IL CASO SPALLETTI Frasi scottanti su Inter e Roma con alcuni tifosi «Ho detto tutto già in pubblico»
●Fuori da un ristorante con gli ex tifosi: «Pallotta mi disse che avrebbe ceduto i migliori. Suning non spende». Ma ieri: «Sono concetti già espressi in pubblico»
E’destino che Roma e la Roma continuino ad andare di traverso a Luciano Spalletti. I tormentoni legati a Francesco Totti e le contestazioni subite malgrado il miracolo di un secondo posto davanti al fanta Napoli sono ormai noti. Ma ora spunta una cena proprio dopo l’ultimo InterRoma (il 21 gennaio), l’incontro con alcuni tifosi giallorossi e qualche frase del tecnico di Certaldo che ieri ha fatto un discreto rumore. Il tutto in un momento in cui Spalletti vorrebbe potersi dedicare anima e corpo alla guarigione della sua Inter, smarritasi negli ultimi due mesi dopo un primo terzo di campionato da capolista.
QUELLA SERA La ricostruzione di quella notte è comparsa ieri sul Corriere della Sera. A scherzarci sopra, l’ambientazione è emblematica e colpisce che Spalletti fosse a cena da solo. Il ristorante in questione è a due passi da casa sua, ma anche da Chinatown e dal cimitero Monumentale. I commenti dell’allenatore riguardano tanto il passato quanto il presente. Su Totti e la Roma avrebbe detto: « Francesco non correva più, e gli altri giocatori si deprimevano se lo faceva giocare. Pallotta mi aveva fatto chiaramente capire che avrebbe venduto i pezzi migliori. Io ho portato la Roma al 2° posto, davanti al Napoli. E mo’ col cavolo che il Napoli lo riprendete». Così invece sui temi nerazzurri: «In società non vogliono spendere e l’ambiente è a un passo dalla follia, tipo Roma: sempre sul filo dell’equilibrio. Vogliono vincere? Anche a Milano non hanno capito nulla, con questa Juve che ha due squadre non si vince una fava!». Infine un commento sul match che si era appena concluso in perfetta parità: un tempo e un gol per parte. «Mi dite che Di Francesco ha sbagliato i cambi? — chiude Spal-
Il club infastidito con chi ha diffuso i commenti del tecnico sul passato e sul presente
letti — Vogliamo parlare di errori? E i nostri?».
La reazione dell’Inter? Di sicuro filtra il fastidio non certo nei confronti del tecnico bensì verso chi ha fatto uscire la cosa in quel modo. L’unica presa di posizione ufficiale arriva dal diretto interessato. Che ha voluto metterci subito la faccia. Malgrado l’allenamento mattutino e gli obblighi di fare gli onori di casa con gli allenatori iscritti a un corso della Figc che ieri erano in Pinetina, Spalletti nel pomeriggio si è infatti spostato al Meazza per il vittorioso match di Youth League della Primavera di Stefano Vecchi contro lo Spartak Mosca. E proprio nello stadio che domenica dovrà “esorcizzare” ha spiegato: «Quelle frasi? Non ho detto niente di particolare, se poi il Corriere della Sera ha voluto attaccare me e l’Inter... Sembra che gli argomenti siano sempre gli stessi, quindi bisognerebbe trattarli in maniera un po’ più approfondita. Il mercato? Sappiamo che Suning ha dei paletti, non è una cosa che si scopre oggi. L’ambiente depresso? Anche questo è già stato spiegato, quando ho detto che a volte si avverte la paura di ricadere negli errori del passato. Su una cosa hanno ragione, devo trovare il modo di rialzare la squadra». Spalletti poi chiarisce il contesto di quella sera e si toglie un paio di sassolini dalle scarpe. «Parlo volentieri con i tifosi che si pongono nel modo giusto.
Quella sera ne ho trovati fuori dallo stadio, al ristorante e sotto casa ma non mi sembra di aver detto nulla di particolare. Forse si cerca di attaccarmi e allora diventa tutto più pericoloso perché vuol dire che vale tutto. C’è un contesto ufficiale dove si misurano le parole e contesti in amicizia dove invece non si bada al termine che si usa. E questo attacco è arrivato da un giornalista che non conosco e che non segue l’Inter. Rimango un pochettino sorpreso. Prendo atto e vado avanti».
CONCETTI GIÀ
ESPRESSI Andare avanti e tenere la testa sul campo conviene a tutti, perché il vero cruccio di Spalletti sono i due mesi senza vittorie e la presa d’atto che il suo lavoro ancora non è bastato per eliminare le fragilità di un ambiente che — come insegna l’inno «Pazza Inter, amala» — dell’impossibilità di essere normale ed equilibrato fa ora un cruccio ora un punto d’orgoglio. Tralasciando le uscite sulla Roma, che pure nel frattempo ha ceduto Salah, Rüdiger, Emerson e quasi Dzeko, Spalletti in effetti non avrebbe detto nulla di diverso da quanto spiegato — certo in modo meno toscanamente schietto rispetto a una chiacchiera con i tifosi — in numerose occasioni pubbliche. L’Inter è davvero vincolata agli accordi con l’Uefa in chiave di fairplay finanziario ed è ancora zavorrata dai fantasmi delle ultime stagioni all’insegna della gloria autunnale che regolarmente si sfarinava a Natale. Ora sta a lui cambiare la storia.