DONNARUMMA, UN PONTE TRA DUE ERE
Romagnoli imbuca il rigore decisivo e Gattuso scatta per tuffarsi nella gioia, come quel giorno a Berlino quando segnò Grosso. Il suo Milan sfiderà la Juve nella finale di Coppa Italia, il 9 maggio. Avercelo portato, dopo averlo raccolto depresso e informe, è un orgoglio nella sua giovane vita da mister che regge il confronto con i trionfi da giocatore. Il Milan ha battuto la Lazio ai rigori dopo una partita che ha confermato la nuova maturità tattica e atletica. Il Diavolo ha normalizzato il fenomeno Milinkovic e concesso il minimo a una banda di giocolieri come quella di Inzaghi, senza mai rinunciare a ripartire in massa e a cacciare la palla alta. Un’altra partita senza prendere gol: solo 4 nelle ultime 13. Solidità ed equilibrio: è il tesoro che ha portato Gattuso. Tanta personalità in trasferta il Milan non la dimostrava da tempo. Ha saputo cancellare il trauma del match-point divorato da Kalinic nei supplementari e poi imporsi ai rigori. Donnarumma è il ponte tra due ere. Nel dicembre 2016 a Doha ha parato Dybala e regalato l’ultimo trofeo a Berlusconi; ieri ha parato Milinkovic e ora può regalare il primo trofeo alla nuova proprietà cinese. Se vincerà la Juve, per la prima volta una squadra metterà in fila 4 trofei. Comunque vada, il 9 maggio all’Olimpico si farà storia. Il Milan arriverà al derby volando. I supplementari? La fatica dei trionfi non pesa. La sentirà tutta invece, la Lazio avvilita, che sabato sarà già in campo contro la Juve.
Allegri ha scelto di congelare il vantaggio dell’andata concedendo palla e campo alla solita bella Atalanta. Ha sofferto il minimo, ma nella ripresa ha rischiato grosso con Gomez: palo. Lo spavento ha prodotto il rigore opaco di Pjanic. Alla fine i conti tornano: Juve in finale a caccia della Coppa Italia numero 13. Per il bel gioco, direbbe Allegri, rivolgetevi al circo. Solo alla fine vedremo se la strategia pagherà: cioè viaggiare con il motore al minimo, puntando forte su una difesa granitica. A noi resta il sospetto che la cocciuta rinuncia ad allenare un gioco di possesso, un’intensità agnostica superiore, una fase offensiva più partecipata resti un azzardo. Perché non basterà aspettare con le linee chiuse Tottenham e Napoli. Kane e Mertens con palla e campo a disposizione se la cavano molto meglio di Cornelius. Brava Atalanta, come col Borussia, ma non si può vivere sempre di complimenti e di rimpianti. Dopo due stagioni esaltanti, sarà bene rifinire l’attacco con esecutori affermati e non solo di prospettiva. Un delitto costruire tanto e poi smarrirsi negli ultimi 20 metri. Gasperini merita il regalo di un investimento speciale per dotare di artigli offensivi la Dea e far evolvere il progetto. Altrimenti c’è il rischio che la favola s’intristisca tra belle giocate e gol sbagliati.