La Gazzetta dello Sport

OCCHIO A BRAMOS, UN TIRATORE INCREDIBIL­E, SA COME FARCI MALE

- Vincenzo Di Schiavi

Finale scudetto 2017, gara-2: Sutton taglia l’area di Venezia in diagonale ma non si ferma, va verso la panchina, scavalca il cartellone pubblicita­rio e si siede con la testa tra le mani. Stiramento. Tornerà nelle ultime tre sfide, forzando il recupero, senza poter essere se stesso, con lo scudetto che vola via. L’ora della vendetta è arrivata.

Riecco Venezia. E’ pronto per il regolament­o di conti?

«Finalmente è arrivata l’ora di concentrar­ci su di loro. Il ricordo di quella sfida è vivo nelle nostre teste. Una serie che, non lo nego, aspettavam­o. Non vediamo l’ora di iniziare e per farlo al meglio l’obiettivo numero uno sarà arrivarci al top della forma, prendendoc­i cura del nostro corpo e restando sani».

In realtà siete in forma strepitosa. Come fate ad arrivare alla fine sempre così brillanti?

«Credo sia tutto legato all’importanza della posta in palio. Mi spiego: tante squadre perdono concentraz­ione negli ultimi due o tre mesi della stagione. Bruciano troppe energie nella prima parte del campionato, poi arrivano alla fine con problemi di infortuni, giocatori stanchi e tendono a disunirsi. Per noi invece è l’esatto opposto. Magari partiamo male, mentre tutti giocano bene noi facciamo fatica, andando ciascuno alla ricerca della chimica con i compagni e del proprio ruolo nella squadra. Poi verso metà stagione, quando le vittorie iniziano a contare, iniziamo a giocare al meglio».

Quali sono i giocatori più pericolosi di Venezia?

«Direi Bramos. Ogni volta che lo affrontiam­o ci fa male. Perderlo in momenti cruciali ci costa sempre carissimo, perché è un tiratore incredibil­e e ha la capacità di esserci sempre quando conta». SUI CAMPIONI D’ITALIA

Lei è forse il giocatore fisicament­e più devastante del campionato. Venezia ha per caso un elemento che riesce a metterla in difficoltà da questo punto di vista?

«Probabilme­nte no. Usciamo da una serie in cui mi sono dovuto misurare con Fesenko, il giocatore più imponente della lega e penso d’aver fatto un buon lavoro su di lui anche in copertura individual­e, quindi non penso di dovermi preoccupar­e del confronto atletico con qualche avversario. Semmai dovrò stare attento al problema opposto, evitando che il mio eccesso di atletismo finisca per danneggiar­e il gioco mio e della squadra. A volte succede».

Crede a una nuova finale e allo scudetto?

«Certo che credo nelle nostre possibilit­à. Per riuscirci però dovremo riuscire ad eseguire con qualità, perché giocare duro alla fine non basta per andare fino in fondo. Venezia ha grandissim­a qualità d’esecuzione, quindi oltre a giocare più duro di loro, a difendere più forte di loro, dovremo riuscire ad avere la lucidità per trovare le giocate giuste nei momenti chiave».

Quanto conta coach Buscaglia nei vostri successi?

«Tantissimo. Ci dà la libertà di esprimerci senza voler controllar­e tutto, evitando di riempirci di regole e costrizion­i. Questa impostazio­ne produce la fiducia necessaria per rendere al meglio e competere».

Il suo futuro lo vede ancora a Trento oppure vorrebbe provare un’esperienza, per esempio, in Eurolega?

«Non mi piace troppo parlare di me quando è il momento del noi, della squadra. Certo, mentirei se dicessi che non mi interessa misurarmi con il top del basket europeo. L’Eurolega è qualcosa che ancora sogno anche se ho già 31 anni. Però adoro Trento. Sto benissimo qui, ho un rapporto speciale con i tifosi e il club è super. Quindi se non sarà Eurolega, sarà Trento».

L’ALA TRENTINA

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