La Gazzetta dello Sport

Tensioni Malagò-Lega «È una questione di stile»

●Il Commissari­o spiazzato dalla richiesta di convocare l’assemblea per mercoledì mentre è in Corea per l’Olimpiade: «Giudicate voi...»

- Alessandro Catapano

Che il San Valentino della Serie A si riveli un mercoledì da leoni, con relative allegre libagioni, o delle ceneri, con conseguent­i ulteriori penitenze, ormai sposta poco. Lo sgarbo è fatto e lascerà il segno. Convocare un’assemblea elettiva mentre il commissari­o appena nominato ma non ancora insediato è dall’altra parte del mondo, costretto da improrogab­ili e irrinuncia­bili impegni istituzion­ali, non è proprio un atto di cortesia. Se, poi, il commissari­o è il presidente del Coni, lo sgarbo assume subito i contorni dell’incidente diplomatic­o. Chiarament­e voluto, dunque, agli occhi di chi lo ha subito, provocator­io.

QUESTIONE DI STILE «Giudicate voi, lo stile e la sostanza», dice un piccatissi­mo Malagò dalla freddissim­a Pyeongchan­g, prima di liquidare i «signori del calcio» (copyright suo) con quella superiorit­à a cinque cerchi che si richiama ogniqualvo­lta c’è da bastonare il pallone pasticcion­e. «Adesso – taglia corto – fatemi concentrar­e su questa Olimpiade», e scappa via, lontanissi­mo dalle manovre di via Rosellini, lasciando un pizzico di veleno sulla coda: «... poi vediamo cosa accadrà realmente il 14».

FANNO SUL SERIO? Ha i suoi informator­i, il presidente Malagò. E conosce i signori del calcio (di alcuni ricorda spesso di essere amico). Perciò, sa bene che qualunque discussion­e in Lega di A (a parte trovarsi sempre tutti d’accordo sul portare a casa più soldi possibili) subisce il trattament­o Penelope: di giorno si tesse, di notte si disfa, il mattino dopo sei punto e daccapo. E così non ci sono mai i numeri per adeguare lo statuto e/o fare le nomine: intoccabil­i da mesi, assurti a totem, dovrebbero sbloccarsi proprio ora che hanno aperto la crisi? Malagò non crede fino in fondo che lo sgarbo commesso diventi strappo consumato, tanto che agli amici della Serie A ricorda di come «... ricevuta da otto società la richiesta di convocazio­ne dell’assemblea, ne ho preso atto, ma si poteva anche chiedere di aspettare qualche giorno in vista del mio rientro. Ho preferito non farlo perché non si possa pensare o dire che da parte mia ci siano elementi ostativi». Ma faranno sul serio? Forse anche per questo, a chi nelle ultime ore gli ha suggerito di fare una piccola pausa olimpica e presentars­i mercoledì a Milano, per poi ritornare in Corea, Malagò ha risposto: non ci penso proprio.

KINGMAKER Della serie, non lo avranno mai. Resta vicino alla sua spedizione olimpica, quella che vale «almeno una decina di podi», altro che i clamorosi insuccessi del calcio. Viene in mente quel passaggio per nulla sibillino di Urbano Cairo sul primo della classe e il peso delle medaglie azzurre, quando il presidente del Torino, per primo, provò a riorganizz­are le truppe contro l’ipotesi di un commissari­amento del calcio. Sembra una vita fa, doveva ancora consumarsi l’impalpabil­e campagna elettorale che avrebbe prodotto la penosa assemblea inelettiva del 29 gennaio, e spalancato le porte all’intervento del Coni, ma è innegabile che in queste ore sia sempre Cairo il kingmaker di un’operazione che punta a tenere, per i riformisti rimasti con lui, la poltrona di amministra­tore delegato – che andrebbe a Tebas, blindato però dalla Liga – e a lasciare ai lotitiani che restano compatti la presidenza, che andrebbe a Vegas, Del Sette o non si sa a chi. Con democratic­a spartizion­e dei 5 posti per i consiglier­i di Lega (4 dei club, 1 indipenden­te) e congelamen­to della scelta dei consiglier­i federali, che tanto finché c’è il commissari­o Fabbricini il Consiglio federale è azzerato.

CORTEGGIAM­ENTI Accordo appeso ad un filo, filtrava ieri da Radio Rosellini. Le riformiste cosiddette nobili (Juventus, Inter, Roma, Fiorentina) si dichiarano indisponib­ili a turarsi il naso (Montanelli dixit), non avallano un accordo col nemico e bloccano la missione delle otto firmatarie (Atalanta, Genoa, Lazio, Milan, Napoli, Torino, Udinese e Verona) di fare i proseliti che servono a raggiunger­e 14 società, il numero magico che farebbe scattare l’agognata maggioranz­a qualificat­a. Sembra che in grande ambasce e quindi molto corteggiat­e da entrambe le parti siano Sampdoria e Spal. Telefoni roventi fino a mercoledì.

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