INCHINO MAZZARRI «IMPARIAMO DALLA LORO UMILTÀ NOI CONDIZIONATI» «Dopo il gol, un calo mentale che non conoscevo, ci dovremo lavorare. La Juventus è un muro umano, organizzato e violento»
C’è qualcosa di profondo, ha a che fare più con la psicanalisi che con i moduli: se parti baldanzoso e poi basta uno schiaffo per smarrire l’ardore, allora per il Toro è meglio fare autocoscienza. In fondo, è il solito vecchio tarlo conficcato in testa, un sottile complesso nei confronti della Juve. Ieri il «blocco psicologico» è diventato evidente dopo il gol di Alex Sandro: «Nell’intervallo ho visto un condizionamento mentale che non conoscevo. Ho cercato di tirarli su, ma bisogna capirli: era una partita speciale, la sentivano in modo estremo», ha detto Walter Mazzarri. Il tecnico toscano ha già intuito l’aria e le possibili ripercussioni, per questo ha voluto spargere ottimismo: «Non voglio sentire la parola “delusione”, ora reagiamo: ho visto un Torino in crescita, quasi perfetto tatticamente e poi facciamo molti meno falli».
QUELL’UMILTA’ In fondo, il romanzo ha avuto due capitoli di lunghezza e svolgimento diversi. Una prima mezzora granata dignitosa, il resto insufficiente e sbiadito. Nel complesso, per Mazzarri, non certo una Caporetto: «Abbiamo migliorato l’approccio. Le assenze della Juve? Forse era meglio se fosse rimasto Higuain… (ridendo, ndr). Dopo il gol, però, dovevamo giocare con la stessa sicurezza e intensità, invece c’è stato un calo e non deve più succedere. Su questo dovremo lavorare». Prendendo magari insegnamento dall’applicazione feroce degli arci-rivali: «Hanno accelerazioni pazzesche, poi nel secondo tempo erano un muro umano, organizzato e violento, e triplicavano su ogni palla, dovremmo imparare da questa loro umiltà», ha ammesso. Il poco, pochissimo intravisto davanti fa venire in mente chi c’era, schiacciato tra Chiellini e Rugani, e chi non c’era, seduto tristemente in panchina. Sul presente Mazzarri ha chiarito: «Belotti non lo abbiamo accompagnato granché perché c’era più attenzione alla fase difensiva». Altre parole sull’assente: «Ho fatto la scelta di non far giocare Ljajic perché c’era bisogno di più fisicità: lo rifarei». Più nel dettaglio, da quando Sinisa ha salutato, il 10 serbo è sparito dai radar. Toccherà a Mazzarri gestire il “caso”, assieme ai soliti rischi di risacca post-derby: «Il risultato non ci farà dormire, ma non deve condizionare il futuro». Per questo lo psicanalista Walter ha già disteso il suo Toro sul lettino.