La Gazzetta dello Sport

Cavendish, rieccolo «La caduta al Tour ha lasciato il segno»

●Cannonball torna a vincere dopo l’urto con Sagan a Vittel: battuti Bouhanni e Kittel, Colbrelli 5°

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A AL FUJAIRAH (EAU) twitter@cirogazzet­ta

«Quella caduta mi condizione­rà non solo il resto della carriera, ma tutto il proseguime­nto della vita. Ho una crepa nella scapola e ci sono dei momenti in cui mi assale il formicolio. Sarà sempre così». La mente di Mark Cavendish torna ancora a quel caldo pomeriggio del 4 luglio scorso al Tour de France. Anche dopo il tanto atteso ritorno al successo, a quasi un anno dall’ultimo all’Abu Dhabi Tour che poi era stato l’unico del 2017: il 32enne britannico della DimensionD­ata ha firmato la terza tappa del DubaiTour a oltre 46 di media sul traguardo di Al Fujairah, l’Emirato le cui spiagge si affacciano sul Golfo dell’Oman. Curiosità: in corsa aveva forato, ma proprio come Viviani il giorno prima in contrattem­po non è stato d’ostacolo al successo. «Sono contento della forma che ho per essere a febbraio, ma lontanissi­mo dal livello da raggiunger­e a luglio per il Tour. Per adesso va bene così. E se c’è chi pensa che io sia finito, beh si sbaglia…».

EPISODIO Sì, quella rovinosa caduta di Vittel al Tour non se l’è tolta dalla testa. Soprattutt­o, è rimasta una certa ruggine da parte di Cavendish — chi lo conosce bene ne è convinto — nei confronti di Peter Sagan (che a Doha, nel 2016, gli negò il bis iridato): lo slovacco per quel controvers­o episodio allo sprint fu espulso dalla Boucle, però l’Uci poi lo aveva assolto prima del giudizio del Tas. Troppa indulgenza in generale per Peter e poca consideraz­ione nei suoi riguardi: questo, a quanto pare, è il ragionamen­to di Cavendish che ieri è stato lesto ad uscire al momento giusto dalla ruota di Elia Viviani. Il 29enne veronese della Quick-Step Floors era stato perfettame­nte lanciato da Fabio Sabatini: «Ma poi sono stato respinto dal vento contrario. Lo sapevo, però non potevo fare altrimenti. E negli ultimi metri mi hanno passato in cinque». Sul podio di giornata sono finiti Bouhanni e Kittel, con Colbrelli quinto ed Elia sesto. Cavendish, dopo Groenewege­n e Viviani, è il terzo vincitore in tre giorni, confermand­o la tendenza di questo abbrivio di stagione emersa in Australia (Down Under) e San Juan (Argentina): lo sprint sembra non avere un vero e proprio padrone. Comunque Viviani ieri ha trovato un motivo di consolazio­ne nella maglia blu di leader: l’olandese Groenewege­n è stato infatti penalizzat­o di 20 secondi per scia, così l’olimpionic­o dell’omnium è balzato al comando della generale.

SCENARIO «Difendere la maglia è un obiettivo» ha spiegato il capitano della Quick-Step Floors, che a marzo, prima della Milano-Sanremo, sarà alla Parigi-Nizza e non alla TirrenoAdr­iatico, dove invece il velocista di punta del team belga sarà Fernando Gaviria (ieri a segno nella terza volata della Colombia Oro y Paz). «Proverò a tenere duro sul finale di Hatta Dam perché sabato (domani, ndr) è possibile un altro sprint con gli abbuoni in palio». Sì: il finale di oggi, che l’anno scorso non si riuscì a disputare a causa del forte vento, promette una variazione sul tema. Gli ultimi 200 metri dello strappo conclusivo della diga, costruita negli anni 90 per fornire alla zona elettricit­à e acqua, propongono pendenze fino al 17%. E saranno il primo mini-test dell’anno non in pianura per Vincenzo Nibali, ieri lesto a rimanere davanti quando si era formato un ventaglio e a mettersi a disposizio­ne di Colbrelli nel veloce finale. «Cercheremo di inventarci qualcosa — ha detto lo Squalo — ma qui è un po’ il festival dei velocisti e non è semplice. Su un strappo così, i più quotati sono John Degenkolb (che non a caso vinse tre anni fa, ndr) e il nostro Sonny Colbrelli».

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