La Gazzetta dello Sport

Stende il Cagliari con 5 gol E’ la decima vittoria di fila

- andrea Elefante INVIATO A CAGLIARI

Senza ansia da controsorp­asso alla rivale bianconera, con la leggerezza dell’allungo: su un’avversaria di serata presto senza forze, lasciata lì sul posto, e dunque in classifica. La buriana da rinvio di Juve-Atalanta consegna al Napoli il calore di una notte con cinque gol serviti a domicilio al C agliari come l’anno scorso e (per ora) quattro punti di vantaggio sulla Signora. La decima vittoria di fila è stata anche più facile del previsto.

BURRASCA Al Napoli, più e prima di ogni altra cosa, serviva togliere coraggio al Cagliari. Tempo impiegato: 20’ effettivi, anche se il cronometro ha detto 29’, il minuto dell’1-0 di Callejon. Il tempo di decifrare il disegno audace di Lopez, trovarci la magagna e iniziare a smontarlo. E’ successo quando il Cagliari si è sporto dal suo balcone un po’ troppo, ha perso equilibrio fra le due fasi anche perché i due esterni hanno smesso di allargare a cinque la linea difensiva. E dunque, senza un regista di ruolo (non possono esserlo Barella e Padoin, ma neppure Ceppitelli da dietro), è affogato in un mare in burrasca. Lopez si era speso Joao Pedro, fantasista teorico per il poco tentato fra le linee, ma soprattutt­o passeggian­te: scelta fatta per schermare (male) Jorginho, l’unica cosa «morbida» di un Cagliari tosto e compatto. Ma Lopez aveva anche aggiunto Han a Pavoletti, per non consegnare la sua trequarti al Napoli e a un suo comodo esercizio di palleggio.

LA PERLA DI PEPE Buona idea fino al 19’, quando l’attaccante si è trovato solo davanti a Reina che ha aggiunto una perla alla collana di regali d’addio che farà d’ora in poi al Napoli. Il nord coreano, piazzato sul centro destra, aveva giocato freneticam­ente in faccia a Mario Rui, piuttosto in difficoltà, aggiungend­o in un Cagliari dichiarata­mente pendente a destra il suo moto perpetuo alla spinta di Faragò, che già dopo 6’ aveva offerto una buona idea impattata troppo debolmente da Pavoletti. Il Napoli, pressato molto alto, aveva qualche difficoltà in uscita: prevedibil­e, ma gestibile giocando lungo alle spalle della difesa. Nell’attesa di rendere palese l’inferiorit­à, anche numerica e non solo tecnica, del Cagliari a centrocamp­o. Orfano degli aiuti di Joao Pedro e sventrato nella persona di Padoin subito prima della mezzora, quando Allan ha battezzato la sua colpa più probabile: pallone perso in uscita, sradicato alla sua maniera prima di uno scarico «classico» sul movimento perfetto di Callejon.

E OTTO I sarriani avrebbero potuto aprire la gara anche prima, al 15’, se la Var avesse perlomeno suggerito a Giacomelli

di guardare una trattenuta in area di Lykogianni­s su Mertens. Ma l’appuntamen­to con il gol del belga è arrivato prima del riposo: il Cagliari dopo l’1-0 aveva perso quasi di colpo coraggio, ritmo e sicurezza, e il Napoli si era trasformat­o nel solito carceriere senza pietà nel mettere l’avversaria dietro le sbarre della sua metà campo. La tigna di Hysaj, per due volte di fila, ha infierito sulle mollezze della difesa rossoblù e Mertens, in anticipo su Ceppitelli, ha battezzato il suo 8° gol nelle ultime cinque sfide di A contro il Cagliari.

ACCADEMIA La ripresa a quel punto è diventata un puro esercizio di accademia del Napoli: possesso palla stordente e sussulti improvvisi, facilitati da un Cagliari che in 45’ ha scomodato Reina solo con una punizione di Lykogianni­s. Per primo Lopez non lo ha scosso: gli unici tentativi sono stati lo spostament­o sul centro sinistra di Han e poi la sua sostituzio­ne, chissà perché, con Cossu, per una coppia di trequartis­ti che al Napoli ha continuato a fare il solletico. Sarri si è potuto concedere cambi comodissim­i, ha testato ancora la soluzione Zielinski alto a destra come a Lipsia (con Callejon centravant­i) e si è goduto dalla panchina il resto della pioggia del Napoli: il contropied­e-playstatio­n, feroce e leggero insieme, HamsikInsi­gne-Hamsik, con 17 passaggi di fila in una cinquantin­a di secondi(3-0); la voglia di gol di Insigne (tiro parato da Castan e conseguent­e rigore trasformat­o: 4-0); addirittur­a una punizione al bacio di Mario Rui che già prima, come Callejon, aveva sfiorato il 5-0. Il quinto marcatore nella stessa partita: l’ultima volta era successo nel 2012, sempre contro il Cagliari, ma quella era solo un’allegra banda del gol. Questa suona tutta un’altra musica.

SPETTACOLO

Il secondo tempo è stato un esercizio di accademia: possesso palla stordente e sussulti improvvisi

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