Reporter Spielberg «La libertà di stampa è sotto tiro»
●A Milano con il cast di «The Post» «L’arma di oggi sono le fake news»
«Non abbiamo ancora insegnato il coraggio alle ragazze » , predica Meryl Streep mentre alle sue spalle, davanti a un lussuoso hotel di Milano, un gruppo di liceali bigia per strappare un autografo. In pochi metri, cosa può essere il cinema: spunto di riflessione e intrattenimento, serietà e gioco, un valzer che Steven Spielberg sa ballare come pochi. Lo conferma The Post, in Italia dal 1 febbraio, che il regista americano ha presentato ieri a Milano, portando con sé Tom Hanks e la Streep, i due protagonisti. Nove Oscar in tre per raccontare la storia vera di come, nel 1971, il Washington Post, allora secondo quotidiano della capitale americana, affiancò il potente New York Times e sfidò la Casa Bianca divulgando i Pentagon Papers, documenti riservati che mettevano a nudo le bugie raccontate da quattro amministrazioni Usa sul bagno di sangue in Vietnam. Spielberg, che la storia americana la rilegge in chiavi diverse almeno da 1941 - Allarme a Hollywood, di 40 anni fa, affida a Hanks il ruolo di Ben Bradlee, direttore del Post («Un uomo che non voleva una storia, voleva la storia», riassume Tom) e alla Streep quello della sua editrice, Katharine Graham, futuro premio Pulitzer. Alleati in un film d’azione (morale) che, tra caccia alle fonti, determinanti ambizioni personali e redazioni stile Tutti gli uomini del presidente, racconta i giornali all’epoca delle linotype e dei telefoni a gettone. Ma è senza tempo quando spiega cosa significhi informare a schiena diritta. L’assist con l’attualità è fin abusato e Spielberg, pur brandendo un caffè come fosse appena uscito dal set, non lo spreca certo.
BOMBA «La libertà di stampa è il guardiano della democrazia — racconta —: nel 1971 il presidente Nixon tentò di bloccare la pubblicazione dei Papers e ci è voluta una sentenza della Corte Suprema per sbloccare le notizie, una cosa mai accaduta dai tempi della Guerra Civile». Connessione con l’attualità? «Oggi la stampa deve battersi ogni giorno contro la disinformazione e contro gli attacchi dell’amministrazione Usa, che etichetta come fake news le informazioni sgradite». Missile per Trump numero 1. Ma il regista de Il ponte delle spie e Salvate il soldato Ryan, in un film che ci ricorda bene cosa significhi raccontare con le immagini (quando la tipografia stampa la notizia-bomba, trema tutto il palazzo), tocca soprattutto un tema più profondo, quello del coraggio delle donne. Perché la Streep offre sfumature al ruolo di una editrice insicura e combattuta, circondata dai pareri opposti di consiglieri (uomini) e che dovrà pronunciare da sola il sì più difficile. Missile per Trump numero 2. «La sceneggiatura — dice lei — è stata acquistata sei giorni prima delle presidenziali Usa del 2016:
pensavamo che il film avrebbe dato uno sguardo su tutta la strada fatta dalle donne». Invece, Hillary Clinton ha perso. «E ora è arrivato un aumento delle ostilità nei nostri confronti, così The Post diventa una riflessione su quanta strada non abbiamo ancora fatto». Anche a Hollywood, a lungo sorda e muta ma ora inflessibile, si direbbe, nel lavarsi la coscienza in tema di molestie. «Gli esseri umani — prosegue la Streep — imparano lentamente ma ora si parla di diritti proprio perché nella questione è coinvolta Hollywood. Non è una battaglia nuova, ci sarà qualche passo indietro, poi si ripartirà». Bisogna ancora aspettare? Non chiedete a Spielberg di fare il sociologo: «Spero solo che questo film aiuti le donne a imparare a dire: “Basta, adesso si fa come dico io”». Applausi. Però, quando la Streep finisce, le liceali sono andate via. Certe donne non aspettano nemmeno i divi.
RACCONTO IL POTERE CHE CERCA DI ZITTIRE UNA DONNA
STEVEN SPIELBERG REGISTA INSEGNIAMO ALLE RAGAZZE IL CORAGGIO DI ALZARE LA VOCE
MERYL STREEP ATTRICE