La Gazzetta dello Sport

Thompson fa rinascere i Warriors È spareggio

●Klay 9 triple, Houston crolla Due finali a gara-7 dopo 39 anni

- Massimo Lopes Pegna CORRISPOND­ENTE DA NEW YORK

Rieccolo lo show degli «Splash Brothers», i due «fratellini», Steph Curry e Klay Thompson (entrambi figli d’arte), che non perdonano dalla lunga distanza. Una leggenda che in questa postseason si era un pelo offuscata (per colpa di Steph). Perché in questi playoff più sofferti del solito per i Guerrieri (il campionato scorso erano piombati sulle Finals senza perdere un match), nella stessa partita Steph & Klay non erano mai arrivati sopra quota 25, anche se Thompson sta giocando forse il suo basket migliore. Colpa in parte dell’infortunio che ha costretto Steph a stare fuori nelle prime sei uscite. Ma nel momento del bisogno, con le spalle schiacciat­e contro il muro di un’eliminazio­ne per i Warriors prematura (tre finali consecutiv­e e due titoli), sono tornati: Thompson 35 punti (13/23 in azione, 9/14 da tre), Curry 29 (12/23, 5/14). Con Chris Paul fuori causa, i Rockets hanno retto un tempo: +17 dopo il primo quarto e +10 all’intervallo, poi hanno ceduto di schianto per 86-115.

PAUSA Alla pausa, Klay & Steph erano fermi a 14 e 13, quindi assieme al resto della compagnia si sono scatenati nel 3° periodo e hanno concluso l’operazione «pareggio serie» nell’ultima frazione. Ma è stato lo «splash brother» meno glamour a tenere elevata la qualità dello spettacolo. I suoi canestri, certo, ma pure la marcatura asfissiant­e sul Barba James Harden (32 punti, ma 10/24 e 9 palle perse). E’ stata la sua miglior prestazion­e di questi playoff, grazie alla quale i Warriors, ancora privi di Iguodala, hanno ritrovato energie e morale e portato la serie a gara-7 stanotte a Houston (due finali alla bella, non succedeva dal 1979). Spiegava Klay, che ha un fratello minore nei Chicago White Sox di baseball: «Ci abbiamo messo intensità, passione e intelligen­za ed è cambiato tutto». Sono i dogmi trasmessi da suo papà Mychal, anche lui giocatore Nba (una stagione pure in Italia con Caserta). Non uno qualunque: prima scelta assoluta al draft ‘78 e due anelli (‘87 e 88) con i Lakers showtime di Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar. Dopo l’acuto dell’altra sera, tutti i compagni hanno incensato Klay e non solo per i 35 punti realizzati. Diceva coach Steve Kerr: «Il suo talento si vede su entrambi i lati del parquet. Per il modo in cui ha frenato il probabile mvp di questo campionato è stato straordina­rio. In campo non pensa mai alle conseguenz­e degli errori, non si preoccupa dei giudizi. E quindi gioca senza farsi schiacciar­e dalla pressione. E’ una specie di macchina: più le situazioni si fanno complicate e più riesce a emergere». Draymond Green era d’accordo con il suo allenatore: «Lasciate stare i punti, le cose più importanti le ha fatte in difesa». Steph descriveva divertito il suo «brother» così: «A volte sembra anestetizz­ato per il modo in cui si isola dall’ambiente. Che sia la sesta partita della regular season o gara-6 come oggi, per lui non cambia nulla. Quando hai questa qualità, succede sempre qualcosa di buono». Erano diventati gli «Splash Brothers» già nel 2012 (fu un giornalist­a del web dei Warriors a battezzarl­i), ma vennero consacrati tali nel 2014, quando insieme realizzaro­no il più alto numero di triple (484) della Nba.

DURO Klay, meno abituato ai riflettori, rivela: «Per anni sono stato molto duro con me stesso. A inizio carriera dopo aver perso un match contro i Nuggets, per quanto ero arrabbiato lasciai l’arena con addosso la canotta sudata. Ora ho imparato a giocare con passione: se dai tutto, accetti anche le sconfitte». Ma nessuno dei Warriors ha intenzione di perdere.

 ?? AFP ?? Klay Thompson, 28 anni, al tiro contro lo svizzero Clint Capela, sotto lo sguardo di James Harden
AFP Klay Thompson, 28 anni, al tiro contro lo svizzero Clint Capela, sotto lo sguardo di James Harden

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