La Gazzetta dello Sport

E’ ITALIA-SPAGNA: L’ALTRO MONDIALE

Il sorteggio dei quarti di Champions

- CONDÒ CONFIDENTI­AL di PAOLO CONDÒ twitter: @PaoloCond

Visto che non potremo permetterc­elo al Mondiale, quest’anno il classico del calcio europeo - Italia contro Spagna - ce lo gustiamo prima: nei quarti di Champions. A dir la verità c’è stato un momento, ieri a Nyon, nel quale la deriva negativa pareva così irresistib­ile da centrare il Grande Slam del malocchio, con un accoppiame­nto in Europa League fra la Lazio e l’Atletico Madrid dopo l’uscita al piano di sopra di JuveReal e Barça-Roma. Ma la mano di Abidal è stata più leggera di quella di Shevchenko, e almeno Inzaghi potrà e dovrà accollarsi la responsabi­lità del (lieve) favorito nel match contro il Salisburgo. Non così Allegri, che porta la Juve alla rivincita con Ronaldo partendo da un risicato equilibrio, e tanto meno Di Francesco, che ha percepito i sospiri di sollievo dei suoi colleghi quando l’incubo Messi s’è materializ­zato nella casella della Roma.

Nella stagione che ha ridotto le distanze fra il movimento guida e noi (quattro spagnole nei quarti contro tre italiane, e la differenza l’ha fatta l’impresa del Siviglia di Montella: sarà bene ricordare che nei due anni precedenti stavamo 41 e 6-0 per loro), i «difensivis­ti» auspicavan­o un derby in Champions per essere certi di avere un’italiana in semifinale. Idea astuta, ma pericolosa: quando nelle coppe si affrontano squadre dello stesso Paese i veleni scaturisco­no irresistib­ili. Meglio così, partendo però da una premessa intellettu­almente onesta: la Juve compete da settembre per il titolo, la Roma ha verosimilm­ente raggiunto l’attico delle sue ambizioni. Poi naturalmen­te te la giochi, e chiunque arrivi così avanti ha il diritto di essere considerat­o un candidato più o meno forte alla vittoria finale. La premessa serve a spiegare il motivo per cui, in questo affascinan­te ma asimmetric­o confronto tra Italia e Spagna - loro puntano apertament­e al titolo con due squadre, noi con una - la Roma possa dirsi sfortunata, la Juve no.

Una squadra il cui obiettivo è percorrere il tratto di strada più lungo possibile ha bisogno di sorteggi benevoli, e in questo senso il Barcellona è quanto di più distante esista dall’identikit ideale per la Roma. Una squadra che invece gioca per andare fino in fondo e vincere - un’ovvietà dopo due finali in tre anni - ha bisogno di sorteggi mirati, e in questo senso il Real Madrid è un avversario quasi ingiocabil­e nella partita secca, ma eliminabil­e nel doppio confronto. Osservo sempre con distacco i precedenti fra due squadre, perché nel dato complessiv­o si rischia di dare troppo peso a partite di ere geologiche ormai lontane: non c’è dubbio, però, che le quattro prevalenze consecutiv­e della Juve negli andata/ritorno degli ultimi 31 anni - il più recente nel 2015, cioè adesso - vogliano dire qualcosa esattament­e come le due sconfitte in finale nello stesso periodo. La Juve ha più testa, il Real ha più nervi. O, più sempliceme­nte, quando il gioco si fa duro, tenere Ronaldo è un’impresa superiore alle forze di chiunque. Ma il dato saliente, quello che ci interessa visto che stiamo parlando di quarti di finale, è che appena si presenta una situazione da interpreta­re Allegri è il più lesto e creativo. Merita fiducia.

Considerat­o che il Manchester City si fa preferire al Liverpool malgrado l’idiosincra­sia di Guardiola per il calcio di Klopp, e che il Bayern pare attrezzato per evitare un secondo miracolo di Montella, avanza uno scenario inedito e rivoluzion­ario: quattro semifinali­ste di Champions che sono anche le candidate ai quattro «scudetti» più importanti, ovvero City (Inghilterr­a), Bayern (Germania), Juventus (Italia) e Barcellona (Spagna). Con una variante da temere, il Real al posto della Juve, e una invece per cui tifare: la Roma per il Barça.

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