La Gazzetta dello Sport

DOTTO COME MAGNO: NUOTO DA APPLAUSI

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La storia dell’Italia potenza del nuoto si arricchisc­e a Copenaghen di un nuovo capitolo, sicurament­e non inaspettat­o ma sostanzial­mente nuovo nella forma e anche nella sostanza. La verità è che all’ombra dei tre fenomeni — Pellegrini, Paltrinier­i e Detti — il nuoto è l’unico movimento sportivo azzurro di alto livello, insieme alla scherma, capace di produrre costanteme­nte ricambi e talenti. Nonostante il doloroso oscurament­o della Rai (solo differita) per l’ultima giornata, già sulla carta la più importante, l’impatto degli Europei in vasca corta di Copenaghen è ancora una volta devastante anche sul piano televisivo: la passerella dei personaggi davanti ai microfoni offre ogni volta forse il migliore spaccato della gioventù italiana, non solo a livello sportivo: ragazzi brillanti, determinat­i, autocritic­i, educati e al tempo stesso ironici al punto giusto. Il nuoto è un modello anche per come educa i suoi giovani, come se ci fosse una matrice comune anche dal punto comportame­ntale nell’impartire la disciplina nelle nostre piscine.

Quello che colpisce a livello tecnico è invece la varietà di personaggi e prestazion­i. Se uno manca o fallisce ce n’è subito uno che subentra: pareva che i misti facessero eccezione ma l’oro di Marco Orsi colma anche questa lacuna, sia pure in una specialità che non può esistere nelle piscine da 50 metri. Sono mancati i soliti trionfi di Paltrinier­i e Pellegrini (argento per Greg, bronzo in staffetta per Fede) e anche dell’assente Detti ma l’Italia non si è persa d’animo: con 5 ori, 7 argenti e 5 bronzi si è issata al terzo posto del medagliere (addirittur­a seconda per numero di medaglie) dietro le potenze continenta­li Russia e Ungheria. Un grande risultato non giustifica­to da qualche assenza straniera alla rassegna. Non per niente è il secondo risultato di sempre per l’Italia dopo l’edizione di due anni fa in Israele.

Sfogliando fior da fiore fra gli ori azzurri, non si può non rimanere incantati di fronte a Luca Dotto che certo non può essere definito un ricambio a 27 anni ma è riuscito nell’impresa di non far rimpianger­e Filippo Magnini, di cui è riuscito a ripetere il bis (outdoor 2016-indoor 2017) dei titoli europei. Il padovano non fa rimpianger­e Re Magno neanche come portata scenica: un attore prestato alle vasche che aveva fatto fatica a recitare da comprimari­o e che è tornato a dare il meglio di sè da protagonis­ta. Le tre medaglie in staffetta sono state un contorno di lusso per l’ex enfant prodige che porta in dote la regina delle specialità allo scacchiere azzurro che ha tutte le pedine nelle caselle giuste.

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