PAISÀ AMENDOLA: CHIAMATELO MR. PLAYOFF
SUE LE DUE METE DECISIVE NEL 24-20 DEI PATS. NELLA POSTSEASON SI TRASFORMA: «GIOCO SENZA PAURA»
Per capire la ragione per cui Rob Gronkowski lo ha soprannominato Mr. Playoff, basta uno sguardo alle sue statistiche: è nella postseason che Danny Amendola dà il meglio di sé. L’anno passato il 32enne con nonno paterno italiano e materno irlandese («però il sugo lo chiamo “gravy” e non salsa, cioè all’inglese», scherza sulle sue origini), fu l’ispiratore della rimonta al Super Bowl: un touchdown nell’ultimo quarto e a meno di un minuto dal termine completò l’aggancio con una presa nella conversione da due punti.
RICEZIONI Se i Patriots andranno al loro 10° Super Bowl gran parte del merito è suo. Domenica, nell’ultima frazione (con 5 ricezioni), in meno di 6’ ha cambiato la partita con due touchdown. Quello decisivo, del sorpasso, è da vademecum dei wide receiver: un’acrobazia con altissimo coefficiente di difficoltà, perché mentre s’impossessa dell’ovale in presa alta, Danny piega la testa per controllare la posizione dei piedi. Una coordinazione da super atleti. Ma la sua ricezione più importante è stata quella da 21 yard sul terzo down e 18: la giocata che ha cambiato il match.
JAGS Contro i Jaguars, poi, ha fatto di tutto: altre 5 palle agguantate su lanci di Brady per un totale di 84 yard. Ma non solo, due punt return da 25 yard globali e pure un passaggio completato da 20 yard. Come ha fatto? «Vado là fuori senza paura ed eseguo». Ma coach Belichick, non uno semplice da soddisfare, sa bene che non è facile là fuori: «Se guardate sul dizionario alla voce “Bravi giocatori di football”, lì accanto troverete la foto di Danny». E l’amico Brady l’ha incensato così: «Senza di lui non avremmo vinto». Poi, per celebrare il trionfo, sono arrivati l’abbraccio e il bacio della fidanzata Olivia Culpo, ex Miss Universo. Niente male per uno snobbato al draft e che pur di restare con i Pats si è tagliato lo stipendio. «Se facessero il film sulla mia vita vorrei essere interpretato da James Franco». Non avesse giocato a football, avrebbe scelto il baseball: «Qualsiasi cosa pur di non sedermi a una scrivania».