La Gazzetta dello Sport

Trappola Dea per il Napoli La Juve punta al sorpasso

Sarri a Bergamo contro il tabù Gasperini e col dubbio Hamsik Allegri lunedì col Genoa

- Sebastiano Vernazza @SebVernazz­a

Giornata numero 21, la prima dopo la sosta invernale. Napoli e Juve divise da un punto, barriera esile, fragile. A prima vista ci sono le condizioni per il sorpasso. Il Napoli gioca domani a Bergamo, all’ora di pranzo contro l’Atalanta: impegno difficile. La Juve ospita lunedì sera il Genoa, avversario malleabile. Il rischio ribaltone è alto, ma se il Napoli vincesse a Bergamo, manderebbe un forte segnale di discontinu­ità rispetto alle ultime stagioni e la sua candidatur­a allo scudetto ne uscirebbe rafforzata.

ANTIDOTO L’Atalanta di Gasperini è stata e resta il vero antidoto al gioco di Sarri. La Juve, nei suoi successi sul Napoli, ha fatto valere la superiorit­à del proprio parco giocatori. L’Atalanta di Gasp ha avuto ragione del Napoli sul terreno preferito da Sarri, quello del gioco. Nella scorsa stagione i «gasperinia­ni» hanno portato via sei punti al Napoli, vincendo sia a Bergamo sia al San Paolo. Con questi sei punti il Napoli sarebbe salito a quota 92 e avrebbe vinto il campionato, un gradino sopra la Juve (91). Nel torneo corrente il Napoli ha battuto l’Atalanta all’andata, ma l’Atalanta ha eliminato il Napoli dalla Coppa Italia. E se si allarga il panorama, si scopre che, nelle ultime sei partite di A in casa contro il Napoli, la Dea ha perso un’unica volta, per il resto tre vittorie e due pareggi. Koulibaly, nell’intervista sulla Gazzetta, con onestà ha riconosciu­to il problema: «Sono convinto che la vera antiNapoli sia l’Atalanta. Ogni qualvolta l’affrontiam­o, soffriamo il loro modo di giocare. Per noi sarà una bella prova di maturità. Se vincessimo lì, sarebbe molto significat­ivo». L’Atalanta è lo specchio deformante del Napoli, restituisc­e ai «sarriani» un’immagine sbagliata ● I punti persi dal Napoli contro l’Atalanta nello scorso campionato. E nella A 2016-2017 gli azzurri sono arrivati terzi a meno 5 dalla Juve campione...

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di se stessi, li rende insicuri, ne interrompe o ingarbugli­a i flussi di gioco. Forse la differenza tecnico-tattica è nascosta nel possesso palla: per Sarri è uno scopo, per Gasperini è un mezzo e neppure tanto importante. Forse la principale diversità di pensiero sta nel differente approccio alla verticalit­à: Sarri ci arriva con lo scorriment­o veloce del pallone, a triangoli concatenat­i; Gasperini la cerca con l’aggression­e uno contro uno in ogni zona, punta alla riconquist­a della palla e alla immediata verticaliz­zazione. Due estremi che si

toccano, due facce della stessa medaglia. Linee guida simili – attaccare, mai subire -, ma il Napoli è solare, mentre nell’Atalanta batte un cuore di tenebra. Koulibaly ha ragione, un successo della capolista domani a Bergamo avrebbe grande valore. E un pareggio non sarebbe da disprezzar­e, non fosse altro perché i punti conquistat­i nelle due partite di campionato contro l’Atalanta diventereb­bero quattro, a fronte dello zero registrato nello scorso torneo. Il migliorame­nto sarebbe netto e resterebbe­ro 17 giornate per risalire in cima.

GESTIONE Ballardini ha rianimato il Genoa, ma con tutto il rispetto per il Grifone riesce difficile immaginare che lunedì sera allo Stadium la Juve si inceppi. Troppo divario, a ogni livello. Il Genoa può aggrappars­i alla legge dei grandi numeri. L’ultima vittoria dei rossoblu a casa Juve in Serie A si perde nella notte dei tempi, proprio oggi ne ricorre il 27° anniversar­io: 20 gennaio, 1991, Juve-Genoa 0-1, con gol di Skuhravy. Altra epoca, quella era la Signora spensierat­a di Maifredi. Allegri ha dimostrato di essere bravo negli approcci alle partite di «routine». Sa tenere il gruppo in giusta tensione, non dà nulla per scontato, e Bernardesc­hi ne è un esempio pratico. La bella prestazion­e di Cagliari e l’infortunio di Dybala fanno pensare che l’ex viola sia titolare contro i rossoblu, ma non è detto, da Vinovo filtrano sensazioni contrastan­ti: Douglas Costa negli undici e Bernardesc­hi in panchina. Da qui a lunedì molto può cambiare e forse «Berna» giocherà dall’inizio, però la strategia della gestione di Allegri è corretta: una bella partita non basta, il posto fisso non esiste.

MERCATO Il solito discorso sulla diversa profondità delle rose di Napoli e Juve. A oggi il mercato di gennaio ha spostato quasi niente. La Juventus non ha ancora preso nessuno, e perché dovrebbe pigliare qualcuno, poi. Il Napoli ha incassato il no di Verdi e ha ingaggiato il giovane Machach. La Juve lavora per l’estate (Can, Pellegrini), il Napoli si guarda attorno con l’angoscia del tassello giusto: non è facile entrare a stagione in corso nei meccanismi di una squadra di Sarri. L’accesso dei nuovi rappresent­a un’altra difformità. Il calcio fluido di Allegri è più accoglient­e con gli ultimi arrivati. Il gioco di Sarri richiede addestrame­nto. Verdi sarebbe stato il rinforzo perfetto perché è stato allenato da Sarri a Empoli e conosce i codici «sarriani», ma Verdi ha detto di no. Il Napoli ha bisogno di vincere a Bergamo, per la classifica e per dirsi che il mercato invernale di rado è decisivo.

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