Tensioni Malagò-Lega «È una questione di stile»
●Il Commissario spiazzato dalla richiesta di convocare l’assemblea per mercoledì mentre è in Corea per l’Olimpiade: «Giudicate voi...»
Che il San Valentino della Serie A si riveli un mercoledì da leoni, con relative allegre libagioni, o delle ceneri, con conseguenti ulteriori penitenze, ormai sposta poco. Lo sgarbo è fatto e lascerà il segno. Convocare un’assemblea elettiva mentre il commissario appena nominato ma non ancora insediato è dall’altra parte del mondo, costretto da improrogabili e irrinunciabili impegni istituzionali, non è proprio un atto di cortesia. Se, poi, il commissario è il presidente del Coni, lo sgarbo assume subito i contorni dell’incidente diplomatico. Chiaramente voluto, dunque, agli occhi di chi lo ha subito, provocatorio.
QUESTIONE DI STILE «Giudicate voi, lo stile e la sostanza», dice un piccatissimo Malagò dalla freddissima Pyeongchang, prima di liquidare i «signori del calcio» (copyright suo) con quella superiorità a cinque cerchi che si richiama ogniqualvolta c’è da bastonare il pallone pasticcione. «Adesso – taglia corto – fatemi concentrare su questa Olimpiade», e scappa via, lontanissimo dalle manovre di via Rosellini, lasciando un pizzico di veleno sulla coda: «... poi vediamo cosa accadrà realmente il 14».
FANNO SUL SERIO? Ha i suoi informatori, il presidente Malagò. E conosce i signori del calcio (di alcuni ricorda spesso di essere amico). Perciò, sa bene che qualunque discussione in Lega di A (a parte trovarsi sempre tutti d’accordo sul portare a casa più soldi possibili) subisce il trattamento Penelope: di giorno si tesse, di notte si disfa, il mattino dopo sei punto e daccapo. E così non ci sono mai i numeri per adeguare lo statuto e/o fare le nomine: intoccabili da mesi, assurti a totem, dovrebbero sbloccarsi proprio ora che hanno aperto la crisi? Malagò non crede fino in fondo che lo sgarbo commesso diventi strappo consumato, tanto che agli amici della Serie A ricorda di come «... ricevuta da otto società la richiesta di convocazione dell’assemblea, ne ho preso atto, ma si poteva anche chiedere di aspettare qualche giorno in vista del mio rientro. Ho preferito non farlo perché non si possa pensare o dire che da parte mia ci siano elementi ostativi». Ma faranno sul serio? Forse anche per questo, a chi nelle ultime ore gli ha suggerito di fare una piccola pausa olimpica e presentarsi mercoledì a Milano, per poi ritornare in Corea, Malagò ha risposto: non ci penso proprio.
KINGMAKER Della serie, non lo avranno mai. Resta vicino alla sua spedizione olimpica, quella che vale «almeno una decina di podi», altro che i clamorosi insuccessi del calcio. Viene in mente quel passaggio per nulla sibillino di Urbano Cairo sul primo della classe e il peso delle medaglie azzurre, quando il presidente del Torino, per primo, provò a riorganizzare le truppe contro l’ipotesi di un commissariamento del calcio. Sembra una vita fa, doveva ancora consumarsi l’impalpabile campagna elettorale che avrebbe prodotto la penosa assemblea inelettiva del 29 gennaio, e spalancato le porte all’intervento del Coni, ma è innegabile che in queste ore sia sempre Cairo il kingmaker di un’operazione che punta a tenere, per i riformisti rimasti con lui, la poltrona di amministratore delegato – che andrebbe a Tebas, blindato però dalla Liga – e a lasciare ai lotitiani che restano compatti la presidenza, che andrebbe a Vegas, Del Sette o non si sa a chi. Con democratica spartizione dei 5 posti per i consiglieri di Lega (4 dei club, 1 indipendente) e congelamento della scelta dei consiglieri federali, che tanto finché c’è il commissario Fabbricini il Consiglio federale è azzerato.
CORTEGGIAMENTI Accordo appeso ad un filo, filtrava ieri da Radio Rosellini. Le riformiste cosiddette nobili (Juventus, Inter, Roma, Fiorentina) si dichiarano indisponibili a turarsi il naso (Montanelli dixit), non avallano un accordo col nemico e bloccano la missione delle otto firmatarie (Atalanta, Genoa, Lazio, Milan, Napoli, Torino, Udinese e Verona) di fare i proseliti che servono a raggiungere 14 società, il numero magico che farebbe scattare l’agognata maggioranza qualificata. Sembra che in grande ambasce e quindi molto corteggiate da entrambe le parti siano Sampdoria e Spal. Telefoni roventi fino a mercoledì.