Un like ed è derby SUCCESSO MILAN INTER POLIGLOTTA SOCIAL SFIDA TRA INDONESIA E CINA
VIAGGIO NEI SOCIAL NETWORK DELLE MILANESI PIU’ SEGUITI I ROSSONERI, MA L’INTER CRESCE PER TUTTE E DUE IL FUTURO SI CHIAMA WEIBO E MASTOUR HA PIÙ FOLLOWER DI SUSO E PERISIC
@fantedipicche
«Devi andare in campo e farti un mazzo così, coi like il campionato non lo vinci», diceva ieri in un’intervista Ivan Cordoba, leggenda dell’Inter con tre canali social da oltre 216mila persone come seguito. Il triplo di quelle che stasera saranno a San Siro, per dire. Perché i follower sono quelli che esultano ai gol, non ne senti la voce ma si fanno sentire: i social hanno poco a poco sostituito lo stadio come tempio dell’amore per una squadra, sono un campanile virtuale che accoglie gente, consenso, entusiasmo e quindi soldi. Insomma, se non fanno gol servono degli ottimi assist. E quindi il derby di Milano, con i suoi schieramenti e le sue strategie, va giocato anche lì. Di storie ce ne sono: la sfida degli account Instagram chiusi e poi riaperti (Donnarumma in estate durante la telenovela contratto, Santon un mese fa causa insulti), le scelte di Gattuso che i social non li ha e Spalletti che vi si affaccia timidamente, le social-wags tra cui domina incontrastata Wanda Nara (3 milioni di follower su Instagram, il marito si ferma a 2,9), le interessanti escursioni – non usuali per dirigenti – di Mirabelli e Zanetti.
MASSA E FORZA
Primo elemento saliente: i numeri. Ce li fornisce KPMG Football Benchmark e il divario appare netto: sommando Facebook, Twitter, Instagram e Youtube, il Milan ha un seguito quasi tre volte più ampio rispetto a quello dei cugini. Sono oltre 35,8 milioni di persone legate ai canali social dei rossoneri, un patrimonio che li rende l’undicesimo club al mondo (primi e inarrivabili oltre i 200 milioni, Real e Barça, decima la Juve con 48) e che dal Portello conservano con cura. L’Inter è stata pioniera della comunicazione digitale, per volere della famiglia Moratti fu il primo club a dotarsi di un sito nel 1995, ora è seguita da circa 12,3 milioni (terza squadra in Italia) e non se ne sta con le mani in mano: cresce di circa il 6% al mese. Ma nella bilancia dei social più che i follower conta un’altra cosa: di qualsiasi piattaforma si parli, un post vale poco se non viene apprezzato, commentato, condiviso. In gergo si chiama engage-
ment, è un po’ il peso specifico di un post, si calcola dividendo il numero di reazioni totali (like, condivisioni, commenti) per il numero di post e qui le milanesi se la cavano benone, meglio pure di chi ha una base di fan più ampia. Nel periodo di «Inter Bells», per esempio, l’Inter generava su Facebook 6.870 interazioni per post: nessuno in Italia faceva lo stesso.
ROTOLANDO VERSO EST
Guardando alla distribuzione geografica della fanbase (disponibile solo su Facebook) ci si imbatte nel fenomeno Indonesia: nella patria di Thohir il Milan ha più follower che in Italia (molti di più, circa 3,5 milioni contro 1,9) e per la stessa Inter rappresenta il secondo bacino. Stupiti? No, ci sta. L’aveva capito anche l’inviato della Gazzetta che arrivò a Giacarta nel 1995 e quando scoprirono che era italiano invece del passaporto gli chiesero perché l’Inter arrancava. Se infatti tutto il Sud-est asiatico è un’area avida di grande calcio e di grande impatto social, l’Indonesia in particolare ha un legame molto forte con la A. È stato uno dei primi Paesi a comprare nei primi anni 90 i diritti per trasmettere le nostre partite, e quei bambini cresciuti snocciolando il Milan di Sacchi ora sono la generazione rampante del paese. Le altre aree dove le milanesi pescano consensi sono Nordafrica (l’Inter va bene anche in Nigeria e Ghana) e Sudamerica. E se i follower del proprio paese sono spesso tifosi veri, di quelli che ti insultano ma ti amano allo stesso tempo e che non perdi nel tempo, chi ti segue dall’estero lo fa magari solo per appeal e quindi devi sedurlo costantemente, cambiando strategia e dandogli contenuti dedicati. Qui spesso l’ostacolo è la lingua: il Milan pubblica in italiano, inglese, cinese e sta provando con spagnolo e arabo; l’Inter è più poliglotta, 8 idiomi più, occasionalmente, anche vietnamita, thai, francese, turco e tedesco.
L’ORO DI PECHINO
La Cina, invece, è un’altra cosa. Facebook e compagnia sono bloccati, i social locali spopolano e la corsa all’oro è tutta lì. Specie per le milanesi, che hanno tutte e due una proprietà cinese e stanno spingendo forte. Entrambe su Weibo sono ben lanciate (nel duello vince il Milan di circa 100mila persone) e provano a stupire. Per il Capodanno cinese si sono superate. Il Milan, che ha già in casa una redazione di due persone dedicate, ha fatto trovare alla squadra la mensa di Milanello agghindata a festa cinese con tanto di cibo e cuochi e ci ha fatto un video stravisto. L’Inter invece ha impegnato i suoi con origami e attività affini e si premurava di postare i video durante le pause pubblicitarie dello show sulla televisione nazionale, per pizzicare i suoi follower intenti a smanettare. Pure in questo caso, feedback clamoroso.
SINGOLI E SORPRESE
E i giocatori? Donnarumma in Brasile ha più likes di Bonaventura in Italia, Gagliardini ha una base solida di follower argentini, Bonucci strapiace in Algeria, la pagina Facebook di Icardi per ogni fan argentino ne ha 6 italiani. In una classifica complessiva (Facebook-Twitter-Instagram) spicca un duello che stasera vedremo spesso: i 5,9 milioni di Leonardo contro i 4,7 di Mauro. Poi Rafinha, che nel Barça dei tempi d’oro s’è fatto un bel patrimonio, e Calhanoglu, che ha aperto al Milan anche interes- santi prospettive turche. Al set- timo posto ci sarebbe Hachim Mastour, che ha un seguito virtuale da 1,7 milioni. Più di André Silva, Miranda, Suso e Perisic, per dire. Merito delle sue prodezze da streetballer griffatissime e del grande appeal rossonero nel suo Marocco. Vero, non gioca scampoli di gara vera dal 15 gennaio 2017 (ZwolleAjax) e al Milan si limita ad allenarsi. Ma in un’ideale squadra social del derby il titolare è lui.