggendari».
Come si colloca Allegri nel panorama europeo degli allenatori?
«Ora che Zidane non sta lavorando, è il migliore di tutti. Lo dicono i risultati. Potremmo sottolineare i moltissimi meriti che ha, io preferisco evidenziare la capacità che ha Max di trasferire i concetti ai giocatori facendosi seguire al volo. Nel calcio anche le idee nuove invecchiano velocemente e allenare i fuoriclasse non è facile: ti vengono dietro solo se si convincono in prima persona che non gli stai vendendo fuffa e quello che proponi può giovare alle loro carriere. Magari convincendoli che queste idee le hanno avute loro stessi».
Dopo qualche stecca iniziale, il secondo violino Dybala suona alla grande.
«Personalmente io resto molto sorpreso quando gioca male e non quando accade il contrario, perché è davvero un ottimo giocatore. Non è facile essere sempre al top, ma lui ha i mezzi per farlo».
Quest’anno ha dato il meglio con accanto solo un’altra punta, o CR7 o Mandzukic. E’ quello il suo vestito da cerimonia?
«Non necessariamente. Quando un allenatore mette assieme i pezzi per comporre un puzzle di alto livello come le formazioni della Juve, si deve tenere conto delle caratteristiche di centrocampisti ed esterni, oltre a valutare le caratteristiche dell’avversario. E per la direzione che sta prendendo il calcio, un giocatore deve allenarsi per essere in grado di ricoprire qualsiasi posizione. Soprattutto se giochi in un top club come la Juve. Bernardeschi si sta ritagliando il suo spazio anche grazie alla sua versatilità».
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