Nibali, tre ore in bici Il sorriso e la battuta: «Corro fuori classifica»
●«Il mal di stomaco è stato proprio cattivo. Peccato soltanto per i tempi: se fosse successo di notte...». Domani riparte per Lugano: «Restare qui non avrebbe senso. Rientro in Oman»
Al suo staff l’ha anche buttata lì: «E se provassi a chiedere di correre fuori classifica?». Impossibile, naturalmente, trattandosi di corsa a tappe. Ma era tanta la voglia di dare un senso al suo lungo viaggio intercontinentale fin quaggiù, che lui ci ha provato. All’indomani del colpo da k.o. allo stomaco infertogli presumibilmente da un virus, così doloroso da impedirgli di prendere il via alla Vuelta a San Juan, prima corsa della sua quattordicesima stagione da pro’, Vincenzo Nibali stava decisamente meglio. «Mi ha tradito la tempistica: se solo ‘sto contrattempo si fosse verificato nella notte, sarei riuscito a partire», diceva ieri mattina a colazione lo Squalo, che poi nel pomeriggio è anche uscito in bici per tre orette. «Probabilmente avrei dovuto stringere un po’ i denti nella prima tappa, ma poi sono certo che sarebbe tornato tutto alla normalità. Anche agli altri corridori colpiti da questo malessere gastrointestinale prima di me è andata così: si sono ripresi quasi subito e sono in corsa. A me invece è capitato subito dopo pranzo, con la tappa che sarebbe partita di lì a tre ore: impossibile, stavo proprio male, ho vomitato subito, mi è salita la febbre sino a 38 e mezzo e ho avuto anche bisogno di un’iniezione di Buscopan perché il mal di stomaco era proprio cattivo. Ma in serata ero già messo benino. Poi ho fatto una bella dormita e ora sono di nuovo a posto. Sì, giusto un pochino di spossatezza, ma ci sta. Confesso che una cosa del genere, qui in Argentina, non mi era mai capitata. E sì che ci ero già venuto sette volte. Il vomito, poi: non mi succedeva da almeno 8-9 anni. Non so quale sia stata la causa precisa, ma ormai è andata. Meglio che mi sia capitato adesso, anche se mi spiace naturalmente dover rimandare il mio esordio ed essere venuto sin qui per niente».
TORNO A CASA Il leader della Bahrain-Merida, prima stella della corsa sudamericana assieme al colombiano Gaviria, non resterà comunque in Argentina sino alla fine della Vuelta. Domani ripartirà alla volta dell’Italia e da lì andrà direttamente a casa, a Lugano, dove proseguirà l’avvicinamento ai grandi appuntamenti di primavera che ha nel mirino, in testa il Trittico delle Ardenne (e soprattutto Liegi-Bastogne-Liegi), prima di puntare dritto verso il Tour e da lì al Mondiale. «Restare qui non avrebbe senso», spiegava lo Squalo. «Meglio allenarsi a casa, dopodiché dovrei tornare in gara al Tour of Oman, come da programmi (13-18 febbraio, ndr)». Inutile, nel frattempo, ritoccare il tasto Giro delle Fiandre, sul quale già in sede di vigilia di Vuelta a San Juan pendeva ancora il punto interrogativo. «Mi piacerebbe molto correrlo, non lo nascondo — aveva detto sabato Vincenzo, che mai ha disputato la Ronde —, ma è una valutazione che va ben ponderata, perché il giorno dopo (2 aprile, ndr) comincia il Giro dei Paesi Baschi, fondamentale in vista delle Ardenne. Vedremo».
SERENO A prescindere da quest’ultimo contrattempo, lo Squalo resta sereno in vista della stagione. «Raramente l’ho visto così disteso e rilassato», assicura Michele Pallini, l’uomo che da anni, mentre ne cura i muscoli, raccoglie confidenze e stati d’animo dell’uomo simbolo del ciclismo italiano. Un anno fa, di questi tempi, il clima era un pochino più teso. «Allora la Bahrain-Merida era appena nata, non c’era pronto quasi nulla — diceva Vincenzo — e anche da parte mia c’era un po’ di tensione per la nuova avventura. Adesso invece i meccanismi sono oliati, il feeling con i compagni e lo staff è solido. Sono arrivati alcuni innesti importanti (come Pozzovivo, Gorka Izagirre e Mohoric, ndr) e altri (vedi Navardauskas; ndr) hanno recuperato del tutto dai loro guai fisici. Per cui non posso che guardare con grande fiducia al 2018 che mi aspetta».