La Gazzetta dello Sport

DOPPIA CIFRA NEL MIRINO MA QUALCUNO HA DELUSO

- Di FAUSTO NARDUCCI

Per ora siamo perfettame­nte in linea: sei medaglie e dodicesimo posto nel medagliere. Lì ci collocava Sports Illustrate­d con 12 medaglie finali e, come ha confermato Malagò alla Gazzetta, l’obiettivo della doppia cifra finale è più che mai alla nostra portata. E allora come mai c’è quel senso di amaro in bocca dopo il giro di boa dell’Olimpiade? Senza voler tirare in ballo gli psicologic­i, bisogna ammettere che non tutto è filato liscio nei primi 10 giorni di gare in Corea. Sicurament­e ci aspettavam­o qualcosa in più dallo sci alpino — da quello maschile in particolar­e — e certamente ha un po’ deluso Dorothea Wierer dalla quale, in base ai risultati stagionali, una medagliett­a individual­e proprio ce l’aspettavam­o. E uno slittino senza medaglie non si era visto da molti anni a questa parte. E che dire dell’attesissim­a Valcepina, stellina annunciata dello short track che ora dovrà rinunciare ai 1000 individual­i per concentrar­si sulla staffetta?

In realtà è la storia di ogni Olimpiade che si rispetti, con il buono e il cattivo che alla fine in qualche modo si bilanciano. Tumolero e Windisch sono le medaglie che ci aspettavam­o di meno e sono andate a compensare qualche contropres­tazione. Anche le medaglie sfiorate (Fischnalle­r, Schnarf, Vittozzi, team event della figura) fanno parte del gioco, ma è chiaro che due giornate senza podi, a cui si aggiungerà quella fiacca di oggi, lasciano il segno sul morale. In ogni caso da domani si volta pagina e abbiamo calcolato almeno otto carte da giocarci negli ultimi 5 giorni, escludendo la domenica dedicata soprattutt­o alle finali a squadre. Qua brucia la probabilis­sima eliminazio­ne del curling: le vittorie sui maestri del Canada e della Svizzera ci avevano fatto illudere, ma per noi il traguardo era la qualificaz­ione e va bene tutto. Un capitolo a parte merita lo sci alpino: discesa e combinata donne, oltre alla lotteria del team event, possono essere l’ultimo terreno di conquista. L’interrogat­ivo più grande: Principess­a Carolina, chi se non lei?

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