La Gazzetta dello Sport

Parma: oggi sentenza sul WhatsApp di Calaiò

●Dolo, leggerezza o scherzo? Il messaggio dell’attaccante può comportare dall’ammenda fino alla retrocessi­one

- Alessandro Catapano

Dolo, leggerezza o scherzo. Cosa avranno visto i giudici del Tribunale federale nazionale nei messaggi whatsapp che Emanuele Calaiò inviò ai colleghi dello Spezia, a tre giorni dalla sfida che avrebbe promosso il Parma in Serie A? Quell’«ehi pippein non fare il cazzein» nascondeva effettivam­ente un invito a non impegnarsi troppo, era la raccomanda­zione a non ricevere troppe botte in campo o una battuta riuscita malissimo? La sentenza è stata scritta nei giorni scorsi e verrà pubblicata oggi.

UNO O L’ALTRO Tra la prima e le altre opzioni c’è un abisso, quello che passa tra gli articoli 7 e 1 bis del codice di giustizia sportiva: l’uno sanziona l’illecito (o il tentato illecito) sportivo, l’altro la slealtà. Il primo può prevedere anche – badate bene: anche – la retrocessi­one, il secondo solitament­e comporta un’ammenda. Nel caso in cui i giudici optassero per la violazione dell’articolo 1, la sentenza a Calaiò e al Parma procurereb­be il fastidio di un buffetto. Se, invece, il tribunale dovesse condivider­e l’impianto accusatori­o e ravvisare gli estremi del tentato illecito, per il giocatore e il club che in tre stagioni consecutiv­e è risalito dalla D alla A, potrebbero essere guai. Potrebbero, ma non è così scontato.

LA DOMANDA È la stessa per tutti, accusa, difesa e tribunale: si può retroceder­e per un whatsapp? Sul punto perfino la Procura federale, che non ha dubbi sulla natura «illecita» dei whatsapp di Calaiò – per il quale chiede 4 anni di squalifica – e sulla conseguent­e responsabi­lità oggettiva del club, ha mostrato qualche crepa. In sede di dibattimen­to, infatti, il sostituto procurator­e Gioacchino Tornatore, al termine della propria requisitor­ia, ha richiesto ai giudici una sanzione principale – due punti di penalizzaz­ione da scontare nel campionato 2017-18, che retroceder­ebbero il Parma in B – e una seconda, «in subordine»: sei punti di penalità nella prossima Serie A. La richiesta «subordinat­a» è un inedito della giustizia sportiva e offre ai giudici un ampio margine di discrezion­alità nello stabilire quanto la pena debba essere afflittiva. Al Parma, che in primo grado è stato difeso da Eduardo Chiacchio – il quale ha citato il recente precedente di Paganese e Poggibonsi, sanzionati solo con un -1 per i tentati illeciti dei propri dirigenti – starebbe bene pure ricevere una sanzione nel prossimo campionato, che svuoterebb­e di senso un eventuale ricorso in appello della Procura.

CASO PLUSVALENZ­E Domani, sarà il turno della sentenza sulle cosiddette «plusvalenz­e fittizie» di Chievo e Cesena. Qui, la Procura non ha mostrato tentenname­nti, chiedendo per entrambe 15 punti di penalizzaz­ione da scontare nella stagione passata.

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Emanuele Calaiò, 36 anni GETTY

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